La Marvel sta valutando di resuscitare ‘digitalmente’ Stan Lee. C’entra con i classici cameo del creatore di Hulk e Iron Man, che erano diventato un apprezzato e atteso easter egg in tutti i film del MCU. Il creatore della Marvel è morto nel 2018, ma ha fatto comunque la comparsa in alcuni film usciti successivamente. Banalmente perché aveva già registrato le scene in cui compariva. Poi più nulla.
Nonostante la sua morte, la Marvel sembra interessata a ripristinare la tradizione. Come? Ricorrendo alla CGI e alle nuove opportunità offerte dai deepfake. Inutile aggiungere che questa scelta ha già creato un animato dibattito trai fan dei supereroi e non solo.
Sta di fatto che la scorsa settimana la Marvel ha firmato un accordo di 20 anni con la Stan Lee Entertainment, l’azienda che possiede i diritti sul nome e le apparizioni di Lee. «Grazie alle tecnologie digitali, Stan Lee continuerà a vivere nei più importanti prodotti ed eventi della Marvel, dai film ai parchi di divertimento», ha annunciato Andy Hetward, CEO di una delle aziende che possiedono la Stan Lee Entertainment.
La domanda non è se si possa o meno far comparire un attore morto in un film. La tecnologia c’è già e in questo Star Wars, un’altra IP di proprietà della Disney, ha già fatto da apripista: non soltanto Peter Cushing è tornato a distanza di oltre 20 anni dalla sua morte a ricoprire i panni del Moff Tarkin in Rogue One, ma abbiamo anche già visto le potenzialità dei deep fake grazie al ringiovanimento di Mark Hamil (Luke Skywalker) nelle serie The Mandalorian e Book of Boba Fett.
Piuttosto, l’interrogativo da porci è se tutto questo sia etico. Un morto per definizione non può prestare il suo consenso, ed è francamente inquietante che un’azienda possa disporre a piacere dell’immagine e del brand di una persona venuta a mancare.
Forse il caso di Stan Lee è ancora più allarmante, sostiene Graeme McMillan sulle pagine di Wired. Rogue One, infatti, ha riportato sul grande schermo il Moff Tarkin anche utilizzando vecchi materiali d’archivio. Era, in altre parole, una rappresentazione e una celebrazione del lavoro dell’attore, che effettivamente da vivo aveva interpretato i panni dell’ufficiale imperiale. «Al contrario, in questo caso la Marvel vuole estendere artificialmente gli ultimi anni di Lee, quando era stato ridotto a poco più di una mascotte di una corporation», scrive il giornalista. «La morte di Lee nel 2018 è stata un evento triste, ma ha anche chiuso naturalmente la fase più tragica della sua vita». Ossia quando erano «circolate voci di diversi abusi nei suoi confronti», e si diceva che molte persone stessero approfittando della sua senilità.
«Lo Stan Lee che vivrà per sempre nei film della Marvel e nei parchi della Disney – continua McMillan – non è mai stato veramente vivo. Il vero Stan Lee merita di meglio, merita di non essere ricordato come una mascotte telecomandata».