In un recente documento depositato presso la SEC, Coinbase – uno dei più grandi exchange di criptovalute al mondo – ha avvertito i suoi clienti che, in caso di fallimento, il giudice potrebbe liquidare anche i fondi depositati degli utenti. Insomma, diventerebbero soggette a procedura fallimentare, come tutti gli altri asset dell’azienda.
Il motivo? A differenza dei soldi depositati in banca, non sarebbero tutelati. Se fallisce una banca i correntisti sono garantiti fino ad un tetto massimo di 100mila euro. I clienti di un exchange non hanno tutele di questo tipo, sono considerati normali creditori chirografari.
Nel frattempo, il CEO di Coinbase, Brian Armstrong, è corso ai ripari nel tentativo di stemperare il panico dei clienti dell’exchange. Ma forse il danno ormai è fatto: Coinbase è crollato in borsa e rispetto ad aprile del 2021 ha perso l’80% del suo valore.
“Si è creato molto clamore attorno ad una dichiarazione che abbiamo formulato nel nostro 10-Q”, ha detto Armstrong. “I vostri fondi sono al sicuro con Coinbase, e questo è sempre stato vero. Non siamo a rischio bancarotta“. La SEC, in alcune linee guida presentate di recente, ha suggerito alle aziende che detengono criptovalute di inserirle a bilancio come liability.
Coinbase ha anche dichiarato che i fondi depositati dai suoi clienti, tra criptovalute e valute fiat, alla data dello scorso 31 marzo ammontavano a 256 miliardi di dollari. Armstrong ha anche promesso che nell’immediato futuro Binance rivedrà i suoi termini e condizioni del servizio, in modo da specificare che l’azienda continuerà a proteggere i fondi dei clienti, anche nell’evenienza di un evento catastrofico e imprevedibile (“un cigno nero”, come si dice in gergo).
“C’è qualcosa che non torna”, ha scritto Alex Johnson, autore della newsletter Fintech Takes. “La decisione di dichiarare un rischio del genere, gridando a pieni polmoni la parte che andrebbe detta sottovoce, e farlo per di più in un momento di estrema turbolenza del mercato è quantomeno molto strana”.