Negli USA, Amazon da sola produce quasi la metà di tutti gli infortuni sul posto di lavoro nel settore della logistica.

I magazzinieri di Amazon da soli costituiscono circa un terzo dell’intera forza lavoro impiegata nel settore statunitense della logistica. Significa che per ogni tre magazzinieri di Amazon ne esistono circa altri sette impiegati presso altre aziende americane. Ciononostante, circa un infortunio su due del settore – il 49% – avviene proprio nelle strutture di Amazon.

Lo sostiene un rapporto di Strategic Organizing Center, una coalizione di quattro sigle sindacali statunitensi. I dati provengono dal governo, nello specifico, dalla Occupational Safety and Health Administration. I sindacati denunciano una situazione insostenibile: secondo la SOC un magazziniere di Amazon ha il doppio delle possibilità di infortunarsi rispetto ai colleghi di una qualsiasi altra azienda americana.

Il rapporto prende in considerazione esclusivamente gli infortuni più gravi (‘serious injuries’ ndr). Rientrano nella definizione tutti gli infortuni che richiedano o un periodo di malattia o un’importante riduzione del carico di lavoro e delle mansioni.

Anche questa distinzione merita una parentesi a parte: secondo lo studio dei sindacalisti, Amazon negli anni avrebbe iniziato a concedere meno frequentemente dei permessi di malattia ai magazzinieri infortunati, preferendo offrire loro un demansionamento — e quindi il passaggio a compiti che richiedono meno sforzo fisico, come le attività d’ufficio.

Anche i tempi di recupero post infortunio sono più alti: dopo un incidente sul lavoro un dipendente di Amazon ha bisogno di 62 giorni di malattia, mentre la media del settore si ferma a 44 giorni.

Le cause dei frequenti incidenti nei magazzini di Amazon

Il rapporto è stato redatto anche grazie alle molte testimonianze dei magazzinieri di Amazon. I magazzini di Amazon non sarebbero intrinsecamente più pericolosi di quelli della concorrenza: non ci sono macchinari particolarmente pericolosi, né è chiesto ai dipendenti di svolgere mansioni particolarmente difficili.

La causa di un numero così anomalo di infortuni – sostengono i dipendenti del colosso – dipenderebbe quasi interamente dai ben noti ritmi frenetici dell’azienda. I dipendenti sono costantemente monitorati e devono rispettare dei ritmi di lavoro estremamente sostenuti. Chi non soddisfa le aspettative dell’azienda viene mandato a casa.

Nel 2020 Amazon è stata costretta a rallentare i ritmi di lavoro. Gli infortuni sono crollati drasticamente

Prova ne è che nel 2020 il numero di infortuni è crollato drasticamente. Causa del Covid-19, che ha imposto all’azienda di rivedere al ribasso gli obiettivi giornalieri assegnati a ciascun magazziniere. Poi, con il ripristino dei normali ritmi dell’azienda, gli infortuni sono nuovamente aumentati del 20% tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021. Nel 2021 – segnala il rapporto – gli infortuni sono comunque stati meno frequenti rispetto al 2019.

La risposta di Amazon

Con un comunicato inviato alla rivista The Verge, Amazon ha parzialmente contestato le conclusioni del rapporto, sostenendo che l’aumento improvviso di infortuni dopo l’allentamento delle misure anti-Covid va attribuito all’improvvisa assunzione di nuova forza lavoro — con la conseguente necessità di dover formare decine di migliaia di persone, spesso alla loro prima esperienza lavorativa.

«Abbiamo assunto decine di migliaia di nuove persone per aiutarci a soddisfare la domanda senza precedenti di consegne avvenuta durante le prime fasi della pandemia», ha commentato un portavoce dell’azienda. «Come altre aziende di quest’industria, anche Amazon ha visto un aumento notevole dei casi di infortunio sul posto di lavoro tra il 2020 e il 2021 – anche perché abbiamo dovuto formare moltissimi nuovi lavoratori. Ad ogni modo, quando vengono comparati i dati del 2021 con quelli del 2019, è possibile notare una diminuzione degli incidenti su base annua del 13%».

Una spiegazione che soddisfa poco la stessa Amazon. L’obiettivo dell’azienda – continua il portavoce – prevede di portare gli infortuni allo zero, nel limite del possibile. «Abbiamo ancora molto lavoro da fare e non saremo soddisfatti finché non ridurremo il numero di incidenti e riusciremo a garantire la massima sicurezza ai nostri lavoratori».