Il Parlamento Europeo ha approvato la versione finale delle sue richieste per la proposta della Commissione Europea sul diritto alla riparazione. In altre parole: un documento con la posizione finale dell’assemblea, che farà parte delle successive trattative con la Commissione e con il Consiglio.

La posizione è stata approvata con 509 voti a favore, 3 contrari e 13 astenuti. Tra le altre cose, i parlamentari europei hanno chiesto che la versione finale della proposta imponga ai produttori di realizzare smartphone e altri dispositivi prodotti in modo tale da durare più a lungo, inoltre chiedono che i produttori prevedano degli incentivi ai consumatori per rendere più convenienti le riparazioni rispetto alla sostituzione.

Ad esempio si parla di estendere la garanzia, o di fornire un dispositivo sostitutivo – un po’ come avviene con le auto – quando il prodotto viene mandato in assistenza.

Il Parlamento europeo chiede anche più trasparenza sulla durata di vita stimata di ciascun prodotto e sugli anni di aggiornamenti software garantiti dopo l’acquisto.

A ciò si aggiunge anche la reversibilità degli aggiornamenti. In altre parole: se la nuova versione del sistema operativo è mal ottimizzata e non gira adeguatamente su uno smartphone più datato – peggiorandone le prestazioni -, l’utente deve poter tornare alla versione precedente in maniera facile e immediata.

Il documento chiede anche che la commissione valuti di sanzionare pesantemente la cosiddetta obsolescenza programmata, ascrivendola nell’alveo delle pratiche commerciali sleali.

Lo ripetiamo, si tratta semplicemente delle richieste del Parlamento europeo, che non dispone di potere d’iniziativa legislativa. Tali proposte verranno poi discusse con le altre due istituzioni che partecipano al processo di legiferazione europeo, ossia il Consiglio e la Commissione — l’unica dei tre con potere d’iniziativa. La partita è ancora molto lunga.