È proprio in casi come quelli in cui ci si ritrova a scrivere la recensione di La leggenda di Vox Machina che che si ritorna a ragionare su cosa segna il successo della sempre più crescente accezione crossmediale della narrazione. Un fenomeno appartenente ad un piano diverso dal nostro, in grado di accomunare quasi tutti i tipi di forma, purché il contenuto lo permetta, sia ben chiaro, e, soprattutto, ci siano degli elementi in essa che possano essere trasportati nei vari tipi di fruizione pur rimanendo sempre validi e, anzi, in grado di essere ulteriormente ampliati e rivisitati in funzione del mezzo scelto. Questo non solo garantisce una flessibilità enorme al prodotto, cosa mai banale, ma anche un’esperienza originale allo spettatore e, last but not list, un ottimo potenziale commerciale.
Una narrazione spendibile per un pubblico ampio il giusto, per capirci. La crossmedialità costa e non è detto che paghi sempre. Una platea di riferimento deve sempre esserci e quella nerd è il top di gamma. I nuovi padroni dell’universo. Se coinvolgi loro difficilmente sbagli, anche devi essere particolarmente bravo: si fanno molto poco prendere in giro e sono tra i tipi di pubblico più attenti con cui ci si ritrova ad avere a che fare. Convinti?
Sviolinata a parte, se non sei uno di loro se ne accorgeranno sicuramente.
Ci avrà pensato Amazon, che, tra tutti i progetti animati, ha deciso proprio di prestarsi proprio a questo, inizialmente finanziato da una impegnativa campagna su kickstarter. Ma perché direte voi? Perché le menti alla base della storia sono dei nerd duri e puri, il rischio di cui sopra improvvisamente si era azzerato.
La serie non è solamente ispirata al mondo di Dungeons & Dragons, ma è tratta proprio da delle campagne reali, trasmesse su Critical Role, una web serie che negli Stati Uniti sta facendo parlare di sé ormai da diversi anni (è iniziata nel 2015). Si tratta di una serie di sessioni trasmesse su Twitch in cui partecipano un folto gruppo di attori, quasi tutti doppiatori videoludici, tra i quali Ashley Johnson, Travis Willingham, Laura Bailey, Liam O’Brien, Talliesin Jaffe, Marisha Ray, Orion Acaba e Sam Riegel. Il Master è invece Matthew Mercer.
A proposito di crossmedialità, i primi a riadattare l’universo delle campagne sono stati quelli di Dark Horse ed edizioni BD, che hanno preso spunto per farne un fumetto prequel Vox Machina Le Origini, scritto sempre da Mercer con Matt Colville, disegnato da Olivia Samson e colorato da Chris Northrop. Quando una storia lo permette…
La prima stagione è composta da 12 episodi di circa 30 minuti l’uno, aggiunti a gruppi di 3 ogni settimana sul catalogo Prime Video a partire dal 18 febbraio, mentre la seconda, già confermata e sempre di 12 episodi, non ha ancora una data di uscita.
Noi già non vediamo l’ora.
“Noi siamo i Vox Machina, vedete, si tratta di un arguto gioco di parole…”
Siamo nel fantastico mondo di Exandria, più specificatamente nella metropoli di Emon, la capitale di Tal’Dorei, dove facciamo la conoscenza di un gruppo di mercenari chiamati i Vox Machina. Mercenari, non eroi, questo è bene metterselo in testa, e quale occasione migliore per presentare un gruppo di tagliagole se non in una serata di bagordi nella locanda della città? Magari coinvolti in una bella rissa.
“A capo” del gruppo ci sono i due gemelli mezzelfi Vex (Bailey) e Vax (O’ Brien) con il loro (tenerissimo) orso corazzato, poi c’è l’ingegner Percy (Jaffe), la druida elfa Keylet degli Ashari (Ray), il mezzo gigante barbaro Gorg (Willingham), la gnoma chierico Pike (Johnson) e lo gnomo bardo Scanlan (Riegel). Ognuno con una fortissima personalità e ognuno un po’ perso dentro ai fatti suoi. Difficile chiamare famiglia una combriccola del genere. Keykey (diminutivo della druida) pone questo interrogativo dopo pochi minuti.
Dopotutto cos’è che rende una famiglia tale? Cosa unisce realmente un gruppo di individui?
Le sventure, senza dubbio, come quelle che accompagnano i Vox, ostracizzati da tutti per i loro insuccessi e costantemente senza una lira, sempre ben lungi dal preferire le buone azione a quelle buon pagate. Regola d’oro.
Tutto parte quindi dalla decisione di imbarcarsi in una di queste ultime e se ad affidartela è il re della nazione sicuramente la paga non sarà un problema. Come ogni sessione che si rispetti, però, la missione iniziale è solo per rompere il ghiaccio, presentare lo status quo.
Una famiglia non si può costruire solamente accomunando tutti dalla necessità di fare soldi. Bisogna pensare che ognuno dei membri sia disposto a rinunciare a qualcosa di equiparabile al denaro solo per il bene dell’altro.
Pregi e difetti alla D&D
La forza di Dungeons & Dragons sono senza dubbio i giocatori, ancora prima delle regole ben costruite della versione di appartenenza, il fascino del setting, delle razze e delle classi o, ancora, la fantasia del master. Se i giocatori non girano, allora la sessione non sarà mai coinvolgente.
Allo stesso modo il punto forte de La leggenda di Vox Machina sono i personaggi, sia per la loro caratterizzazione individuale, sia per il loro funzionamento come collettivo. Le relazioni che si instaurano andando avanti nella storia così come lo svisceramento di quelle iniziate prima dell’unione del gruppo e il loro sviluppo sono veramente rimarchevoli.
Tutto funziona a meraviglia, riuscendo così a far empatizzare quasi subito gli spettatori con ognuno di loro.
La serie è stata probabilmente ripensata rispetto al materiale da cui trae spunto, anche se il soggetto è stato curato ancora una volta da Matthew Mercer (per la sceneggiatura è stata chiamata Jennifer Muro) e i doppiatori sono gli stessi della Critical Role. Quello che sappiamo per certo è che, tolti i primi due episodi di introduzione, tutto il materiale narrativo rimanente fa parte del primo ciclo di avventure della web serie, di cui non diciamo nulla per evitare spoiler, ma se siete dei fan già sapete a cosa si andrà incontro.
Il lavoro tecnico della Titmouse (conosciuti per il loro lavoro con Disney DX e Adult Swim e con un lungometraggio animato all’attivo) è sicuramente più che valido, anche se qualche incertezza nell’animazione ogni tanto si avverte, compreso un effetto CGI non integrato alla perfezione con il resto.
Non è comunque la parte artistica la forza motrice della serie, perché, oltre ai personaggi, Vox Machina azzecca il tono: leggero, scanzonato, dissacrante, molto violento e completamente immerso nell’azione. Il ritmo narrativo è lavorato per integrare nella maniera più sostenuta possibile tutti gli ingredienti della narrazione in modo che lo sviluppo di relazioni, storie e personaggi accada alla stessa velocità delle battute taglienti e dei tiri di freccia. Questa non sempre è una scelta felice, perché la mancata sincronizzazione tra elementi narrativi e ritmo espositivo può portare facilmente ad una ripetizione.
Dove la serie trionfa è però la rivisitazione delle caratteristiche del gioco nel media seriale.
I giocatori di D&D troveranno una grande soddisfazione nel vedere come gli autori siano riusciti a piegare le meccaniche di gioco nella storia, pur non rendendo nulla meccanizzato o legnoso, ma anzi facendo diventare la presenza di questi elementi un tratto distintivo della serie stessa, sottolineando il tutto con elementi metanarrativi assolutamente in linea con il linguaggio della serie.
La leggenda di Vox Machina è una festa per gli occhi e per le anime più nerd perché riesce a fondere dei personaggi accattivanti ad una storia in piena linea con il mondo da cui trae spunto. A questo si somma una riuscita contemporaneità nei toni e nelle tematiche. Divertente, coinvolgente e gustosa.
I 12 episodi della prima stagione della Leggenda di Vox Machina sono su Amazon Prime Video a partire dal 18 febbraio a gruppi di 3 ogni settimana.
La leggenda di Vox Machina è la serie animata Amazon adattamento delle sessioni reali di Dungeons & Dragons della webserie statunitense Critical Role, dalla quale riprende personaggi e arco narrativo oltre che la presenza del master Matthew Mercer e dei giocatori coinvolti, qui in qualità di doppiatori dei rispettivi personaggi. La prima stagione conta 12 episodi e rappresenta un perfetto fenomeno di crossmedialità, riuscendo non solo ad integrare le regole del gioco nel mondo seriale, ma a renderle un tratto distintivo vero e proprio del prodotto, che azzecca il tono dissacrante e leggero, ben integrato con la presenza della violenza. Oltre questo vince per la caratterizzazione dei personaggi e per il loro funzionamento come collettivo, divenendo così, al netto di qualche difetto nell'animazione e nel ritmo, un prodotto assolutamente riuscito, divertente e gustoso, sia per gli spettatori profani del mondo di appartenenza che per le anime più nerd.
- Il set della storia è molto gustoso.
- Il tono dissacrate, leggero e violento è particolarmente efficace.
- L'adattamento delle regole del mondo di D&D nel formato seriale.
- La caratterizzazione dei personaggi.
- Il comparto tecnico a volte non è perfetto.
- Il ritmo narrativo rischia di non essere a prova di ripetitività, specialmente verso il finale.