Il procuratore generale del Texas, Ken Paxton, porterà in aula Meta, parent company di Facebook e Instagram. Nel mirino l’utilizzo del riconoscimento facciale da parte di Facebook. Si torna così a parlare del sistema di ‘tagging’ automatico implementato dal social network diversi anni fa, e poi rimosso dopo le polemiche.

È tesi del procuratore generale del Texas che Facebook abbia scansionato le foto degli utenti senza il loro consenso, sminuendo l’impatto dell’operazione. «Si è trattato di una raccolta di dati biometrici di massa», ha detto Ken Paxton.

Pronta la risposta di Meta: «queste accuse sono prive di fondamento, ci difenderemo con tenacia», ha annunciato Dina El-Kassaby.

Il procuratore generale accusa Meta di aver «raccolto i dati biometrici di milioni di texani per scopi commerciali, senza il loro consenso informato». A questo si aggiunge l’accusa di non aver «distrutto i dati raccolti illecitamente in tempi ragionevoli». Ora Meta rischia una sanzione di 35.000 dollari per ogni singola infrazione. «Complessivamente, si parla di centinaia di miliardi di dollari», scrive il Wall Street Journal.

Il Texas, assieme ad Illinois e Washington, è uno dei pochi stati degli USA a regolamentare con una legge specifica il riconoscimento facciale. Proprio la legge dell’Illinois era costata molto cara a Meta: nel 2021 il colosso era stato costretto a chiudere in mediazione una class action sborsando un risarcimento di 650 milioni di dollari.

Lo scorso novembre Facebook ha smantellato ogni iniziativa di raccolta dei dati biometrici degli utenti, diversi mesi dopo la class action presentata in Illinois.