In questo momento, Guillermo del Toro è molto sotto i riflettori grazie all’uscita di La fiera delle illusioni – Nightmare Alley, apprezzata nuova trasposizione del romanzo classico di William Lindsay Gresham. Intervistato da NME, il regista messicano ha raccontato della situazione del cinema attuale, di come comincia a lavorare su una pellicola e dei progetti dei suoi sogni.
Riguardo alla prima questione, del Toro ammette che è un po’ un azzardo commerciale rilasciare il suo primo film senza elementi fantasy proprio in questo momento storico…
Ogni decade o due il pubblico cambia. Negli anni ’70, era composto prevalentemente di adulti, ma poi si è ringiovanito di parecchio negli anni ’80. Il pubblico matura e cambia ma attualmente è probabilmente il momento più difficile per realizzare film per adulti. Ma questo non vuol dire che sarà sempre così. Nulla è permanente.
Riguardo alla progettazione dei suoi film, invece, afferma:
Cominciamo da quel che chiamiamo “il sottomarino” che consiste in alcuni mesi molto intensi di scarabocchi e progettazione, prima ancora che ingaggiamo i capi dipartimento. [Un processo che dura] probabilmente circa nove mesi, che è tantissimo. Ma penso fermamente che lo spazio più sacro del mio lavoro sia il design di audio e immagini. In trent’anni di carriera ho sempre girato i film nel modo in cui volevo che apparissero e con le sensazioni che volevo dessero, perché secondo me l’80% di un film si sperimenta in modo non verbale, che tu te ne renda conto o meno. I movimenti di camera, la luce, il coloro… Non è solo decorazione.
E quali saranno i prossimi progetti a cui si dedicherà?
Be’ non so se riuscirò mai a farli, ma amo The Count Of Monte Cristo, At The Mountains Od Madness e Frankenstein. Ho più di venti sceneggiature nel cassetto ma tra tutte queste, le prominenti sono queste tre. Se potessi realizzarle, penso sarebbe una vita perfetta.
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