Prosegue la lotta delle fiamme gialle contro la pirateria: nuove perquisizioni hanno portato all’iscrizione di 20 persone nel registro degli indagati per violazione della legge sul diritto d’autore. Al centro della vicenda c’è nuovamente il Pezzotto – come soprannominato dalla stampa -, il decoder pirata per accedere abusivamente alla tv a pagamento: da Sky a Dazn.

Indagato e perquisito anche il presunto capo dell’operazione, un 25enne che tuttavia vive da anni a Dubai, proprio grazie alla fortuna accumulata con la vendita degli abbonamenti pirata.

Il blitz di questa mattina fa seguito ad una precedente operazione della Guardia di Finanza del 2020. Con l’operazione di queste ore le autorità hanno inibito l’accesso alle trasmissioni abusive ad oltre 500.000 utenti. Pagavano appena 10 euro al mese per accedere ai programmi di Sky, Netflix, Dazn e molti altri.

Ora però i furbetti rischiano a loro volta conseguenze legali. Per loro l’ipotesi di multe fino a 1.000 euro. Tanto valeva pagare i legittimi abbonamenti ai servizi piratati, sarebbe stato più conveniente. Sono previste anche sanzioni penali, con una pena massima di 4 mesi.

«Con l’operazione è stata smantellata una complessa infrastruttura tecnologica, operante a livello nazionale, responsabile della diffusione illegale via internet dei segnali criptati delle pay tv», ha detto il procuratore facente funzione di Milano Riccardo Targetti.

Le perquisizioni, tutte nei confronti dei presunti gestori della rete clandestina, hanno avuto luogo in Toscana, Emilia-Romagna, Campania e Calabria.

Finisce indagato anche l’amministratore del CyberGroup, che gli inquirenti definiscono il “Ras delle trasmissioni illegali”. È accusato di aver fondato e gestito le piattaforme pirata The Net e The Moon. Contro di lui una perquisizione nel domicilio di Salerno, zona di cui è originario. Poco importa, perché secondo i media l’amministratore, che ha 25 anni, vive da tempo a Dubai.

Ma altri membri del gruppo criminale sono stati meno previdenti: perquisito e indagato anche un collaboratore di Napoli, che secondo la procura era a capo delle operazioni per procacciare nuovi clienti, occupandosi anche della riscossione dei pagamenti; poi a Firenze le fiamme gialle hanno perquisito anche la casa di un altro collaboratore, trovando oltre 50 dispositivi per la distribuzione illegale dei contenuti del palinsesto di Sky.