Digital Services Act, arriva l’Ok dal Parlamento Europeo: stop ad alcune inserzioni pubblicitarie

digital markets act unione europea

Il Parlamento dell’Unione Europea ha approvato con un’ampia maggioranza una bozza di proposta per regolamentare le campagne pubblicitarie online. Stop al targeting delle inserzioni sulla base delle informazioni sensibili raccolte dalle grandi piattaforme pubblicitarie. La proposta mira ad impedire agli inserzionisti di raggiungere il pubblico utilizzando criteri come l’orientamento sessuale, la religione e l’etnia.

La proposta è passata con 530 voti a favore, 78 contro e 80 astensioni.

La misura, contenuta nel più vasto Digital Services Act, intende contrastare gli abusi sulla privacy perpetuati dall’industria delle inserzioni online. Oggi gli inserzionisti possono decidere di mostrare le loro pubblicità ad un pubblico estremamente specifico.

Ad esempio le pubblicità di un determinato prodotto potrebbero essere mostrate esclusivamente ai consumatori caucasici, oppure esclusivamente alle persone gay o bisessuali. La situazione si fa più complessa quando ‘il prodotto’ pubblicizzato non è un bene di consumo o un servizio, ma un partito politico. Ve le ricordate le campagne pubblicitarie, indirizzate esclusivamente agli afroamericani, create ad hoc per spingere l’astensione durante le presidenziali americane del 2016?

Così come approvato dal Parlamento Europeo (ma serve il parere positivo anche di Consiglio e Commissione), il Digital Services Act renderebbe illegali tutte le pubblicità calibrate sulla base dell’orientamento sessuale, dell’etnia e della religione. È una misura di tutela in più per gli utenti.

Con un’enorme maggioranza, il Parlamento Europeo ha approvato una prima bozza del Digital Services Act. È una vittoria importante, ottenuta con il supporto della sinistra e della destra

ha dichiarato Paul Tang, parlamentare europeo olandese.

La versione del DSA approvata dal Parlamento Europeo include, tra le altre cose, anche due ulteriori disposizioni, approvate entrambe a dicembre: stop alle inserzioni pubblicitarie targhetizzate sui minorenni e stop ai cosiddetti dark pattern, ossia alle interfacce progettate appositamente con lo scopo di convincere, con l’inganno, gli utenti a condividere i loro dati con app e siti. Per entrambi i nuovi divieti, il Parlamento Europeo prevede sanzioni calcolate sul fatturato globale (fino al 6%) delle aziende beccate a trasgredire.

Ma l’approvazione del Digital Services Act è ancora distante. Il 31 gennaio inizia la fase di negoziazione con il Consiglio Europeo, l’istituzione di rappresentanza dei Governi, oggi sotto presidenza francese.

 

 

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