La realtà bussa alla porta degli investitori di Rivian, startup che sulla carta dovrebbe diventare l’anti-Tesla, ma nella pratica è molto lontana dal suo obiettivo. E con molto lontana intendiamo dire che deve ancora produrre anche solo 1.000 veicoli. Dopo la pubblicazione dell’ultima trimestrale, venerdì scorso le azioni Rivian hanno riportato un crollo a doppia cifra (con una leggera correzione che ha ridimensionato il calo, portandolo ad un -8,8%).
È passato poco più di un mese da quando Rivian è debuttata in borsa ottenendo in poche ore un market cap superiore a quello di Ford e General Motors. Non male per una compagnia che all’epoca aveva prodotto poco meno di 100 SUV e pickup.
Nel frattempo Rivian ha pubblicato la sua ultima trimestrale, dove si legge fondamentalmente ciò che già si sapeva o si poteva comunque immaginare: durante il trimestre l’azienda ha registrato una perdita operativa di 776 milioni di dollari, mentre la perdita netta è di 1,23 miliardi. Tutto nella regola: nonostante l’hype è un’azienda ancora in uno stato embrionale, con spese altissime e produzione di massa non ancora a pieno regime.
Il problema, semmai, è un altro: Rivian non è riuscita a raggiungere nemmeno il modesto obiettivo di produzione che si era auto-assegnata: 1.200 veicoli assemblati entro la fine del 2021. La wannabe Tesla si è fermata a 615 veicoli (soprattutto R1T ) e di questi solamente 386 sono segnati come già venduti.
Nel frattempo il futuro rimane promettente: Rivian ha annuncito un piano per costruire un secondo stabilimento in Georgia. Costerà 5 mld di dollari e, a pieno regime, sarà in grado di produrre 400.000 veicoli all’anno. Mentre scriviamo questa notizia le azioni dell’azienda vengono scambiate a 97,70$ (contro i 172$ dello scorso 16 novembre).