L’Unione Europea come la Cina: deve vietare il mining. A proporlo è il governo della Svezia, che cita i rischi per l’ambiente associati all’enorme consumo energetico della filiera delle criptovalute. Generare criptovalute e processare le transazioni su reti come quella di Ethereum ha un costo proibitivo per l’ambiente. Ma non solo: renderebbe anche difficile la transizione verso fonti energetiche più pulite, come le rinnovabili.

I funzionari della Svezia citano anche la transizione verde del mining di criptovalute. Effettivamente sempre più aziende del settore si stanno spostando verso fonti più pulite: dalle rinnovabili al nucleare. Ma l’energia rinnovabile non è infinita. O meglio, non lo sono le infrastrutture che la producono. Così facendo obbligherebbero le industrie tradizionali a ricorrere alle fonti fossili e importare energia dall’estero.

Insomma, che l’energia venga prodotta da fonti fossili o fonti rinnovabili alla Svezia non importa nulla. Si tratterebbe sempre di uno spreco non necessario di risorse.

Una tesi che comprensibilmente non convince proprio tutti. Melanion Capital, fondo che ha prodotto il primo ETF legato al Bitcoin, ad esempio definisce le dichiarazioni della Svezia irresponsabili, ideologiche e completamente basate sulla disinformazione.

Melanion sottolinea anche l’assenza di una vera e propria lobby del settore delle criptovalute. “Non hanno modo di controbilanciare il potere della politica, ma questo non deve essere una scusa per rendere illegale un settore che non ha gli strumenti per difendersi”, si legge in una nota del fondo.