Questa settimana la Russia ha formalmente chiesto a Facebook, Google, Apple e altre aziende tech di aprire una sede legale all’interno dei suoi confini nazionali. Hanno fino alla fine del 2021 per farlo, dopo di che il Governo inizierà ad imporre una serie di limitazioni: tra le altre cose, le aziende colpite dal provvedimento non potranno trasferire denaro da e verso la Russia.

Nel caso in cui le aziende decidano di non adempiere alla richiesta, il Governo della Russia si riserva il diritto di sospendere ogni loro licenza, di fatto impedendo loro di operare all’interno del paese.

La Russia vuole esercitare un controllo più stringente sulle piattaforme tecnologiche e in particolare sulla moderazione dei contenuti pubblicati dagli utenti. Lo scorso marzo la Russia aveva accusato Twitter di ospitare contenuti illegali, per ritorsione il Governo aveva limitato l’accesso al social network. In quell’occasione ad aver fatto scattare l’ira del Cremlino erano stati alcuni post pubblicati da diversi attivisti contrari alla leadership di Vladimir Putin. Post che Twitter si era rifiutato di cancellare.

È evidente che non può esserci un vero controllo – con la minaccia di sanzioni e gravi provvedimenti – senza che le grandi aziende abbiano una loro sede legale in Russia.

D’altra parte, l’ultimatum del Governo mette alle strette la Silicon Valley, che rischia di perdere un mercato nemmeno poi così di secondaria importanza. Ad aprile del 2021, ad esempio, Facebook riportava circa 60 milioni di utenti attivi residenti in Russia. Mentre gli iPhone della Apple occupano oltre l’11% del market share della Russia.