Mai come prima d’ora siamo stati sommersi, come spettatori, di nuovi film e serie tv, grazie al continuo ricambio sulle piattaforme streaming di contenuti inediti, spesso nelle lingue più disparate e che necessitano di sottotitoli laddove non arriva in aiuto il doppiaggio, molto dispendioso da effettuare e, in molti paesi, molto meno scontato che in Italia. Curarne l’edizione, tuttavia, è un lavoro oneroso che sta esponendo il fianco a molte criticità.
The Guardian ha redatto una piccola inchiesta in merito, chiedendo il parere a molti professionisti del campo, e scoprendo le carte in tavola a una professione tutt’altro che semplice e remunerativa, oggi più che mai.
Il primo problema è che i traduttori/adattatori vengono pagati poco, troppo poco: siamo attorno al dollaro per minuto di programma, e bisogna considerare che la traduzione dev’essere, naturalmente, corretta e adeguata al contesto dell’opera, che bisogna conoscere per evitare traduzioni fallate e riferimenti fasulli che non trovano corrispondenza con quanto visto on screen, o che non falsino, mortifichino o trancino il significato dei dialoghi originali.
Anne Wanders, traduttrice e copywriter tedesca, afferma che non vale la pena, attualmente, imbarcarsi in questa professione, stressante e non in grado di essere una fonte di reddito sufficiente. Avverte, anzi, che in molti casi le aziende che gestiscono i lavori di questo tipo e subappaltano i lavori si approfittano dei propri freelancer.
E qui entra in gioco il dramma di chi è “in bilico” perché professionista “di fortuna” dato che, dopo che i traduttori di professione abbandonano la barca, arrivano le frotte di aspiranti di belle speranze e poca perizia ed esperienza, che si accontentano di venire sfruttati per un tozzo di pane. Non mancano, in verità, gli aspiranti traduttori, mancano quelli referenziati che davvero sanno fare il proprio lavoro al giusto prezzo.
Max Deryagin, a capo della British Subtitlers’ Association, non ha mezzi termini:
Non c’è un limite verso il basso [nelle paghe], siamo sempre più prossimi allo zero. Dovrebbe essere un momento d’oro, dato il volume di lavoro. Ma quando i referenziati abbandonano il campo, da chi sono subito sostituiti? Amatori, lavoratori part-time, studenti, gente di questo tipo. E questo influisce sulla qualità, che si abbassa.
Altro elemento da tenere in considerazione è la tempistica con la quale si svolgono questi lavori.
Mara Campbell, capo delle operazioni e fondatrice di True Subtitles, afferma che rispetto a quando ha iniziato, nel 1999, si è passati dall’avere una settimana per scrivere i sottotitoli di un film ad appena due giorni.
Spesso gli utenti sono disattenti e, dato che hanno bisogno dei sottotitoli, non si rendono conto della loro effettiva qualità non potendo comprendere le sfumature dei dialoghi… né sanno cosa c’è sotto. Ogni tanto, però, scoppia il caso, come successo, ad esempio, con Neon Genesis Evangelion (partendo, in questo caso, dall’adattamento dei dialoghi per il doppiaggio) o con Squid Game.
Questo ha aumentato la consapevolezza del pubblico in merito ma anche delle stesse piattaforme streaming, che si stanno impegnando per migliorare questo versante, attualmente ancora critico.
Leggi anche:
- Where have all the translators gone? (theguardian)