La Cina ha messo le mani su Alpi Aviation, un produttore italiano di droni da guerra. L’esercito italiano ha usato i droni della Alpi anche in Afghanistan. Sembra che l’acquisto, realizzato attraverso una controllata del Governo cinese, sia avvenuto senza passare per i necessari obblighi di trasparenza, motivo per cui l’Italia ha deciso di aprire un’indagine.

Secondo La Repubblica, subito dopo l’acquisto la Cina avrebbe avviato un processo di cannibalizzazione dell’azienda italiana, trasferendo tecnologie e know-how all’interno dei suoi confini nazionali. L’operazione risale al 2018, ma l’acquisizione strategica da parte della Cina era passata inosservata.

Le autorità italiane stanno indagando sull’acquisizione del 2018 di Alpi Aviation da parte di una società registrata a Hong Kong che sospettano essere una copertura per lo Stato cinese. L’acquisizione si inserisce in un copione consolidato: aziende statali cinesi che utilizzano società di comodo apparentemente private come facciata per acquisire aziende con tecnologie specifiche che poi trasferiscono in nuovi impianti in Cina

scrive Alessandro Longo su La Repubblica. Proprio nel 2018 l’Unione Europea ha iniziato ad intensificare i controlli su questo genere di operazioni sospette. Il rischio è di svendere completamente alla Cina il nostro patrimonio di competenze, tecnologie e risorse. A maggior ragione se parliamo di tecnologie che vengono utilizzate in scenari di guerra.

Tra le varie cose, la Alpi produce il drone Strix, un UAV compatto che può essere trasportato all’interno di uno zaino per poi essere dispiegato all’occorrenza per operazioni di ricognizione dall’alto.

Repubblica ipotizza che le ragioni di una disattenzione così sorprendente da parte delle autorità di controllo italiane debbano venire ricercate nel periodo d’instabilità politica che ha caratterizzato quei mesi del 2018, quando il Governo Gentiloni ha passato il testimone al Governo Conte I.