Questa recensione di Home Sweet Home Alone non può non partire da un presupposto: nessuno si aspettava un lungometraggio all’altezza di Mamma, ho perso l’aereo, ma ciò che lascia desolati è che questo film non sembra neanche la pallida imitazione di quel grande cult natalizio. Disney+ ha lanciato il 12 novembre questo lungometraggio che sta a metà tra un reboot ed un sequel, considerando che ci sono diversi richiami al primo film di Chris Columbus, ma ciò che ne esce fuori è un qualcosa di più che trascurabile.
Un film che fa acqua dappertutto
La storia al centro di Home Sweet Home Alone vede come protagonista il giovanissimo Max Mercer, un bambino che, così come Kevin McCallister, desidera ad un certo punto di ritrovarsi da solo senza la propria famiglia, che è intenta nei preparativi di un viaggio per il Giappone. Dall’altro lato ci sono i coniugi Jeff e Pam McKenzie, che si ritrovano costretti a vendere la propria casa a causa di problemi economici. Ma la soluzione sembra essere dietro l’angolo, considerando che Jeff scopre di essere in possesso di una rara bambola antica dal prezzo stratosferico, peccato che il piccolo Max se ne sia appropriato durante una visita in casa loro. Nascerà da qui la caccia al prezioso cimelio che condurrà i due coniugi nella dimora di Max.
Diciamo subito che la variante sul tema di Mamma, ho perso l’aereo poteva essere anche interessante: l’idea che non fossero dei veri e propri ladri a tentare di entrare nell’abitazione del protagonista può essere intrigante come soluzione, e la questione al centro della storia aveva un senso, se resa in una maniera diversa. Il fatto che la coppia di protagonisti cerchi di riappropriarsi di un cimelio che salverebbe la loro situazione economica, permettendogli di tenersi la casa, potrebbe essere un tema interessante su cui spingere e far leva, peccato che il tutto si riduca ad una serie di sketch e situazioni umoristiche piuttosto insipide.
I due interpreti protagonisti Ellie Kemper e Rob Delaney non riescono nel compito di unire situazioni da comicità slapstick, con una prova recitativa incapace di trasmettere anche un po’ di empatia. Del resto si tratterebbe di due personaggi disperati, arrivati al punto di volersi riappropriare di una bambola da rubare ad un bambino pur di salvare la propria casa. E questo è un tema che aprirebbe mille situazioni capaci di far empatizzare lo spettatore, trasmettendo tutte le emozioni di una situazione così grave ed allo stesso tempo assurda. Sotto questo punto di vista è da esempio la prova recitativa di Arnold Schwarzenegger in Una promessa è una promessa, film in cui l’action-hero interpreta un padre disperato alla ricerca di un giocattolo per il figlio.
Di quella capacità di unire tragedia e commedia, dando un senso a tanti sketch e situazioni comiche, in Home Sweet Home Alone non ve n’è alcuna traccia.
L’altro protagonista del film, il giovanissimo Archie Yates, cerca di fare il suo, ma non riesce a sfondare lo schermo, anche lui fa fatica a trasmettere empatia, vuoi anche per una sceneggiatura zoppicante. In Mamma, ho perso l’aereo il desiderio di Kevin di liberarsi della famiglia lo si vede, lo si avverte, e si nota come il giovanissimo interpretato da Macaulay Culkin sia bullizzato all’interno del suo stesso ambiente familiare. Mentre in Home Sweet Home Alone il desiderio di Max di stare da solo è un semplice sfogo di un attimo, e non si riesce a trovare una motivazione del tutto valida per empatizzare con la sua voglia di liberarsi della famiglia.
Far rimpiangere amaramente un cult
Il collegamento tra Home Sweet Home Alone e Mamma, ho perso l’aereo viene sancito dalla presenza di uno dei personaggi del cult di Chris Columbus che, diventato adulto, si ritrova in qualche modo ad occuparsi della faccenda di Max Mercer e dei coniugi McKenzie, rievocando ciò che accadde in passato nel film con Macaulay Culkin. Si tratta di un aspetto divertente della storia, ma che sa un po’ di un qualcosa di buttato lì, senza veramente l’intento di valorizzare questo eventuale passaggio di consegne o di continuità tra le due storie. O ancora di più, c’è il fatto che questo ponte tra i due film si regga su un terreno veramente traballante, che è questo Home Sweet Home Alone.
La stagione dei film natalizi 2021 viene quindi aperta da una grande delusione, un film che non funziona a livello di sceneggiatura, ed anche con la regia di Dan Mazer che è abbastanza fiacca. Si tratta di un’ora e mezza di lungometraggio che fa fatica ad arrivare fino alla fine, e che non è facile da digerire. Il ricordo dei film cult della saga di Mamma, ho perso l’aereo è davvero sbiadito, e fa ulteriormente tristezza rievocare i fasti del cult degli anni Novanta, capace di conquistare i box office e di essere tutt’ora un punto di riferimento per i lungometraggi natalizi.
Mentre, per quanto riguarda Home Sweet Home Alone la cosa migliore da fare è dimenticare al più presto questa tragica operazione di recupero.
Chiudiamo questa recensione di Home Sweet Home Alone sottolineando come la possibilità da parte di Disney di avere a che fare con il franchise di Mamma, ho perso l’aereo meriti decisamente un impegno maggiore, o, a questo punto, il semplice sfruttamento dei lungometraggi già realizzati in passato evitando di produrre nuovo materiale scadente. Home Sweet Home Alone appare come uno di quei film natalizi di produzione minore che vengono passati come riempitivo in televisione durante le feste natalizie. Un franchise così importante meriterebbe qualcosa di più, soprattutto da parte di un colosso quali è la casa di Topolino.
Home Sweet Home Alone è disponibile su Disney+ dal 12 novembre
Home Sweet Home Alone è un sequel/reboot di Mamma, ho perso l'aereo che fa veramente rimpiangere il popolare cult. Una sceneggiatura zoppicante ed una regia fiacca accompagnano verso il finale un film da dimenticare.
- Si tratta del primo film di rilievo che apre la stagione natalizia 2021, quantomeno fa respirare un po' l'aria del Natale.
- La sceneggiatura è zoppicante, pur avendo un soggetto che ha senso, e la regia è fiacca.
- Le prove recitative dei protagonisti non creano alcuna empatia.
- Il cult Mamma, ho perso l'aereo sembra solo un pallido ricordo.