Negli USA di discute di tassare le plusvalenze non realizzate ed Elon Musk coglie la palla al balzo per tentare la mossa del secolo. “Volete che venda il 10% delle mie azioni Tesla? Votate, se passa il sì lo faccio”. E ovviamente il sì stra-vince. Ma così Elon Musk può vendere azioni durante il picco più alto di sempre della storia di Tesla, portando a casa miliardi di dollari con la scusa di ‘fare la sua parte’ contribuendo al fisco americano.
Much is made lately of unrealized gains being a means of tax avoidance, so I propose selling 10% of my Tesla stock.
Do you support this?
— Elon Musk (@elonmusk) November 6, 2021
Oggi negli Stati Uniti, come nel resto del mondo, non si pagano le tasse sui capital gain non ancora realizzati. Poco importa se un’azione acquistata a 100 cresce fino a valere 1.000. Finché quell’azione non viene rivenduta il guadagno è solamente teorico — anche perché per quel che ne sappiamo quella stessa azione potrebbe scendere a zero solamente pochi giorni dopo (si fa per dire).
Ma proprio questo principio – sostengono i relatori di una nuova proposta di legge – ha fatto sì che i patrimoni degli uomini più ricchi del mondo dall’inizio della pandemia continuassero a crescere indiscriminatamente, senza che a questo aumento della ricchezza – sulla carta – corrispondesse un aumento degli oneri fiscali. Nel frattempo, la proposta di una patrimoniale sulle plusvalenze non realizzate è oggetto di forti contestazioni da parte del mondo accademico (e non solo).
Elon Musk aveva già annunciato da diverso tempo l’intenzione di mettere sul mercato un enorme pacchetto di azioni Tesla. Musk non prende un salario per il suo ruolo di CEO di Tesla, ma viene ricompensato in opzioni al raggiungimento di determinati obiettivi (di produzione e di fatturato, ad esempio).
«Ho alcune opzioni che scadranno ad inizio del prossimo anno, dovrò vendere un enorme blocco di opzioni durante il quarto trimestre del 2021. Devo, altrimenti scadranno», aveva spiegato Musk durante la Code Conference dello scorso settembre.
Il sondaggio che ha lanciato su Twitter, dunque, è più un teatrino. Una provocazione per prendere in giro il populismo della sinistra americana. Ma di fatto la decisione era già stata presa da tempo.
Elon Musk possiede circa il 22% di tutte le azioni Tesla. Mettere sul mercato il 10% di questo enorme pacchetto azionario avrà probabilmente delle grosse conseguenze sul valore sul mercato di Tesla.