L’astrofisico Luca Perri è un divulgatore che ama divertirsi, appassionato di Star Wars e della scienza popolare, come piace a noi di Eureka! L’abbiamo incontrato insieme ad Adrian Fartade per la presentazione del progetto Apollo Credici, scritto a quattro mani insieme allo stesso Fartade e impreziosito dai disegni di Leo Ortolani.
Luca Perri è un astrofisico e astronomo dell’Osservatorio di Merate, del Planetario di Milano e del Planetario di Lecco. Vincitore nazionale del talent scientifico Famelab (2015) nonché un appassionato divulgatore scientifico. Si occupa, infatti, di scienza sia sulla radio che nelle televisioni, carta stampata, festival e social network (praticamente in ogni mezzo di comunicazione ci sia). Scrive e conduce rubriche all’interno di diversi programmi di Rai Cultura, per cui è anche autore e conduttore della trasmissione Nautilus. È inoltre autore e formatore per DeAgostini Scuola e ha pubblicato per De Agostini Errori Galattici (2018) e Partenze a razzo. Tutto ciò che c’è da sapere prima di diventare un astronauta (2019).
Questo in brevissimo il curriculum di questo astrofisico appassionato di Star Wars (con il quale ho condiviso durante il CICAP fest 2021 l’onore di difendere la squadra Star Wars contro quella di Star Trek) ma soprattutto un nerd di quelli con la N maiuscola. L’ho incontrato durante la presentazione del progetto Apollo Credici, l’appuntamento per l’intervista era a ridosso del firma copie e con molta gioia (lo dico sul serio perché ho potuto vedere una bellissima scena) ho dovuto aspettare quasi un’ora prima di avere Luca e Adrian liberi, causa fila lunghissima di giovani e meno giovani fan che volevano scambiare due chiacchiere con i due divulgatori scientifici. Ogni persona che si avvicinava a loro veniva in primis intervistata da loro due, con la classica domanda “cosa fai nella vita”, dopodiché si imbastiva una piccola chiacchierata passando da SpaceX alla chimica, dai massimi sistemi al Cosmo. Una bellissima sensazione devo dire, vedere così tanti appassionati di scienza e delle vicissitudini dei due divulgatori è un bellissimo spot per il futuro. Futuro che abbiamo largamente affrontato anche con Luca Perri.
Prima dell’intervista tuttavia vi lascio alla sinossi del progetto Apollo Credici e alla trama di questo meraviglioso libro. Apollo Credici, è un game book spaziale che porta il lettore in un viaggio negli universi paralleli, tra fini ingloriose e rocambolesche fughe spaziali. Un game book giocabile grazie a un motore a improbabilità infinita: un dado. Il lettore quindi si affida al cinico Perri e al più gioviale Fartade per viaggiare tra le galassie, attraversare wormhole, evitare buchi neri, supernove e asteroidi, entrare in loop temporali o esplorare lune e pianeti.
Anno in corso: 2101 dell’Era Comune
Temperatura esterna: 35 gradi centigradi
Caro lettore,
Questo libro esiste perché tu hai deciso di aprirlo.
Forse potevi impiegare meglio il tuo tempo, ma… eccoti qui!
Io sono Schwa, raro esemplare di Pandalorian. La famiglia a cui appartengo vive indossando una soffice armatura a forma di panda e, per evitare che le discussioni degenerino, abbraccia tutti.
Bene: se dopo questa mia presentazione ancora non ti sei spaventato, sei pronto a partire insieme a me e ai miei coraggiosissimi compagni di avventura per un viaggio cosmico davvero elettrizzante.
Che cosa troverai in queste pagine? Loop temporali, immersioni tra galassie lontane anni luce, warmhole, buchi neri, supernove, asteroidi in collisione e pianeti sconosciuti.
Sarai tu a decidere in quale pasticcio cacciarti, finché non ti resterà solo un’opzione: il motore a improbabilità infinita. Ovvero… un dado.
Intervista a Luca Perri
È la tua prima volta a Lucca Comics & Games, e che sensazione hai avuto da questa edizione?
Non è la prima volta che vengo a Lucca e sicuramente posso dire che è una sensazione molto strana. Ci sono stato nel 2018 e 2019 in una realtà ovviamente opposta, con una bolgia di gente sia in strada che negli stand, poi sono stato chiamato per l’edizione 2020 digitale, quindi ero a casa con nessuna percezione di quanti utenti potessero ascoltarmi e poi eccoci a questa nuova edizione post-covid.
Sicuramente non ci troviamo nella situazione pre-pandemia, però la ricorda molto e ci si avvicina moltissimo, inoltre devo anche dire che è il primo evento a cui partecipo con così tanta folla quindi l’impatto effettivamente è strano, ma bellissimo perché forse è un segnale che piano piano ci avviciniamo ad una parvenza di normalità.
Quando ti sei appassionato alla scienza?
Praticamente ho ricordi d’infanzia legati alla scienza quindi direi da sempre. Sono cresciuto in una casa scientifica, mio padre era medico e mia madre era insegnante di fisica quindi o in qualche modo mi facevo piacere questa materia oppure…le alternative di gioco non erano moltissime (lol). Dato che ho deciso di farmi piacere questo mondo sono poi cresciuto con le tavole anatomiche di mio padre oppure i libri di mia madre come il capolavoro di Hawking “Dal Big Bang ai Buchi neri” che lessi in un’età che non potevo comprendere però era tra i testi che giravano in casa quindi la curiosità era tantissima.
Poi è arrivato Piero Angela che mi faceva vedere i filmati di lui che cavalcava i dinosauri, oppure lui che entrava nel corpo umano o che viaggiava nel cosmo quindi tutto questo mi ha portato ad incuriosirmi sempre di più. Ad un certo punto ho capito che la mia vita sarebbe stata dedicata alla scienza, di contro la fisica mi riusciva piuttosto bene (anche avendo una madre insegnante) e da gioco qual era mi sono detto “continuiamo a giocare per bene”.
Dato che parliamo di gioco, Apollo Credici è un esempio meraviglioso di come un gioco può essere d’insegnamento, come nasce questo progetto?
È nato a Lucca del 2019, come credo tantissime idee che ruotano in questo mondo, Lucca è un catalizzatore anche per questo motivo. Era una classica giornata di pioggia (ndr) e ci trovavamo nella piazza dove c’era lo stand della Warner a fare colazione con delle ragazze che si occupavano della DeAgostini. La richiesta è stata molto diretta “perché non pensate di fare un libro a quattro mani” e nell’idea di confezionare il progetto Adrian disse che gli sarebbe piaciuto fare un qualcosa di giocoso e interattivo.
Dal termine giocoso di Adrian, mi si accese la lampadina dei ricordi, con i meravigliosi libri game anni novanta di cui andavo pazzo. A quel punto il gioco era fatto ed è stato veramente divertente realizzarlo, poi il tutto confezionato dalla meravigliosa penna di Leo Ortolani non potevamo chiedere di meglio. Un progetto di divulgazione proprio come piace a noi, fresco per tutti, sia esperti che neofiti, ma soprattutto per coloro che vogliono mettersi alla prova con la scienza.
Fantasy o Fantascienza?
Una bellissima domanda, a dispetto di quello che si possa pensare sono un po’ combattuto in quanto adoro tantissime saghe Fantasy come Il Signore degli Anelli e anche lo stesso Star Wars lo ritengo più fantasy che fantascienza, ma alla fine di tutto ti direi comunque il genere fantascienza perché mi ha accompagnato durante la mia vita per molto più tempo. Da bambino sicuramente ho incontrato prima la fantascienza che il fantasy quindi per una leggera prelazione legata all’infanzia ti dico fantascienza.
Divulgare divertendosi è difficile, utopistico o una solida realtà?
Di base è l’unica cosa che riusciamo a fare. Se dobbiamo far appassionare le persone ad un argomento ostico come quello scientifico, in primis dobbiamo far capire ai nostri interlocutori perché siamo appassionati di quella materia e l’unico modo per trasmettere ciò è far capire quanto ci diverte studiare una materia di per sé “difficile”.
L’unica cosa che riusciamo a fare è emozionarci quando parliamo del cosmo, divertirci assieme se parliamo di ricerche assurde e la cosa bella che possiamo fare è quella di innovarsi, soprattutto nella divulgazione, noi ci innoviamo pensando semplicemente “a cosa potremmo giocare?”, un libro game anni novanta è un buon modo di giocare con la scienza no?
Perché negli ultimi mesi la scienza è stata messa così in discussione?
Perché la comunità scientifica non l’ha saputo davvero spiegare, da una parte, e perché la società non è stata ad ascoltare. In generale la colpa è divisa e non è un 50 e 50, perché la comunità scientifica se vuole che la scienza venga compresa deve fare lo sforzo in prima persona, quindi direi che è più colpa della comunità scientifica con un 60% e un 40% di colpa della società. Purtroppo il dialogo a volte non è facile su determinati argomenti, la scienza chiede fiducia, ma non la da in prima persona, spesso quello che succede nel mondo accademico è il classico “è inutile che parli con le persone tanto non capiranno mai quello che dico” ed è proprio qui che si chiude quel ponte di discussione che ci dovrebbe essere e di dibattito e di dialogo.
Spesso poi nel momento che c’è bisogno della scienza le persone si affidano chiedendo cose che poi la scienza non potrà mai dare; tipo non si può fare un vaccino che duri almeno un anno in due mesi (non ci sono test che approvino una cosa annuale studiata in pochi mesi) però se questa cosa non la si spiega alle persone non si può pretendere che non la chiedano, come non si può pretendere che la scienza dia certezze al 100×100 perché per definizione non le può dare. Adesso si è persa fiducia nella scienza perché la popolazione ha chiesto cose non sapendo che la scienza non le poteva dare, ma di contro la comunità non si era premunita nella comunicazione quindi si chiede fiducia, non la si da e di conseguenza la popolazione chiede cose che la scienza non potrà dare.
Che cosa rappresenta per te la parola Futuro?
Per me nello specifico tende a rappresentare nuove sfide, nella mia testa il futuro vuol dire nuovi giochi da scoprire, a me piace moltissimo lo spazio e se da un lato per molti miei colleghi è quasi frustrante, perché lo spazio è troppo grande e vasto, alla fine di tutto per me invece è come se fosse un enorme videogioco che sai che non finirà mai e fortunatamente è un videogioco a cui non puoi fare a meno.
Lo spazio è un videogioco che ti da sempre nuovi livelli, sempre nuove sfide, ci devi giocare per tutta la vita cercando le skills giuste per andare avanti. Il futuro per me è questo, la scienza aprirà sempre nuove domande e nuove sfide, il mio lavoro è occuparmi di questa cosa e quindi anche io avrò sempre a che fare con nuove domande, nuove sfide come se fosse un gioco in evoluzione.
Grazie moltissimo per la tua disponibilità e professionalità
Grazie a te e continua ad essere così appassionato di scienza, non abbiamo bisogno solo di scienziati per divulgare, ma anche appassionati come te che riescono a “tradurre” i pensieri di noi tecnici a tutto il pubblico.
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