L’AdBlue è diventato introvabile e ora migliaia di auto private e mezzi pesanti rischiano di rimanere fermi fino a data da destinarsi. Uno scenario da inferno, che si aggiunge – e in parte ne è diretta conseguenza – agli altri incubi dell’attualità: dai chip introvabili, alla irreperibilità di molti altri materiali fondamentali per il corretto funzionamento della nostra economia.

Manca l’AdBlue e 1,5 milioni di camion rischiano di fermarsi a tempo indeterminato

L’AdBlue ha iniziato ad entrare nel mainstream a partire dal 2015, serve a tagliare le emissioni di azoto dei motori diesel Euro6. Gli impianti che lo producono hanno bisogno di grosse quantità di metano, che però oggi è introvabile (e quando si trova costa una follia).

I nuovi Eurodiesel, molto semplicemente, senza AdBlue smettono di funzionare. Quando il serbatoio è vuoto il motore non parte più.

Molte vetture Diesel di ultima generazione hanno un serbatoio a parte per l’additivo.

In realtà, scrive La Repubblica, esiste un trucchetto per far partire comunque il motore: esistono degli emulatori che comunicano dati falsati alla centralina del motore, consentendone il funzionamento anche quando l’additivo è esaurito. Ovviamente si tratta di una pratica illegale. E pazienza per le auto private (ma fino ad un certo punto), perché la scarsità di AdBlue rischia di bloccare completamente l’industria dei mezzi pesanti.

Solamente in Italia, l’assenza di AdBlue rischia di bloccare 1.5 milioni di camion. Un disastro per l’economia.

In Italia sono stati immatricolati 1.5 milioni di camion con Diesel Euro5 ed Euro6, e quindi che necessitano dell’Adblue per andare su strada. Di questi, 300.000 sono mezzi con portata superiore ai 35 quintali. La matematica è semplice: si fermano i camion, si ferma l’economia.

Il paradosso, sottolineano gli addetti, è che la crisi dell’AdBlue sta penalizzando le aziende ed i camionisti che hanno investito rinnovando il loro parco veicoli. Si fermano i mezzi più performanti, continuano a circolare i camion meno moderni e più inquinanti.

Subiamo un rincaro pazzesco dei costi di gestione e dei costi operativi e ciò colpisce soprattutto chi ha mezzi nuovi e molto efficienti. Chi ha investito con mezzi nuovi alimentati a metano liquefatto, il Gnl, subisce prezzi di rifornimento di 2,5 volte superiori rispetto alla primavera. E ora si aggiunge la batosta della scarsità di AdBlue per i diesel di nuova generazione

ha spiegato al Sole 24 Ore Andrea Manfron, segretario generale della Fai Conftrasporto.

L’AdBlue in breve

Dell’AdBlue se ne parla dal 2009, ma è solo più recentemente che i produttori hanno iniziato ad utilizzarlo per i loro veicolo di ultima generazione. È un DEF, acronimo di Diesel Exhaust Fluid, che, iniettato nel SCR, contribuisce a trasformare le emissioni nocive in emissioni meno inquinanti e dannose. Lo fa scomponendo gli ossidi di azoto in azoto e acqua ad uno stato gassoso.

È grazie all’AdBlue se i motori Diesel di ultima generazione limitano la produzione di NOx sotto gli 80 mg/km.

A seconda del tipo di veicolo, i serbatoi di AdBlue in genere contengono trai 10 e 20 litri di additivo e in media i motori consumano un litro di AdBlue ogni 1.000Km, scrive il portale in lingua spagnola Marca.com.

Molti automobilisti, in altre parole, fanno massino un pieno di AdBlue all’anno. Storia diversa per i mezzi pesanti.

Se nei veicoli privati è una novità recente, nell’industria dei trasporti pesanti è comune da molti più anni.

Non soltanto camion e auto: viene usato anche per un gran numero di mezzi speciali e agricoli, come alcuni grossi trattori.

L’AdBlue contiene, fondamentalmente, urea e acqua. In Italia esiste un solo impianto che produce urea e AdBlue: lo gestisce la Yara, si trova a Ferrara ed è fermo da fine ottobre. Il motivo? A causa dei prezzi folli del metano stava producendo in perdita da diversi mesi. I costi di produzione avevano superato di gran lunga il prezzo di mercato dell’AdBlue e degli altri prodotti dell’azienda.

Dall’impianto di Ferrara arrivava il 60% del fabbisogno nazionale di AdBlue.

Il problema, l’avrete intuito, non è esclusivamente italiano: hanno chioso tutti e tre i principali produttori di AdBlue a livello europeo. Oltre a quello di Ferrara della Yara, hanno interrotto la produzione anche l’azienda slovacca Duslo e la spagnola SKW Piesteritz.

Gli scalper dell’AdBlue

Ovviamente non manca chi ha visto nella scarsità di AdBlue una ghiotta opportunità di guadagno. Se in condizioni normali una tanica da 10L di AdBlue costava circa 10 euro, ora su eBay non mancano inserzioni con prezzi indecenti. In alcuni casi si parla di centinaia, se non migliaia, di euro. Ad una rapida ricerca, è comunque ancora possibile trovare diverse offerte a prezzi umani.

In questi giorni si registra una vera e propria corsa ai distributori e agli scaffali dei negozi di bricolage. « I magazzini all’ingrosso si svuotano con la velocità con cui si dissolvevano un anno e mezzo fa le penne lisce dagli scaffali degli accaparratori pandemici», scrive Jacopo Giliberto su Il Sole 24 Ore.

Nei canali specializzati per il rifornimento di aziende e autotrasportatori, scrive invece La Repubblica, i prezzi per 1000L di AdBlue sono semplicemente raddoppiati: da una media di 250 euro ad oltre 500.