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10 film di genere italiani da riscoprire, da Freaks Out a Dellamorte Dellamore

Quando il cinema italiano ritrova il gusto per la cinematografia “di genere” c’è sempre da far festa, visto che negli ultimi decenni questa macroetichetta si è un po’ persa, con cineasti e produttori che hanno spesso preferito drammi e commedie all’horror e alla fantascienza più spicciole. Ma se dovessimo guardare ai 10 film di genere italiani da riscoprire, cosa dovremmo recuperare? Ve lo suggeriamo noi, naturalmente. Abbiamo passato in rassegna l’ultimo quarto di secolo di cinema italiano fantastico e abbiamo scelto alcuni capisaldi da tenere in considerazione per capire l’andazzo del genere, quel che ha funzionato di più e quel che purtroppo, nonostante le migliori intenzioni, non è andato per il verso giusto.
L’Italia aveva una solidissima tradizione in questo tipo di pellicole, con registi come Mario Bava e Antonio Margheriti: sarebbe bello se il cinema nostrano ritrovasse questo slancio fantastico più spesso e non si affidasse sempre a quello straniero per farci viaggiare in universi narrativi scollati dalla realtà.

Freaks Out

recensione di Freaks OutIl motivo per cui ci siamo fermati a fare questa lista è, naturalmente, l’uscita nelle sale italiane di Freaks Out, il nuovo film di Gabriele Mainetti che ci porta nell’Italia spaccata dal nazifascismo a seguire le vicende del bizzarro circo Mezzapiotta, in cui Fulvio, Matilde, Cencio e Mario, artisti girovaghi dai bizzarri poteri, saranno al centro di una incredibile avventura senza la guida del padrone del circo, Israel. Riusciranno a scampare alle mire di chi vuole sfruttarli per il proprio tornaconto?
Sospeso tra neorealismo e fantascienza, Freaks Out racconta uno spaccato molto italiano all’interno di un film che ha comunque ambizioni internazionali, per temi del racconto e valori produttivi, tra i più alti visti negli ultimi anni in un prodotto nostrano.

recensione di Freaks Out

Lo chiamavano Jeeg Robot

Facciamo un passo indietro e torniamo al 2015, al primo lungometraggio di Mainetti, fino a quel momento noto principalmente come attore e regista di cortometraggi, con un interesse anche per la composizione musicale e la produzione.
Alla Festa del Cinema di Roma di quell’anno arriva, come un fulmine a ciel sereno, un film di genere supereroico con un riluttante antieroe e un irresistibile villain.
La storia è quella di Enzo Ceccotti, un poco di buono che acquisisce casualmente dei superpoteri… che naturalmente è intenzionato a usare per i propri interessi. L’incontro fortuito con la fragile e disturbata Alessia, che lo crede il supereroe del suo cartone animato preferito, lo costringerà a rivedere le sue posizioni.
È l’inizio della leggenda di Lo chiamavano Jeeg Robot, che dopo lo scetticismo iniziale è presto diventato un vero e proprio cult, non solo a Roma.

Il racconto dei racconti – Tale of Tales

Un altro dei registi italiani che ha tentato di astrarsi dai “soliti” generi del cinema italiano è Matteo Garrone, che nelle sue pellicole di stampo drammatico ha sempre inserito elementi inusuali – basti guardare Dogman o Reality – e ha avuto anche l’ardire di portare su schermo dei veri e propri fantasy, per quanto con un successo purtroppo limitato. Uno è il Pinocchio del 2019, che riprende a tratti la vena spaventosa del racconto originale di Collodi, decisamente più pauroso delle versioni cinematografiche più note (quella di Walt Disney compresa). L’altro è un azzardo ancor più grande, ovvero Il racconto dei racconti – Tale of Tales, tratto dalle fiabe classiche di Giambattista Basile e che, con un grande cast internazionale, ci riporta in regni fantastici abitati da regine e draghi, con sortilegi, orchi e grandi imprese da compiere. Purtroppo, l’operazione non ha rilanciato il genere fiabesco come si sperava.

Nirvana

E parlando di registi italiani che amano sperimentare e osare, impossibile non citare Gabriele Salvatores, i cui indubbi meriti e successi gli hanno permesso di tentare esperimenti quasi folli, tanto da meritarsi ben due citazioni nella nostra lista. La prima è naturalmente per Nirvana, un film di fantascienza atipico e importantissimo nel panorama nostrano, che già nel 1997 parla di esistenzialismo e nuove tecnologie, in un contesto completamente nuovo per la filmografia italiana del periodo. Il personaggio interpretato da Christopher Lambert è un programmatore di videogiochi in un futuro non così lontano, la cui creazione prende letteralmente vita: il personaggio protagonista del gioco (incarnato da Diego Abatantuono) prende coscienza di sé e chiede di essere “terminato”.

Monolith

Un progetto di fantascienza dalle premesse tanto semplici quanto efficaci, sviluppato parallelamente tra cinema e fumetto: parliamo di Monolith, da un soggetto di Roberto Recchioni, che svilupperà poi il progetto della graphic novel per Sergio Bonelli Editore con Mauro Uzzeo e Lorenzo Ceccotti, mentre Ivan Silvestrini dirigerà il film, uscito poi nel 2017.
La storia è quella di una madre, che rimane chiusa, nel bel mezzo del deserto, all’esterno della sua auto, la ipertecnologica Monolith, “l’auto più sicura e inespugnabile di sempre”. Oltre a essere lei stessa alla mercé di intermperie e animali feroci, la donna ha un altro problema da risolvere in tempi rapidi: il suo bambino, di appena due anni, è rimasto all’interno dell’auto, e bisogna trovare un modo per farlo uscire e scappare prima che risenta delle mortali escursioni termiche del luogo…

Dellamorte Dellamore

In assoluto, uno dei cult italiani del genere è Dellamorte Dellamore, opera assolutamente unica per molteplici ragioni. Partiamo col dire che è tratto dal romanzo omonimo di Tiziano Sclavi, precedente a Dylan Dog su carta ma successivo, su celluloide, cosa che ha spesso confuso i fan meno smaliziati dell’epoca, che pensavano fosse solo un adattamento molto libero del celebre fumetto, visti i tanti punti di contatto (tra tematiche e la presenza, nel cast, di Rupert Everett, il “vero” Dylan). Si tratta di un film che, a detta dello stesso regista Michele Soavi, viveva in bilico tra due mondi, quello umoristico e quello horror, senza voler davvero appartenere a nessuno dei due. A rivederlo ora sembra molto rudimentale negli intenti e nella realizzazione tecnica, ma ha sicuramente il suo perché. La trama? Francesco Dellamorte lavora come custode nel piccolo cimitero di Boffalora, fiancheggiato dal fido e muto Gnaghi. Per oscure ragioni, i morti sepolti in quel luogo risorgono animati da istinti omicidi e per annientarli occorre spaccare loro la testa. Uccidere gli zombi è solo un atto di routine di una noiosa esistenza solitaria, per Francesco: finché un giorno, tra le lapidi, gli capita di incontrare la bellissima vedova di un defunto…

L’arrivo di Wang

È letteralmente impossibile scrivere un articolo su questo tipo di cinema, in Italia, senza citare i fratelli Marco e Antonio Manetti, che ne hanno fatto davvero una cifra stilistica che si sono portati appresso fin da quando realizzavano videoclip musicali e che, siamo sicuri, trasleranno anche nel nuovo live action dedicato a Diabolik, live action che li accomuna ancor di più al grande Mario Bava citato all’inizio dello speciale e che realizzò, nel lontano 1968, il primo lungometraggio sull’antieroe delle sorelle Giussani.
Autori dallo stile fortemente sperimentale, soprattutto nelle commistioni di generi, da Zora la vampira e Paura 3D a opere come Song’e Napule e Ammore e malavita, nel 2011 presentano alla Mostra del Cinema di Venezia L’arrivo di Wang, pellicola di fantascienza in cui Gaia, un’interprete di cinese, viene chiamata per una traduzione molto urgente e ancor più misteriosa. Si troverà a dover seguire gli ordine dell’irruente agente Curti, incaricato di scoprire i segreti del fantomatico signor Wang, tenuto prigioniero perché depositario di un qualche incredibile segreto. La verità è scioccante: Wang, in realtà, è un alieno. Quali sono le sue vere intenzioni?

Manetti Bros

The End? L’inferno fuori

E proprio dalla “factory” dei Manetti arriva Daniele Misischia, regista romano specializzato in cinema di genere, che recentemente ha portato nei cinema Il mostro della cripta, horror comedy con Lillo Petrolo. Qualche anno prima, nel 2017, è stata la volta di uno zombie movie ambientato nella capitale: In The End? L’inferno fuori ritroviamo la Roma che conosciamo, con un dettaglio in più: qualcosa sta trasformando la popolazione in zombie e il panico dilaga nell’urbe. Claudio (Alessandro Roja), importante uomo d’affari cinico e narcisista, rimane bloccato in ascensore, inconveniente che, al contempo, risulta per lui l’inizio di un incubo ma anche l’unica possibilità di uscire vivo dall’outbreak zombie. Bloccato tra due piani e intrappolato in una gabbia di metallo, dovrà fare i conti con qualcosa di disumano e aberrante: solo l’istinto di sopravvivenza potrà contrastare l’apocalisse ormai inevitabile.

Caleb

Altro cineasta italiano profondamente radicato nel cinema di genere, vissuto davanti e dietro la cinepresa, è Roberto D’Antona, che proprio come Mainetti ha cominciato a farsi notare con un fan film ma, laddove il regista di Freaks Out si è ispirato a Lupin III per raccontare una storia della periferia romana, D’Antona ha deliberatamente portato in vita Dylan Dog. In seguito, oltre a plasmare diverse opere di genere horror o, quantomeno, fantastico, le ha anche prodotte, portandole alla ribalta in un mercato, come già detto, piuttosto difficile.
L’ultima pellicola lanciata è stata Caleb, in cui una donna, Rebecca, è sulle tracce di sua sorella, una giovane giornalista scomparsa mentre stava indagando su una serie di incresciosi eventi. Le sue ricerche la conducono fino a Timere, un luogo remoto e lontano dal frastuono della quotidianità, ma anche un luogo che custodisce tenebrosi segreti, proprio come l’affascinante Caleb, elegante gentiluomo dai modi ambigui…

Il ragazzo invisibile

Chiudiamo tornando al grande Salvatores, che è stato fautore di un progetto per ragazzi dalle grandi ambizioni, purtroppo frenate da una serie di limiti intrinseci dello stesso.
Il ragazzo invisibile è stato il tentativo di creare un’epica supereroistica cinematografica tutta italiana di grande respiro, con un impianto classico ma declinato in maniera crossmediale: la base era il film, ma la storia si espandeva tramite un romanzo e dei fumetti. La storia è quella di Michele, un adolescente insicuro che scopre di avere un superpotere incredibile: quello di poter diventare invisibile! Non si tratta, ad ogni modo, di un caso: lui è l’anello mancante di un grande puzzle che vede la genesi di diversi giovani dagli strani poteri, e il mistero che lo avvolge è legato alla sua famiglia…
Nonostante un successo decisamente tiepido, Salvatores ha tentato di proseguire la saga nel 2018 con un secondo capitolo: purtroppo, in un mercato dominato dai blockbuster americani, una versione nostrana degli X-Men è automaticamente vista come una pallida e molto meno spettacolare copia, a prescindere dai veri meriti e demeriti dell’operazione.

Freaks Out è nelle sale italiane dal 28 ottobre, distribuito da 01Distribution.

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