Intervista a Romeo Toffanetti: “leggere fumetti è un modo di sognare”

Romeo Toffanetti Intervista

In occasione della 21° edizione del Trieste Science+Fiction Festival, il più importante evento italiano dedicato ai mondi della fantascienza e delle meraviglie del possibile, in programma dal 27 ottobre al 3 novembre 2021 dal vivo a Trieste e online nella sala virtuale di MYmovies, abbiamo realizzato questa intervista a Romeo Toffanetti che ci ha parlato del suo film, Salvadis.

In particolare questo film verrà presentato in anteprima mondiale nella sezione Spazio Italia, la sezione speciale dedicata alle produzioni fantascientifiche made in Italy. La regia di Salvadis, come accennato, è stata curata da Romeo Toffanetti, già noto come fumettista grazie alla collaborazione con la casa editrice Sergio Bonelli Editore che lo fa entrare nello staff della serie di fumetti di fantascienza Nathan Never. Toffanetti ha già avuto esperienze in qualità di regista nel 2005 quando ha scritto e diretto il corto L’ultimo spettacolo, vincitore di un premio per la sceneggiatura al Torino Film Festival, nel 2006 ha scritto e diretto il film Rockstalghia e nel 2009 il cortometraggio 5, proiettato a Cannes nello stesso anno.

Salvadis è ambientato nel piccolo mondo di un remoto paese racchiuso fra le montagne e qui incontriamo gli unici tre sopravvissuti a un’epidemia zombie. Assieme hanno resistito all’invasione dei morti viventi bloccando l’accesso alla valle dove abitano, isolandosi dal resto del mondo. Da un lato Giordano, legato ai ricordi di un passato ormai perduto, dall’altro Rossella e Alessio i quali, con ancora una speranza di futuro, vorrebbero uscire dalla valle per capire se esiste ancora una realtà oltre quegli orizzonti imposti. Di seguito una piccola clip del film pubblicata su YouTube:

Intervista a Romeo Toffanetti

Romeo Toffanetti Intervista

Salve Romeo Toffanetti, e piacere di conoscerti (avevo chiesto se potevo dare del tu), vorrei partire chiedendoti come è nata l’idea della storia di Salvadis e perché hai scelto di raccontare proprio questa storia?

Allora io ho vissuto otto anni in quel “piccolo Paradiso”, come lo chiamo io, che si trova nel comune di Barcis, e lì ho fatto dei corsi di disegno per ragazzi. Quello che ho notato è che i ragazzi erano molto curiosi anche di cinema e così nella saletta della scuola ho iniziato a far proiettare alcuni film di fantascienza e horror per farglieli conoscere. Tra questi La Cosa di Carpenter e vari titoli della cultura degli anni ’80/’90 che li avevano colpiti molto e così in seguito abbiamo deciso di elaborare un cortometraggio che ha avuto molto successo, ed è arrivato a Cannes. Durante la lavorazione del corto, ho notato in questi ragazzi una sorta di chiusura e timore verso il mondo esterno, al di fuori di questa piccola valle, e lì ho avuto l’idea del film. Volevo realizzare un film sugli zombie che fosse una metafora della chiusura di quei posti e di come vivevano questi ragazzi e che facesse in modo che il loro paese fosse l’ultimo baluardo sicuro. In origine  il titolo avrebbe dovuto infatti essere l’Ultimo Paradiso ma poi è stato cambiato.

Le riprese del film come si sono svolte? Perché si è voluta mantenere la scelta del dialetto come lingua parlata che avevate già utilizzato nel corto intitolato 5?

Abbiamo scelto di mantenere il dialetto anche stavolta perché volevo che gli attori, che non sono professionisti, fossero il più naturale possibile e potessero sfruttare tutte le sfumature del loro modo di parlare. Le scene le ho realizzate con il mio tecnico di fiducia con cui abbiamo lavorato anche a 5 e Rockstalghia, abbiamo realizzato anche alcune scene con il drone ma poche perché ormai lo usano dappertutto. Inoltre abbiamo scelto di fare le riprese in presa diretta perché volevo che gli attori fossero se stessi al cento per cento.

Romeo Toffanetti Intervista

In Italia, per adesso nessuno aveva realizzato un’idea simile, ti sei però ispirato a qualche storia che conoscevi?

L’ultima cosa che ho visto sul tema è The Walking Dead e che ho utilizzato come ispirazione ma la storia era una cosa che avevo provato in prima persona con i ragazzi vivendo per tanto tempo con loro in questo Ultimo Paradiso.

Ho trovato la colonna sonora del film molto interessante, l’hai scelta tu?

La colonna sonora in realtà era l’ultima cosa a cui avevo pensato ed ero ancora nel panico perché non avevo trovato i pezzi. Poi ho chiesto ad un amico, che suona per i Black Flamingos e loro mi hanno fornito una quarantina di pezzi che poi ho adattato per il film. Un bel lavorone. Tra l’altro posso dire che con loro adesso sto lavorando a un altro progetto che è una graphic novel che verrà animata con la loro musica. In seguito poi abbiamo intenzione di proiettare la graphic novel e far suonare il gruppo dal vivo. Per quanto riguarda l’uscita, verrà lanciato prima il loro disco e poi la graphic novel. La graphic novel, non ha a che fare con la fantascienza, ma sarà una storia d’amore che all’inizio avevo pensato come un film. Il problema è che negli anni in cui volevo realizzarlo avrei avuto bisogno della neve che ovviamente non c’era e così ho pensato di farlo diventare una graphic novel.

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Ci sono dei progetti che anche in linea con Nathan Never vorresti realizzare in futuro? Ti senti abbastanza libero artisticamente parlando nel proporre storie e temi?

Sì, uno di questi progetti è con lo sceneggiatore di Nathan Never, Giuseppe Vigna, che sarebbe tratto da una doppia storia che si intitola il poeta sempre di Nathan Never. Il personaggio di Joe Vengeance è un poeta del futuro che legge le sue poesie e ci parla di come sarà l’arte nel futuro.

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A proposito di questo, come pensi sarà l’arte nel futuro?

Bella domanda, io ho la convinzione che siamo già nel futuro e che stiamo vivendo quello che prima quando ero giovane io, era considerato fantascienza. Se ci pensi, Blade Runner è ambientato nel 2019 quindi certe cose di adesso sembrano proprio fantascienza. Mi è capitato proprio l’altro giorno di assistere a una scena in cui cinque ragazzi al bar non si rivolgevano la parola e stavano ognuno al proprio cellulare in una sorta di bolla di alienazione. Non avrei mai immaginato di vedere scene del genere quando ero ragazzo.

Stamattina ho letto che il settore della carta è in crisi e che alcune uscite di collane di fumetti slitteranno a date da destinarsi? Che ne pensi? Pensi che il fumetto cartaceo verrà sostituito da quello digitale?

Il fumetto è sempre rimasto nel corso degli anni e c’è bisogno delle emozioni che ti regala ogni mese quando aspetti l’uscita per seguire le avventure del tuo personaggio preferito. E’ un’emozione insostituibile avere la copia cartacea non è solo una questione di collezionismo, tant’è che durante il lockdown si sono letti più fumetti e le vendite erano addirittura aumentate. Per me è difficile leggere i fumetti su iPad e cellulare avere l’oggetto in mano è tutta un’altra cosa ed è insostituibile. Il bisogno di emozioni e di entrare in una realtà tutta tua, il fumetto riesce a donartela con il suo formato, con l’andamento di lettura dettato dalle vignette, è davvero un modo di sognare.

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Domanda scontata: come ti sei approcciato al disegno?

Molto semplice, già da ragazzo ero un fan sfegatato di Bonelli, leggevo soprattutto Tex e Zagor e alle medie non facevo altro che disegnare quello che vivevo e vedevo nei fumetti. In seconda media disegnavo già abbastanza bene e poi ho deciso che sarebbe stato il mio lavoro, era quello che volevo fare. Non solo, ma ogni film che vedevo lo ridisegnavo. Quando ho visto Sugarland Express di Spielberg l’ho disegnato tutto, mi aveva colpito molto.

Nel 2020 c’è stata una mostra con i tuoi disegni a Pordenone e una anche a Trieste, c’era qualcosa di inedito?

Nel 2020 ho fatto due mostre: una a Pordenone e una a Trieste. La prima era sulle illustrazioni degli anni novanta dove mostravo la città nel futuro ed è la raccolta che è diventata Diario di un sopravvissuto.

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Quali film ti porti nel cuore e perché e qual’è l’ultimo che hai visto?

Ti posso parlare dei registi che amo di più, sono tre: Kubrick, Billy Wilder e Tarkovskij. Molto diversi da loro. Di Billy Wilder adoro il suo talento e la sua capacità incredibile di parlare di cose delicate in modo ironico però sotto c’è sempre un tema potente. Quella capacità di narrazione è davvero rara. Tarkovskij perché ha coniugato il cinema alla poesia, all’arte in senso più ampio. Kubrick perché ogni film è diverso dall’altro. Ogni film è una cosa a sé. Amo il cinema americano degli anni Settanta, tutto i registi che hanno fatto parte di questo linguaggio da Sarafian a Scorsese e Cimino. Il loro linguaggio è pulito, la regia non è mai in conflitto con la storia. La più grande capacità è che entri nella storia, nel film e vivi quella storia.

 

Altri aspetti che ami del cinema?

Uno degli aspetti che amo di più, essendo un’appassionato di musica, è la colonna sonora, il poter coniugare l’esperienza visiva e il suono per me è fantastico. Un altro film che mi ha colpito tantissimo e che mi ha fatto entrare nella storia è stato La Signora della Porta Accanto di Truffaut, magnifico. Quel ritmo narrativo è incredibile e gli attori sono favolosi. La musica per me è essenziale, ascolto dodici ore di musica al giorno quando lavoro e disegno. Mi piace molto il blues, la musica sacra, Bach, Brams ma anche musica contemporanea con gruppi dark e Johnny Cash soprattutto gli ultimi dischi. Un’artista che mi sta a cuore è Violeta Parra, una cantautrice cilena.

Salvadis sarà disponibile per la visone su MYmovies.

 

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