Tim Burton, l’incontro con il regista alla Festa del Cinema di Roma: “L’ultima esperienza con la Disney mi ha traumatizzato”

Tim Burton, incontro Festa del Cinema di Roma

Tim Burton ama lavorare ad i suoi film ed esprimersi a livello artistico, ma è terrorizzato dal contatto con il pubblico, non per il pubblico in sé per sé, ma, piuttosto, per una sorta d’insicurezza nell’avvertire costantemente la sensazione di non poter piacere. Questo è l’impatto trasmesso dal regista attraverso alcune delle sue dichiarazioni fatte durante la permanenza alla Festa del Cinema di Roma 2021, di cui vi proponiamo qui di seguito il report.

Ma l’incontro di Tim Burton con il pubblico alla Festa del Cinema di Roma, al contrario delle paure del regista, è stato un vero e proprio bagno di folla, con appassionati in visibilio per il regista, e per le clip mostrate durante l’incontro ravvicinato che ha portato alla consegna del premio alla carriera. Abbiamo assistito sia all’incontro di Burton con la stampa, che a quello con il pubblico, moderato da Antonio Monda e Richard Peña: ecco che cosa è accaduto.

tim burton tarantino

Un outsider dalla parte degli emarginati e dei freak

Tim Burton, incontro Festa del Cinema di Roma

Burton ha esordito parlando del suo ruolo di outsider nella vita, un qualcosa che si riflette anche nei suoi personaggi “per me era normale riferirmi a character di questo genere. Mi sono sempre interessato a delle minoranze, un tema che oggi viene molto affrontato“.

Del resto Burton ha raccontato costantemente figure emarginate, reietti, o personaggi poco considerati, partendo da Ed Wood, fino ad arrivare a Edward Mani di Forbice.

Ciò che mi affascina di un personaggio come Ed Wood è il fatto che fosse spinto da una grande passione, e grazie a questa passione pensava di fare grandi opere. Tutto ciò permette di affrontare il discorso su ciò che riteniamo arte, e ciò che pensiamo sia m***a. Ad esempio, in Big Eyes ho parlato delle opere di Keane, che molti americani tengono esposte nel salotto, mentre per me sono inquietanti. Ognuno ha delle prospettive diverse sulle cose, e, se considerate il caso di Edward Mani di Forbice, in quel caso, ho voluto raccontare una favola a modo mio. Un qualcosa che viene dalla mia infanzia.

A proposito di Edward Mani di Forbice, Burton ha sottolineato che, quantomeno con lui alla regia “non ci sarà mai un sequel”. Però il filmmaker ha lasciato le porte aperte per una futura collaborazione con Johnny Depp, “che è un mio grande amico, e con cui ho sempre avuto il piacere di lavorare”.

Edward Mani di Forbice, i film su Batman e tanti altri lungometraggi vengono considerati pellicole dark, ma Tim Burton non ama le etichette.

Io non mi definisco dark- ha rimarcato- non mi piacciono le etichette, e poi alcune cose sono piuttosto relative: ad esempio quando ho realizzato Batman – Il Ritorno c’era chi lo considerava un film troppo dark, ed altri dicevano che fosse troppo leggero rispetto al precedente. E intanto McDonald’s si ritrovava a vendere gadget del Pinguino che toglieva dalla bocca uno strano liquido nero.

E proprio Batman è uno dei lavori che ha consacrato Tim Burton, che sui suoi film dedicati al popolare supereroe è stato chiaro:

All’epoca non c’erano molti riferimenti, avevamo il telefilm su Batman di Adam West, e poi i film su Superman di Christopher Reeve. E quello che ho fatto assieme a coloro che hanno lavorato su quei film è diventato uno dei punti di riferimento per gli attuali cinecomics.

Mani di Forbice, Chalamet

Quando i sogni della Disney si trasformano in un incubo

Tim Burton, incontro Festa del Cinema di Roma

Burton, del resto, è stato un autore che ha sempre lavorato con le grandi case di produzione, realizzando però film dal taglio atipico e piuttosto originali.

Sì- ha detto- è una cosa strana. Sono abituato a lavorare con i grandi Studios, ma sono stato sempre abituato a fare progetti piuttosto liberi a livello creativo, il che è strano, e forse nasce dal fatto che neanche loro capiscono bene su cosa lavori, a volte. Però l’ultima mia esperienza con la Disney su Dumbo mi ha traumatizzato a tal punto da farmi fermare per un po’ di tempo.

La Disney, quella Casa di Topolino che sembra essere stata spesso una sorta di gabbia per Tim Burton, che ha ricordato in maniera molto negativa i suoi primi anni da animatore proprio all’interno di quegli Studios.

Era orribile, quelli erano i tempi più duri per loro, si trattava degli anni Ottanta, un periodo in cui non sono usciti grandi film di animazione della Disney. Si trattava di una fase di passaggio, c’erano tanti grandi artisti, ma all’epoca erano un po’ sprecati.

E dalla Disney si è arrivati a Netflix, per cui Tim Burton sta realizzando la serie TV su Wednesday de La Famiglia Addams, un personaggio che secondo il regista “è piuttosto particolare, molto profondo. Sarà un lavoro interessante”.

In questo incontro con Tim Burton di cui vi riportiamo il report, il regista ha ricevuto, direttamente dalla Festa del Cinema di Roma, un premio alla carriera che rappresenta anche il legame dell’autore con l’Italia. E proprio in quest’occasione Burton ha voluto proporre una clip dedicata a dei film di Mario Bava (nello specifico Diabolik e La Maschera del Demonio), un autore che il filmmaker americano sembra proprio adorare.

Ricordo di aver visto La Maschera del Demonio durante una rassegna di film horror negli anni Ottanta- ha detto- mi colpì molto questa capacità di Bava di saper creare delle atmosfere oniriche, chiaramente inquietanti. Ma è una caratteristica che ho trovato anche in altri grandi registi italiani, come Federico Fellini e Dario Argento.

Ed il legame tra Tim Burton e l’Italia è stato rafforzato dal premio alla carriera consegnato da tre grandi personaggi del cinema con cui il regista americano ha collaborato: stiamo parlando di Gabriella Pescucci, Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo.

Chiudiamo questo report sull’incontro di Tim Burton alla Festa del Cinema di Roma 2021 riportando alcune dichiarazioni legate alle paure del grande regista che, così come accennavamo inizialmente, hanno a che fare con la reazione del pubblico di fronte ad i suoi lavori, o alla sua stessa persona.

Sono terrorizzato dai test screening- ha detto- credo se ne faccia un uso distorto. Ma anche il contatto con il pubblico mi mette paura, stare su un palco come sto facendo ora mi terrorizza. Invece quando lavoro, quando faccio film, trovo un rifugio, un qualcosa che mi stimola e mi appassiona.

Ma il pubblico di Roma ha amato Tim Burton, ed il regista ha cercato di restituire questo calore firmando più autografi possibili. Molte cose nella vita sono soggettive, ed il punto di vista di Tim Burton, così oscuro ma allo stesso tempo pieno di meraviglia, dalla parte degli emarginati ma capace di creare un’empatia oceanica, dimostra come la possibilità di esprimere il proprio punto di vista e la propria essenza sia una cosa preziosa. Anche per questo va detto grazie a Tim Burton.

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