A giudicare dalle reazioni susseguitasi all’annuncio di Strappare lungo i bordi, è difficile ignorare il fatto che Zerocalcare (nome d’arte di Michele Rech) in Italia sia un vero e proprio fenomeno, entrato di diritto nella cultura pop del Paese e in grado di coinvolgere un pubblico così trasversale da andare ben oltre gli stessi lettori dei suoi volumi a fumetti. Rebibbia Quarantine, la celeberrima serie di video animati che ci ha accompagnato durante il lockdown sui social e su Propaganda Live, è un esempio calzante di quanto la formula di Zerocalcare possa diventare virale, oltre ad essere una sorta di predecessore di un progetto come quello di Strappare lungo i bordi.
Sei episodi di una durata intorno ai 15 minuti (considerate che i primi due sommati fanno circa 35 minuti) attraverso quello che sembra essere un certo sviluppo orizzontale, abbastanza accennato e molto fumoso in questo avvio della serie, complice una tendenza a sketch e parentesi estremamente verticali che dà – almeno da quanto si vede fino ad ora – poca consistenza narrativa al racconto, poca ciccia. Su questo però la mia opinione è ovviamente parziale in questa recensione dei primi due episodi di Strappare lungo i bordi, quindi prendetela con le pinze.
In ogni caso, prima di continuare e andare nel dettaglio, vi ricordo che Strappare lungo i bordi è stato presentato alla Festa del Cinema di Roma e arriverà su Netflix dal 17 novembre, prodotto da Movimenti Production in collaborazione con BAO Publishing.
Strappare lungo i bordi in questi primi due episodi assume una struttura prettamente verticale
Come anticipavo sopra, Strappare lungo i bordi in questi primi due episodi assume una struttura prettamente verticale, quindi è pure complesso fare una quadra e riassumere il tutto per un veloce sunto delle premesse: sostanzialmente vediamo Zerocalcare, Sarah e Secco (personaggi ben noti nell’universo dei racconti di Rech) affrontare un viaggio, un viaggio che presumibilmente include come punto di arrivo una certa Alice, accennata più volte in questa partenza e dunque molto probabilmente centrale negli sviluppi della serie.
In questa verticalità c’è di sicuro il principale appunto che mi sento di fare a questo primo terzo di Strappare lungo i bordi, che mi sembra per ora manchi di quella sostanza in grado di creare un filo rosso e dare coesione attraverso le puntate. Rech stesso ha ammesso nell’Incontro Ravvicinato alla Festa del Cinema (di cui arriverà un resoconto qui su Lega Nerd) che lo sviluppo orizzontale si noterà meglio nei prossimi episodi, ma allo stato attuale quello che mi trovo a valutare è una serie che manca di una direzione precisa e chiara, spaziando in un flusso di coscienza tra flashback, esilaranti parentesi e riflessioni più personali e introspettive.
A proposito di esilaranti parentesi, a scandire una comicità strabordante di idee e dai tempi perfetti ci pensa il mix tra il romano sbiascicato tipico di Zerocalcare (che doppia con successo tutti i personaggi eccetto uno), una animazione esplosiva e vivace, i riferimenti eclettici e schizofrenici, una scrittura a tratti geniale e un montaggio davvero molto serrato. In particolare, la scrittura è tale da rendere gli episodi piuttosto corti non tanto per un’effettiva mancanza di contenuto, ma per la scelta lucida di premere con insistenza sull’acceleratore del ritmo.
Lo stile del disegno è stato ammorbidito e ripulito, ma è estremamente fedele a quanto siamo stati abituati a conoscere
Su questo si aggiungono come ciliegine sulla torta la voce di Valerio Mastandrea come l’Armadillo, perfettamente adatta all’ormai celebre coscienza sprezzante di Zero, e una generale fedeltà al vincente stile del disegno che siamo stati abituati a conoscere nei vari volumi pubblicati negli anni da Bao. In ogni caso qui lo stile è stato decisamente e visibilmente ripulito, ammorbidendolo e rendendolo meno grezzo, per ovvi motivi, tra cui la portata della produzione e il passaggio ad una animazione di questo livello.
Tuttavia, come ho accennato, nonostante manchi per ora (o quantomeno non si percepisce) una orizzontalità nel racconto, Strappare lungo i bordi non si limita all’aspetto comico, ma lancia più di qualche suggestione di una certa profondità. Rispettando una modalità che tra l’altro rispetta il suo modus operandi da sempre, Zerocalcare utilizza a volte come cavallo di Troia aneddoti personali esposti in maniera esilarante per fare il salto e accerchiare e toccare (ma per ora senza grosse pretese e senza pedanteria o insistenza) temi più complessi e personali.
Anche lo stesso titolo della serie rimanda ad un concetto molto affascinante, introdotto nel primo episodio e di sicuro centrale per il racconto tutto e per la risoluzione del personaggio ancora fumoso di Alice. Strappare lungo i bordi vuol dire infatti ritagliare lentamente lungo i bordi di una vita già programmata, per poi in questo lavoro meticoloso rimanere incastrati in una inerzia influenzata dalle aspettative sociali per genere o ruolo (estremamente affrontate nella serie, tra il serio e il faceto), inerzia che toglie anche spontaneità ai momenti.
In conclusione di questa recensione dei primi due episodi di Strappare lungo i bordi, sono molto curioso di capire la direzione generale che prenderà la serie negli altri quattro episodi, perché manca solo una consistenza orizzontale e tematica che credo almeno in parte si presenterà. Per il resto, funziona letteralmente tutto, e ci troviamo di fronte a tutti gli effetti ad una piccola chicca che farà impazzire il pubblico. Chissà poi quale sarà l’effetto nel vederlo doppiato in altre lingue, e chissà soprattutto se avrà presa sul mercato internazionale (per quanto l’obiettivo sia chiaramente l’Italia), soprattutto in funzione della grandissima difficoltà che pone localizzare e rendere fruibile sullo stesso piano dell’italiano (o del romano) un lavoro legato a Zerocalcare.
Tutti gli episodi di Strappare lungo i bordi sarà disponibile dal 17 Novembre su Netflix
I primi due episodi di Strappare lungo i bordi sono più che riusciti, sia nella loro fedeltà allo stile del disegno di Zerocalcare, sia nella resa comica di situazioni surreali e aneddoti raccontati dal sempre simpatico sbiascicare romano di Rech. Rimane la capacità di Zerocalcare di passare dal comico ad un registro più serio e personale, ma per ora (e sottolineo, per ora) non si vede davvero una consistenza orizzontale tale da rendere compatta la serie nel suo complesso, al di là di qualche accenno.
- Risate a crepapelle per una comicità strabordante di idee e dai tempi perfetti, grazie anche ai tantissimi e schizofrenici riferimenti e allo sbiscicare in romano di Zerocalcare
- Come al solito per i lavori di Zerocalcare, c'è una certa capacità di fare il salto dal comico a temi più complessi e personali, e viceversa
- L'animazione è fedelissima allo stile del disegno che siamo stati abituati a conoscere
- Manca (o comunque ancora non ha preso vera consistenza) la dimensione orizzontale del racconto, il collante narrativo della serie