Jenny Yohana Kansil ha parlato con noi della nuova collezione presentata alla Fashion Week di Milano, del senso di ribellione che vuole trasmettere alle giovani donne in carriera, di femminismo, di come viene lavorato il Batik e le sue opinioni sui giovani designer locali e la sua speranza per il futuro dell’industria della moda.
L’imprenditrice nata a Samarinda, circa dieci anni fa, si è trasferita da Surabaya a Jakarta per creare una delle migliori scuole di moda in Indonesia, l’Istituto di Moda Burgo Indonesia. Tra i suoi allievi spiccano Janice Pradipta Setyawan e Benita Pradipta Setyawan, che hanno fondato MAQUINN. Jenny Yohana Kansil, che vive a Jakarta, ha portato una collezione unica alla Fashion Week di Milano che si tenuta a settembre 2021.
Jenny Yohana Kansil ci ha anche parlato del fatto di come diventare una stilista di moda è stato il suo sogno per tanto tempo, ma non ha mai pensato di potercela fare. Il suo stile è mix di eleganza punk, semplice e accattivante. Per quanto riguarda i suoi stilisti preferiti, è una fan di Roberto Cavalli, è una donna dalla mentalità aperta e amante del divertimento che ha condiviso i suoi pensieri più onesti e profondi.
La sua scuola introduce le competenze tecniche dell’industria della moda italiana in Indonesia, attraverso un’intensa formazione pratica e un metodo d’insegnamento personalizzato.
Per lei però è fondamentale educare non solo la mente ma anche il cuore, e il vero successo è quello di vedere i sui studenti condividere la sua passione, l’impegno e la crescita professionale e personale. “Quando amore e tecnica lavorano insieme, nasce un capolavoro”.
Piacere di conoscerla Jenny Yohana Kansil. Lei ha fondato l’Instituto di Moda Burgo Indonesia. Ci racconta quando ha realizzato di voler diventare stilista?
In realtà è stato un viaggio molto lungo, che continua ancora adesso ed è sempre pieno di sfide. Io in realtà ho studiato psicologia e poi mi sono dedicata all’economia ma mi sono sempre sentita come se mi mancasse qualcosa. Come se un pezzo di me non ci fosse e da lì ho iniziato a intuire che qualcosa doveva cambiare. Fin da bambina ho sempre amato disegnare e disegnavo i vestiti anche per le mie bambole. Poi ho deciso di farlo diventare il mio lavoro e ho iniziato a disegnare vestiti, all’inizio piacevano molto però volevo avere una tecnica perfetta. Questo mi ha portata all’Istituto di Moda Burgo in Italia per inseguire il mio sogno di diventare stilista e migliorare le mie capacità. Dopo tre mesi di duro lavoro, Fernando Burgo mi ha proposto di aprire una filiale in Indonesia, perché c’erano molte richieste che provenivano dal mio paese e io volevo fare in modo che questo lavoro avesse molto valore anche lì. Di seguito la collezione presentata a Milano (via YouTube):
A proposito della collezione Primavera-Estate che hai presentato a Milano, ci racconti come nasce la tua ispirazione e quanto lavoro c’è dietro?
Quello che posso dire è che non è stato facile creare l’ultima collezione perché ho dovuto coordinarmi con tutti i miei collaboratori a distanza a causa della pandemia e anche se siamo molto affiatati il lavoro è stato molto. Una delle mie giornate tipo era svegliarmi presto, verso le 8 di mattina, e andare a dormire alle 3 di notte.L’atmosfera che si è creata però è stata molto bella perché ci mettevamo in contatto ognuno da una parte diversa del globo, chi da Milano, chi dall’Inghilterra, chi dall’Indonesia. E’ fantastico pensare che il mio viaggio mi abbia portato fino a qui. Per l’ispirazione penso al mio paese e in questo caso al Batik. Ho voluto creare una collezione insieme ai miei allievi che fosse portatrice nel mondo di questa lavorazione dei tessuti e della sua storia. E’ un rituale bellissimo.
A proposito di questo, a chi non conoscesse il Batik e le sue origini cosa può raccontare? I colori e i disegni che significati hanno?
In Indonesia ci sono tantissimi tipi di Batik e la sua storia rimane tutt’ora avvolta nel mistero. Il Batik è una tecnica usata per colorare i tessuti mediante la copertura delle zone che non si vuole tinte tramite cera o altri materiali impermeabilizzanti: argilla, resina, paste vegetali, amido. Il termine deriva dalle parole indonesiane amba (scrivere) e titik (punto, goccia), l’azione dell’artista per realizzarlo è detta membatik. In Indonesia la sua lavorazione è legata a vere e proprie cerimonie rituali con altre tecniche a riserva come l’ikat e il Plangi, ha raggiunto grande raffinatezza tecnica ed elaborato una complessa iconografia. In Europa la tecnica viene descritta per la prima volta nella Storia di Giava pubblicata a Londra nel 1817.
Ho scelto di portare questa lavorazione nella collezione perché volevo che rappresentasse una ribellione, una rinascita.
La ribellione verso la società e la rinascita per il particolare periodo storico che stiamo vivendo?
Sì, esattamente. Il mio viaggio mi ha portato qui per un motivo. Mi piacevano i vestiti da quando era bambina, ma non era solo questo. In Indonesia le donne devono lavorare molto per fare lavori prestigiosi e io volevo che anche fare la stilista lo fosse e mi sto battendo per questo. Non solo, volevo con i miei vestiti, fare collezioni dedicate esclusivamente alle donne, creare qualcosa che facesse sentire le donne sicure di se stesse, potenti e con la possibilità di muoversi al di fuori dagli schemi prestabiliti. Inoltre tra i designer locali, amo Ali Charisma. È un camaleonte ed è il fondatore della Camera della moda indonesiana.
Vorrei farti una domanda più personale, io penso che le donne in ogni parte del mondo debbano combattere con gli stessi problemi. Vedi, noi veniamo da due città diverse, ma penso che mi puoi capire se ti parlo di come sia tuttora difficile emergere per una donna professionalmente parlando e di come sia difficile a volte creare un senso di cameratismo…
Capisco molto bene quello che stai dicendo. Il mio lavoro mi ha permesso, con il tempo, di arrivare a creare un senso di comunione e collaborazione con le persone con cui lavoro ma non è sempre stato facile. Spesso si deve scendere a compromessi ma senza perdere di vista i propri valori e il proprio valore. Alcuni dei capi della mia collezione spesso usano motivi circolari, per questo uso anche i mantelli, e lo faccio perché nella mia cultura il cerchio è molto importante non solo crea un senso di protezione e appartenenza ma è anche simbolo di speranza. Dopo questo periodo difficile che tutti abbiamo attraversato, io compresa, l’Indonesia è stata colpita molto duramente dalla pandemia e persone della mia famiglia ne sono state colpite, ho capito che c’è bisogno di comunicare speranza. Personalmente ritengo che tutto accade per un motivo e questo è successo per farci diventare più forti e spingerci verso qualcosa di nuovo e di positivo. sono una persona molto positiva (sorride sempre con dei sorrisi incantevoli). I nostri abiti ci rappresentano e comunicano qualcosa di noi, non si tratta solo di ostentazione ma di celebrare chi siamo.
Domanda strana: c’è qualcosa che vorresti dire che non ti è mai stato chiesto?
Spesso mi viene chiesto come mi vedo nei prossimi cinque, dieci o vent’anni. Ma quello che mi viene da dire è quello che ho imparato io lungo il mio percorso. Qualunque strada una persona voglia prendere nella vita, che voglia fare il designer o altro, dovrebbe tenere a mente due cose fondamentali: non esistono sbagli, bisogna sempre provare passione per quello che ci piace fare e l’unico modo per scoprirlo è farlo.
Per tornare al discorso dell’ispirazione, io vado molto fiera delle mie origini e del mio background e so che questo sarà presente nel mio lavoro come ispirazione e come punto di partenza.
Voglio far conoscere al mondo non solo il Batik e chi l’ha creato, ma sentirmi una pioniera nel mostrare al mondo anche il lavoro dei miei allievi e fare in mondo che loro abbiano già un percorso da seguire. In un certo senso fare in modo di aprire più strade. Se si vuole diventare bravi in qualcosa, bisogna sapere cosa si vuole e anche dopo averlo ottenuto, continuare a impegnarsi per raggiunger nuovi risultati. Ricordarsi solo il risultato che si era sognato all’inizio.
La collezione che ha presentato alla Milano Fashion Week è stata un successo. Si sente soddisfatta? Sta già lavorando a progetti futuri? Ci può parlare di qualcosa in anteprima?
Sono stata molto fiera del lavoro svolto sia da parte mia che dai miei collaboratori ed allievi. Soddisfatta sì, naturalmente sto già pensando alla collezione Autunno-Inverno e so già che vorrò usare un colore in particolare, che ha un significato molto interessante: dare un senso di calore a chi lo indossa e un senso di sicurezza nei suoi pensieri. Lo trovo fantastico. Sono molto contenta dei risultati che abbiamo raggiunto in questi anni e spero che le nuove generazioni trovino il coraggio di buttarsi senza aver paura del fallimento. Nessuno ottiene grandi risultati in poco tempo, pensa a Louis Vuitton che ha iniziato la sua attività nel XVIII secolo. L’ultima cosa che mi sento di dire è che la pandemia ha di fatto cambiato l’industria della moda locale. Sento che in questo momento i marchi locali hanno più opportunità e sempre più persone sono interessate a un marchio di moda con un grande background culturale. L’industria della moda in Indonesia ha molte potenzialità e voglio sostenere i giovani designer di talento locali.
Ci tengo a ringraziare profondamente Jenny Yohana Kansil per aver condiviso con me non un semplice scambio di domande e risposte ma una visione ispirata di un’artista come lei. Avere l’occasione di parlare con menti così argute e luminose è sempre un dono e non vedo l’ora di vedere le sue prossime creazioni.