Nel corso degli ultimi mesi, non sono mancate le problematiche legate agli store digitali su mobile, sia per quel che riguarda Google, sia per Apple. Nel 2018, come ricordano le pagine di 9to5Google, l’Unione Europea ha imposto una tassa di 4,34 miliardi di euro a Google per via di pratiche che minavano la competizione su sistemi operativi Android. Il colosso non ha però accettato il tutto, e ha deciso di pungere l’istituzione su un tassello piuttosto dolente.
All’effettivo Apple non è stata infatti colpita da questa tassa, e per via di ciò Google ha fatto notare come l’Unione Europea abbia chiuso un occhio sull’altro versante, focalizzandosi troppo sulle sue pratiche. Il tutto è nato per via di requisiti delle app di Google, che richiedevano l’utilizzo del Play Store, e solamente questa settimana diverse ulteriori battaglie legali sono nate al fine di combattere l’imposizione dell’Unione Europea.
L’avvocatessa Meredith Pickford è intervenuta criticando la corte, trovate qui di seguito la sua dichiarazione riportata sulle pagine di Reuters, in cui viene esposto il problema relativo alla possibile mancanza di attenzione verso la condotta di Apple:
La Commissione chiudi gli occhi davanti alle reali dinamiche competitive di quest’industria, quella fra Apple e Android. Definendo i mercati in maniera troppo restrittiva e minimizzando il potente vincolo imposto dalla potentissima Apple, la Commissione ha erroneamente deciso che Google risulta dominante nei sistemi operativi mobile e negli app store, quando in realtà Android è un’eccezionale storia di successo del potere della competizione in azione.
L’avvocato Nicholas Khan della Commissione ha risposto che all’effettivo portare Apple nel discorso lascia il tempo che trova, e che di conseguenza il tutto risulta abbastanza inutile. Questo ha inoltre specificato che il comportamento di Google ha negato ogni tipo di competizione.