Dopo l’ennesima stangata voluta dal Governo, l’industria del gaming cinese ha deciso di assecondare le pressioni della politica avviando un processo di auto-regolamentazione, con lo scopo di combattere la dipendenza dei minorenni.
Sono oltre 200 le aziende cinesi che hanno aderito all’iniziativa della CGIGC, la più grande organizzazione del settore affiliata al National Press and Pubblication, l’ente che si occupa di regolamentare i media. Tra le aziende firmatarie troviamo ovviamente anche il colosso Tencent e NetEase.
Tra le proposte di auto-regolamentazione, le aziende citano anche soluzioni estremamente draconiane, come l’utilizzo di tecnologie di riconoscimento facciale volte a riconoscere i giocatori minorenni.
Negli ultimi mesi la Cina ha promosso un ulteriore stretta contro l’industria dei videogiochi e, ancora più in generale, contro alcuni modelli culturali della cultura web cinese. I minorenni cinesi potranno giocare per solamente tre ore a settimana, un’ora al giorno da venerdì a domenica.
La Cina ha anche espressamente vietato alcuni talent show, mentre i principali social come WeChat si sono impegnati a contrastare l’idolatria delle celebrity. La National Press and Pubblication anche chiesto ai media, alle televisioni e alle piattaforme tech di interrompere la promozione di canoni di bellezza ritenuti eccessivamente ‘effeminati’.