Apriamo le danze della recensione di Mona Lisa and the Blood Moon enfatizzando il fatto che un buon thriller deve avere un buon protagonista e questo ce l’ha. Il film è elegantemente ironico e comincia, come ogni fiaba moderna che si rispetti, in un manicomio. È lì che Mona Lisa (Jeon Jong-seo), una trovatella, è in ginocchio costretta in una camicia di forza.

Dopo poco vediamo arrivare un’inserviente loquace e beffarda che apparentemente va a tagliare le unghie della ragazza e a insultarla. Il modo in cui la scena è girata, ci trasmette tutta l’energia repressa di Mona Lisa; sappiamo che ci sarà un atto di violenza. Quello che non ci aspettiamo è che Monna Lisa, con un’esplosione di quella che sembra essere rabbia telecinetica, la usi per guidare i movimenti dell’assistente, alzando il braccio e costringendola a pugnalarsi alla coscia, più volte, con il tagliaunghie.

Mona Lisa riesce così a sfuggire dal manicomio e inizia a vagare nella notte, sotto lo sguardo vigile di una grande luna piena. Ambientato in alcuni dei più squallidi dintorni di New Orleans (e anche nel quartiere di Bourbon Street, che ha la sua vibrante trasandatezza da strip-club),

Mona Lisa and the Blood Moon è una contraddizione, un film violento con sprazzi di dolcezza, ma vuole essere soprattutto un racconto intelligente per adulti.

Da sola, Mona Lisa si occupa di chiunque la minacci o le dia fastidio – e ci sono molti di questi molestatori – allo stesso modo in cui ha fatto con l’inserviente: controllando i loro movimenti con la telecinetica e costringendoli a fare del male da soli. Incontra anche degli amici, e ovviamente cambia le loro vite. Di seguito una clip dal red carpet e dalla conferenza stampa di YouTube:

Una favola indie in chiave moderna

Mona Lisa and the Blood Moon la recensione

Continuiamo la recensione di Mona Lisa and the Blood Moon facendo una semplice considerazione: il cinema hollywoodiano è sempre stato intriso di fantasia ma c’è solo una cosa che può dare vita a un film come questo, investendolo di emozioni che anche la colonna sonora aiuta a sostenere. È la sua sceneggiatrice-regista sa cosa sta facendo in modo così squisito che si colgono la sua sincerità e la sorpresa del suo slancio cinematografico.

Questo è ciò che fa Ana Lily Amirpour in Mona Lisa and the Blood Moon. Come regista, ha la capacità non solo di raccontare una storia ma di tenere un pubblico nel palmo della sua mano.

Jeon Jong-seo, agendo con la feroce immobilità di ragazza selvaggia, interpreta Mona Lisa come una specie di alieno psichedelico. A quanto pare, è in quel manicomio da 12 anni, da quando ne aveva 10 (è un’immigrata coreana che, si dice, è stata abbandonata negli Stati Uniti). All’inizio, si ferma in un minimarket, dove cerca di comprare dei Cheez Puffos – il tipo di cibo spazzatura che il film presenta come uno sprazzo di innocenza punk, come se questo fosse un remake di Repo Man. Fuori dal negozio, la scena è ripugnante (due ragazze ubriache sono sedute lì e una di loro continua a vomitare), ma la vera crudeltà è il modo in cui Amirpour decide di radicare la sua storia in qualcosa di reale.

Mona Lisa incontra Fuzz, uno spacciatore fissato con l’hip-hop e con la frangia di Lou-Reed del 1971 e un’auto truccata che assomiglia a una discoteca. È interpretato da Ed Skrein e, sebbene abbiamo già visto questo tipo di personaggio, Skrein è fantastico in queste ruolo. Riesce a creare una personalità “da strada” unica come ha fatto Riley Keough in Zola (il tutto per la grande somiglianza di Skrein con Vanilla Ice), ma rende ogni sua imprecazione divertente. Fuzz è un ragazzo tenero con un pizzico di pazzia. Dà un bacio a Mona Lisa, e le regala la maglietta psichedelica che indossa, un tie-dye blu scuro con un’eclissi solare sul davanti. Sicuramente batte il look della camicia di forza.

Un viaggio psichedelico sulla Luna

Mona Lisa and the Blood Moon la recensione

Ci avviciniamo alla conclusione della recensione di Mona Lisa and the Blood Moon, con una riflessione particolare: il cibo spazzatura è uno dei temi principali del film. Questo film infatti sfrutta l’influenza delle di questo tipo di cibo nelle nostre vite.

Infatti, è in un volgare fast-food che Monna Lisa incontra Bonnie Belle (Kate Hudson), una spogliarellista che diventa un’amica un pò particolare. Hudson, parlando non con un accento di New Orleans ma con un accento di New York che suggerisce quanto sia lontana da casa, interpreta questo ruolo con un’autenticità senza fronzoli; ha una stanchezza intrinseca, ma anche un accenno di sfida che è parte integrante del suo carattere.

Bonnie offre un rifugio a Mona Lisa, che la ripaga facendo squadra con lei per fare soldi: prendendoli dai tizi (poco raccomandabili) dello strip-club che non danno abbastanza mance per le loro lap dance, e poi andando a fare rapine usando i poteri psichici alle persone agli sportelli automatici.

Il fatto che ciò si realizzi con la telecinesi lo giustifica in qualche modo? Non necessariamente. Nel frattempo un poliziotto, interpretato da Craig Robinson, è ostinatamente alle loro calcagna. Ma tutto ciò rende Mona Lisa parte di una tradizione magnetica di fuorilegge del cinema ed è affascinante perché fa parte della logica sovversiva di cinema. Bonnie ha un figlio di 11 anni, Charlie (Evan Whitten), che è un metallaro, sprezzante nei confronti di sua madre.

Finisce per scappare con Mona Lisa, che è quello che deve fare per vedere il valore dell’amore di sua madre che ha dato per scontato.

Mona Lisa and the Blood Moon non solo ha un tocco indie senza tempo ma anche una colonna sonora che è favolosamente studiata per renderlo un viaggio psichedelico moderno. L’interpretazione di Jeon Jong-seo come Mona Lisa inoltre mostra il potere e l’alienazione come qualcosa di inseparabile ed molto affascinante. E le due qualità lavorano insieme in modo nuovo ed empatico. Alla fine del film, è su un aereo, diretta in un’altra città, piena di piantagrane e di persone che potrebbero usare il suo potere.

Ci sarà un seguito?

 

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73
Mona Lisa and the Blood Moon
Recensione di Laura Della Corte

Concludiamo la recensione di Mona Lisa and the Blood Moon dicendo che è una fiaba indie che trasporta lo spettatore in un viaggio psichedelico con degli elementi curativi. Alla fine la ragazza trova il suo posto nel mondo e in qualche modo aiuta anche gli altri a realizzare le proprie capacità.

ME GUSTA
  • La fotografia surreale
  • La colonna sonora mistica
  • Le interpretazioni degli attori secondari
  • La maturità di Jeon Jong-seo
FAIL
  • Rimane la sensazione di incompiutezza, come se ci dovesse essere un sequel
  • I personaggi rimangono poco conosciuti
  • Pochi dialoghi degni di nota