“Sfuggire da Facebook è impossibile, i suoi tracker sono ovunque”, dice il Washington Post

Secondo un’editoriale del giornalista del Washington Post Geoffrey Fowler, è virtualmente impossibile sfuggire dagli occhi di Facebook, almeno che non si decida di vivere da eremiti digitali, rinunciando completamente ad una vita da persone connesse. In altre parole: non importa se e quanto usate il social network di Mark Zuckerberg, verrete comunque profilati e i vostri dati finiranno nelle fauci di Facebook.

Il motivo di una dichiarazione così forte? I tracker di Facebook sono presenti su 61 delle 100 app più popolari e scaricate per smartphone. Il social ha anche tracker sul 25% dei siti online. Un sito su quattro, su un’infinità di pagine internet create ogni giorno. Queste informazioni ci arrivano da Sensor Tower e Ghostery.

Replicando un analogo esperimento condotto dall’avvocato Megan Borovicka, Fowler ha provato a non usare i prodotti di Facebook – incluso Instagram – per circa due settimane, continuando contestualmente ad utilizzare gli altri servizi e app a cui è abituato. Dopo due settimane, il giornalista ha mandato una richiesta formale al social network per ottenere i dati raccolti sulla sua attività nel periodo in questione.

Nonostante non avesse toccato il social network, Facebook ha comunque monitorato la sua attività su un gran numero di siti e app. Facebook, ad esempio, ha registrato ogni volta che il giornalista ha aperto Hulu per guardare un film o una serie TV. Ha anche registrato le sue sessioni sui What To Expect, Lullaby Trust eHappiest Baby — tutti siti dedicati ai futuri genitori e ad un tema delicato come le gravidanze e la genitorialità.

Complessivamente, Facebook in due settimane aveva monitorato la sua attività su un totale di 95 app, siti e servizi di aziende terze e, in linea di massima, completamente indipendenti da Facebook.

Facebook sarà anche gratuito, ma la verità è che lo pagate con la vostra privacy. E Facebook continua ad alzare il prezzo

ha scritto Fowler.

Non c’è via di fuga da Facebook, un’illustrazione del Washington Post

Ma Facebook non è l’unica mega-azienda tech alla quale sembra essere completamente impossibile sfuggire. Google merita un capitolo a parte, mentre non troppi anni fa una giornalista di Gizmodo aveva tentato lo stesso esperimento con Amazon, salvo scoprire che un estensione per tutelarsi da ogni singolo servizio e prodotto dell’azienda le avrebbe di fatto precluso la possibilità di navigare online e lavorare. Banalmente perché Amazon Web Services è il più grande provider di servizi di hosting e cloud al mondo.

 

 

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