Lino Banfi nello spot TimVision spinge il Moige alla denuncia

In un recente spot tv (che vi riportiamo in video) Lino Banfi riprende il ruolo di Oronzo Canà – pur senza nominarlo – per pubblicizzare la presenza del campionato di Serie A sulla piattaforma TimVision, grazie anche a DAZN. Il linguaggio “colorito” utilizzato dall’attore pugliese, tuttavia, ha fatto intervenire il Movimento Italiano Genitori (Moige) che lo ha denunciato all’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria e al Comitato TV Minori.

Nella nota rilasciata dall’associazione si legge:

Nello spot ‘Mister’ Oronzo è nella sua casa circondato da tutti i suoi trofei, mentre si appresta a vedere in TV la prima partita del nuovo Campionato Serie A. Quando si rende conto però che l’incontro non viene trasmesso sul canale reagisce alla sua maniera, fino a prorompere con un’espressione triviale (“porca ***ena”) riportata in auge ai recenti Europei.

È proprio questa espressione, ovvero ciò che rende sgradito lo spot alle famiglie e ai minori, ad aver richiamato l’attenzione del Moige: sembra infatti che, affinché lo spettatore a casa non si annoi, sia necessario ravvivare l’interesse con qualcosa che possa scandalizzare o almeno catturare Il pubblico.

Una soluzione antiquata e sulla lunga controproducente per le stesse aziende, associate a riferimenti trash nell’immaginario dei clienti, che consigliamo fortemente di non reiterare.

In una TV già subissata da contenuti volgari e inadatti ai minori, non si sente davvero bisogno di un ulteriore dose di cattivo gusto e volgarità: e non è possibile derubricare un’esclamazione del genere traformandola in un motto di spirito o in una forma ironica, giocando magari sul personaggio – amatissimo – di Oronzo Canà. ‘Le parole sono importanti’, diceva Nanni Moretti, e in questo caso le parole scelte per lo spot di TimVision appaiono chiarissime e assolutamente non fraintendibili.

Una nuova iniziativa contro la volgarità in TV che dimostra in modo chiaro come uno degli scopi del Moige sia battersi contro la violenza e la volgarità, soprattutto quando può recare danno ai minori, senza alcun pregiudizio. Le aziende come Tim devono trovare altre strade per coinvolgere il pubblico, evitando di scadere nella trivialità più assoluta, considerando anche che gli spot sono mandati in onda in fascia protetta e che una buona parte del pubblico è composta da famiglie e minori.

ha commentato Elisabetta Scala, vicepresidente e responsabile Osservatorio Media Moige.

La trivialità dello spot, tutt’altro che elegante, è innegabile, tuttavia si tratta dell’utilizzo di un personaggio (e di un’espressione) storico per il pubblico di riferimento, che ha oramai quasi quarant’anni sul groppone. Né il noto attore né TIM si sono al momento pronunciati sulla denuncia, che probabilmente cadrà nel vuoto come gran parte delle battaglie moraliste per cui spesso combattono questo genere di associazioni.

 

 

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