Le azioni di Tencent e NetEase sono crollate di quasi dieci punti percentuali, dopo che un quotidiano controllato dal Partito Comunista Cinese ha chiamato i videogiochi “droga elettronica”, lasciando intendere che nell’immediato futuro potrebbe arrivare una nuova ondata di restrizioni.
In Cina si sta consumando una resa dei conti tra l’industria tech e il Governo. L’industria tech cinese, fino a pochi mesi fa considerata inarrestabile, oggi cede il passo davanti agli interventi sempre più draconiani del partito e dell’antitrust.
Oggi la Cina ha già alcune delle restrizioni più severe all’uso dei videogiochi da parte dei più giovani. Una legge impone limiti ferrei al tempo di gioco quotidiano dei minori. Le software house verificano il rispetto delle leggi anche grazie all’uso di tecnologie di riconoscimento facciale e machine learning.
Se la Cina è stata disposta a bruciare miliardi di euro mettendo il bastone tra le ruote a colossi del calibro di Alibaba e Ant, non ci sono dubbi che il Partito possa tranquillamente fare terra bruciata anche attorno a titani dell’industria come Tencent.
“Nessuna industria e nessuno sport può evolversi in modo tale da distruggere un’intera generazione. Oggi i videogiochi sono una nuova forma di oppio spirituale”, si legge in un’invettiva del Economic Information Daily, una pubblicazione che quando parla con questi toni, lo fa su espresso mandato del Partito. Ma proprio su questo è emerso un giallo: il quotidiano ha poi rimosso l’articolo da WeChat. Passo falso o un avvertimento? Sta di fatto che Tencent ha già annunciato nuove misure per restringere gli eccessi dei più giovani.