Un cast all-star tutto al femminile per una action comedy dal grande impatto visivo? Sulla carta, qualcosa che vendi subito al tuo pubblico d’elezione. Del resto stiamo parlando di un genere piuttosto in voga attualmente, particolarmente adatto ad una piattaforma come Netflix o Amazon Prime Video e perfetto per una visione disimpegnata ma non sciocca. Eppure, nella nostra recensione di Gunpowder Milkshake, scopriamo come non tutte le ciambelle riescono col buco… o come a certi frappè, la panna si scioglie subito.
Kawaii Assassin
Sam (Karen Gillan) è un’assassina su commissione che lavora per una potente organizzazione segreta. Laddove sorge un problema inaspettato, lei è chiamato a risolverlo… e il più recente, tra questi problemi, è il recuperare un trolley pieno di denaro. Peccato che vada tutto a rotoli per via di una bimba innocente e vittima degli eventi in cui, in un certo qual modo, la nostra si riconosce. E, di colpo, il problema da risolvere diventa lei. Ma, a differenza della madre, che molti anni prima è dovuta scappare per proteggerla, la nostra Samantha non si darà alla macchia e non lascerà da sola la bambina, andando invece alla fonte del problema…
Gunpowder Milkshake, scritto e diretto da Navot Papushado, si inserisce nel filone delle (anti)eroine d’azione che negli ultimi trent’anni, da Nikita a Black Widow, ha sfornato tanti personaggi relativamente simili in contesti ormai banalizzati. Quante agenzie di spionaggio o assassinio supersegrete abbiamo visto negli ultimi lustri? E quante sono riuscite a crearsi una vera e propria mitologia dietro? Purtroppo, per un John Wick o un Kingsman, ci sono tanti tentativi andati a vuoto o che si adagiano sui concept un po’ abusati e molto romanzati delle vere agenzie mondiali, come ad esempio in Atomica Bionda. Purtroppo la fantomatica The Firm che vediamo nella pellicola non ha alcun appeal se non quella di un anonimo sindacato criminale composto da soli uomini. Sfortunatamente un po’ tutto, nell’organigramma del film, soffre dell’essere mostrato all’acqua di rose, senza caratterizzazioni che vadano al di là del superficiale e del già visto.
Papushado si diverte a inserire citazioni, riferimenti, allegorie qua e là, evidenti quanto fuori fuoco, non sufficienti a dare un’identità importante all’ambientazione e ai personaggi che la popolano. Personaggi che restano in superficie, ancorati al proprio ruolo di “protagonista-che-si-affranca-dal-patriarcato”, “madre redenta”, “fata madrina n.1”, “fata madrina n.2” o “cattivo X n.1”, “cattivo X n.2” e così via.
Una gran bella pistola… ma scarica
Il film ha sicuramente il merito di non avere tempi morti e non perdersi troppo in chiacchiere, mostrando sempre Sam in situazioni potenzialmente interessanti: il problema giunge nella risoluzione, di queste situazioni. Il minutaggio totale delle scene d’azione è molto alto, ma raramente si dimostrano esaltanti o originali. Soprattutto nella prima parte, che sembra girata da una mano diversa dalla seconda, per ritmo e qualità delle coreografie. La scena nel bowling è abbastanza imbarazzante, con combattimenti davvero finti, colpi che non impattano e portati a distanza come nei film di Bud Spencer e Terence Hill o fuori inquadratura, evidentemente per risparmiare, fare prima ed evitare problemi di censura.
Le cose, stranamente, migliorano man mano che si va avanti, mostrando coreografie decisamente più impattanti sotto ogni punto di vista, da quella nel parcheggio a quella nella biblioteca, ma marcando una strana scollatura tra la realizzazione della prima parte e quella della parte finale.
Altri elementi che sparano a salve sono, ad esempio, gli effetti visivi in cgi, decisamente posticci, l’umorismo purtroppo blando e il comparto musicale, che poteva fornire atmosfera e fomento nelle varie scene e invece si limita al compitino.
Papushado vuole evidentemente mischiare l’estetica di Nicolas Winding Refn all’action comedy scorretta di Matthew Vaughn, con una spruzzata del Sucker Punch di Snyder, fallendo però su molti aspetti.
Formalmente il film si presenta bene nell’estetica, ma in movimento il tutto risulta più posticcio e sopra le righe del dovuto, non aiutato neanche da una sceneggiatura all’altezza; lo screenplay blatera tra le righe di un girl power di facciata, mostrando personaggi vuoti, dalle motivazioni risibili e che soffrono di repentini cambi di passo nelle loro ideologie. Il monologo del villain interpretato da Ralph Ineson potrebbe entrare di diritto tra i più circonvoluti della storia dei gangster di celluloide, per dire.
La ciliegina sul milkshake
Ad ogni modo, c’è qualcosa che non potremmo che lodare, qualcosa che comunque ti fa continuare la visione fino alla fine: il cast. Tutti bravi, tutti in parte, tutti impegnati a dare una caratterizzazione a personaggi che in un fumetto sarebbero risultati piatti.
Adam Nagaitis e Michael Smiley, ad esempio, hanno le giuste facce da schiaffi per il ruolo che gli viene affidato, mentre Paul Giamatti è sempre una garanzia, qui nel ruolo di un mentore preso tra due fuochi. Una bella sorpresa Chloe Coleman nei panni della piccola Emily, in grado di destreggiarsi all’interno di un cast corale facendo comunque sentire la sua piccola voce.
Poi, naturalmente, non ci siamo certo scordati di Karen Gillan, decisamente affascinante nel ruolo, né di Lena Headey, in grado di rubare la scena in un ruolo di supporto cucitole addosso. Infine, il singolare trio di “madrine” composto da Carla Gugino, Michelle Yeoh e Angela Bassett meriterebbe uno spin-off tutto suo.
Gunpowder Milkshake è disponibile su Amazon Prime Video
Forse siamo stati un pochino cattivelli nella nostra recensione di Gunpowder Milkshake, ma è perché a questa pellicola volevamo bene a partire dal trailer e c'eravamo fatti delle belle aspettative, purtroppo disilluse. Poteva essere l'occasione per un ennesimo, ma significativo film -sia a livello artistico che di contenuti- con una supereroina badass, e invece ci ritroviamo con un prodotto mediocre e superficiale, che senza dubbio intrattiene ma unicamente in virtù di un cast letteralmente fantastico che probabilmente, in mano a un altro regista, avrebbe fatto faville all'interno di una storia magari degna di nota.
La materia prima di questo milkshake, insomma, era ottima, ma il barista ha peccato di inesperienza ed estro nel confezionare una ricetta che, forse, ha sottovalutato. Gunpowder Milkshake è il classico dolce da fine pasto che butti giù più per golosità che altro, uno di quei casi in cui il film sta tutto nel trailer, quindi non guardatelo... o guardate solo quello!
- Lo stile e la voglia di stupire ci sono
- Karen Gillan badass insieme a Lena Headey
- Il trio delle fate madrine bibliotecarie spacca
- Tecnicamente e coreograficamente raffazzonato
- Spessore dei personaggi pari a quello di un foglio di carta
- La trama fa acqua nel suo inseguire allegorie comunque banali