Benvenuti ad Anderville, anche se, per qualche lettore di vecchia data, la raccolta del cicolo di storie di Topolino ambientate nella cupa e fumosa metropoli che nulla ha a che vedere con la più solare Topolinia pottebbe suonare più come un “Bentornati“.
Con enorme gioia ho accolto la notizia dell’uscita di una nuova pubblicazione bimestrale da parte di Panini dedicata a una delle parentesi creative più interessanti che si siano mai viste nel panorama Disney italiano ed internazionale.
Mickey Mouse Mystery Magazine (d’ora in avanti semplicemente MMMM) esce nel 1999 sulla scia del successo di Paperinik New Adventures, la testata dedicata al vendicatore mascherato che per la prima volta presenta una versione più “supereoistica” del celebre personaggio in un formato in linea con le edizioni dei comic book americani.
L’immediato e forse anche inaspettato successo della pubblicazione dedicata al vendicatore mascherato suggerisce l’idea per affrontare con un approccio più maturo anche il personaggio di Topolino
La forte empatia che da sempre lega il pubblico a Paperino, espressione massima dell’uomo medio, ha permesso ai lettori di affezionarsi immediatamente al suo alter ego, ma per Topolino la questione si fa differente.
Topolino, nella sua accezione moderna, privata di quella iniziale natura “monella” e un po’ dispettosa con cui era stato caratterizzato nelle sue prime apparizioni animate, è un personaggio che non sempre riesce a conquistare il lettore. Troppo infallibile, è posto sempre ad un livello superiore rispetto ai suoi comprimari: Pippo in primis, ma anche Basettoni e Manetta, per non parlare dei più celebri villain come Gambadilegno o Macchianera sui quali ha sempre la meglio.
Cosa accadrebbe se Topolino si trovasse completamente solo, in un contesto del tutto differente da quello abituale?
MMMM si è posto questo interrogativo affidando la risposta ad una delle menti più geniali nel panorama degli autori Disney. La sceneggiatura del ciclo di storie viene affidata a Tito Faraci al tempo reduce dalla scrittura de “La lunga notte dell’ispettore Manetta” storia disegnata da Giorgio Cavazzano in cui viene introdotto il personaggio di Rock Sassi e viene raccontato un giallo in maniera assolutamente non lineare con uno stile a metà tra il comico e il pulp.
Faraci nella scrittura di MM si prende tutte le licenze possibili.
Nessuna paura di mostrare armi, sparatorie e violenza per un Topolino buttato totalmente al di fuori del proprio contesto, privo di amici e di punti fermi, costantemente obbligato a fare i conti con una realtà ostile.
Affidare la realizzazione del numero 0 a Giorgio Cavazzano è stata una scelta vincente
Il disegnatore veneziano appare più in forma che mai, libero dai soliti canoni Disney e in grado di realizzare tavole suggestive dove forme, inquadrature e scenografie raggiungono una qualità artistica unica.
Il secondo protagonista di questo ciclo di storie è proprio la città di Anderville, la cui morfologia è minuziosamente ideata da Faraci, e che viene resa magnificente e oppressiva dalle inquadrature aeree in cui Cavazzano da ampio sfogo alla sua passione per l’architettura e i veicoli arricchendo di dettagli e sfumature i grattacieli di una metropoli che appare a metà tra New York e Gotham City. Palazzi e veicoli si distinguono per lo uno stile smaccatamente retrò e il fumo fuoriesce costantemente dai tombini delle strade, per lo più buie o illuminate dalle insegne dei locali.
La costruzione delle scene è palesemente di stampo cinematografico con vignette che suggeriscono carrellate, zoom e inquadrature suggestive in cui colori e luci contribuiscono sempre a creare la perfetta atmosfera senza bisogno di dialoghi.
Ogni singola vignetta restituisce una sintonia unica tra sceneggiatura e disegno.
Ogni singola vignetta restituisce una sintonia unica tra sceneggiatura e disegno, un perfetto mix di idee e realizzazione che permette di bilanciare e fondere la drammaticità di alcuni eventi con il tratto fumettistico Disneyano giocando spesso anche col lettore, messo più di una volta dinanzi situazioni preicolosissime in cui improvvisamente i dialoghi suggeriscono rotture della quarta parete regalando una lettura dinamica, avvincente e mai scontata di un’opera metafumettistica che, vista oggi, è invecchiata benissimo (forse anche meglio di PK).
Nell’attuale condizione in cui versa il fumetto Disney italiano, dove il sigaro di Manetta e le armi da fuoco spariscono dalle tavole originali, vedere pubblicare nuovamente MMMM, nella sua versione originale, è una boccata d’aria fresca che si spera possa anche costituire una svolta.
La collana si compone di sei uscite cartonate al prezzo di € 9,90, ognuna delle quali propone due storie. Il Primo numero è dedicato a quello che nel 1999 uscì come numero zero proprio a significare il timore che un’opera così di rottura aveva suscitato nello stesso editore, incerto sulla prosecuzione della saga che non a caso a suo tempo fu oggetto di critica e successivo riadattamento in corso d’opera sino a concludersi con la dodicesima uscita.
Nel volume 1 troviamo la prima storia, intitolata semplicemente “Anderville”
Nel volume 1 troviamo la prima storia, intitolata semplicemente “Anderville”, pubblicata in origine nel maggio del 1999, in cui Topolino scopre di aver ereditato un’agenzia investigativa. La città e le persone che la abitano ci vengono presentate tra flashback del passato e momenti introspettivi in cui il protagonista, volutamente, si prende delle lunghe pause dai dialoghi lasciando così all’immagine e al colore il compito di raccontare lo stato d’animo, l’alone di mistero e la serie di emozioni percepite.
Anche a costo di ripetermi è doveroso insistere sul fatto che “Anderville” permette di apprezzare il tratto di un Cavazzano particolarmente ispirato, capace di giocare incredibilmente con la fisicità dei corpi e delle espressioni, sapientemente guidato dalla “regia” di Tito Faraci che nella costruzione delle scene non fa il benchè minimo mistero per la passione del cinema pulp e della letteratura harboiled riuscendo così a creare un connubio artistico a cui poche volte si riesce ad assistere.
La prima uscita raccoglie anche la seconda storia del ciclo, intitolata “The Link” che vede Ezio Sisto accompagnare Faraci nella sceneggiatura mentre alle matite si alternano Alessandro Perina e Andrea Cagol coadiuvati infine dalle chine di Alessandro Zemolin.
The Link riperende immediatamente dal racconto precedente offerendo un Topolino ormai perfettamente calato nel ruolo di investigatore privato alla Bogart.
La scena iniziale, ambientata in un Night Club (!), suggerisce sin da subito l’evolversi di un intrico politico su cui il protagonista è chiamato a far luce con l’aiuto di un comprimario originale.
La trama invita alla rilettura
La trama, sebbene meno originale della precedente, invita alla rilettura: gli autori disseminano indizi per tutto l’arco narrativo coinvolgendo vicende e personaggi fino ad una conclusione che, seppur scontata, arriva nel momento giusto mettendo tutti i pezzi del puzzle al loro posto.
Parlando della nuova edizione ci troviamo dinanzi ad un volume di 138 pagine con copertina cartonata che riprende il medesimo formato dell’opera originale.
Purtroppo pochissimo spazio è dedicato agli extra: una brevissima prefazione di Andrea Catenacci anticipa tutte e due le storie, pubblicate di seguito senza interruzioni, mentre a conclusione dell’albo un’altrettanto stringata Artwork Gallery illustra l’evoluziopne del logo della testata e un paio di bozzetti scartati della copertina del numero zero.
E’ davvero un peccato che ad un’opera come questa non si sia potuto dedicare un maggiore approfondimento perchè la genesi e l’evoluzione di Mickey Mouse Mystery Magazine avrebbe sicuramente meritato di essere raccontata a lungo…non è detto però che nelle uscite successive non ri riesca a colmare questa lacuna.
Un’opera che, a distanza di 22 anni, rimane ancora innovativa e regge benissimo il passare del tempo
A prescindere da ciò questa serie merita assolutamente l’acquisto da parte di chi non ha conosciuto questo splendido audace esperimento editoriale che ci viene riproposto in una veste più autorevole che valorizza indubbiamente l’enorme sforzo creativo impiegato da un team di artisti di massimo pregio all’interno di un’opera che, a distanza di 22 anni, rimane ancora innovativa e regge benissimo il passare del tempo.
Tornare ad Anderville è sempre un piacere per gli occhi e per la mente. Il più grande dispiacere è vedere che - probabilmente per questioni di contenimento dei costi - è stato dato pochissimo spazio a quei contenuti extra che sicuramente un'opera ancora oggi così innovativa ed estrema avrebbe meritato. Per chi non avesse mai letto questo ciclo di storie, la nuova pubblicazione bimestrale costituisce un'occasione unica per conoscere il lato più noir di Topolino, chi invece già conosce le vicende di Anderville dagli originali albi spillati troverà una raccolta di quanto già pubblicato alla fine degli anni 90 nel rispetto dei dialoghi orginali, oltre ad una copertina brossurata e l'utilizzo di pagine patinate.
- Storie dal sapore Noir in un contesto differente dalla "solita" Topolinia
- Situazioni più "estreme" rispetto ai normali standard Disney a cui siamo abituati
- Veste elegante ad un prezzo non proibitivo
- Assenza di contenuti extra
- Alcune Tavole appaiono un po' sbiadite
- Prefazione quasi inesistente