Google sta per ricevere una causa che conta ben 37 Stati Americani: il motivo sembrerebbe essere legato al monopolio che l’azienda ha generato sui dispositivi Android. La causa, gestita da Utah, New York, Nord Carolina e Tennesse, parte dal presupposto che Google ha comprato competitor per creare un ecosistema dove non c’è competizione.

L’avvocato Sean Reyes dello Utah ha detto:

Google Play non sta giocando secondo le regole. Deve fermarsi e non usare il suo potere monopolistico e e la sua posizione iper-dominante del mercato per guadagnare miliardi di dollari da compagnie più piccole, competitor e clienti.

Google ha subito risposto a questa accusa definendo la causa come “senza senso”, spiegando che non tiene conto di quanto Android sia aperto.

Questa causa non nasce per aiutare i piccoli imprenditori o i clienti, ma per favorire una manciata di sviluppatori che vogliono i benefici di Google Play senza pagarli.

I dettagli della causa sembrano quindi legarsi, oltre che ai guadagni definiti come impropri, anche al controllo e monitoraggio delle azioni di Google, all’interno di un ecosistema che questi 37 stati definiscono monopolizzato.

Nel frattempo, il mese scorso è partita un’azione trasversale nel Congresso Americano per limitare i monopoli generati dalle compagnie Big Tech come Google, Apple, Facebook e via discorrendo. Il democratico David Cicilline, presidente della commissione anti-monopoli alla Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti d’America, ha detto:

I monopoli di questi colossi della tecnologia e di internet hanno troppo potere sull’economia nazionale e a livello globale, sono di fatto nella posizione di determinare chi vince e chi perde sul mercato, con gravi conseguenze per le imprese più piccole e per l’occupazione, ma anche per i consumatori, che si vedono aumentare i prezzi finali dei prodotti.

Ora non resta che attendere eventuali sviluppi di questa causa legale gigantesca, che potrebbe portare molte aziende a sistemare alcune gestioni che, in fin dei conti, sembrano molto monopolizzanti.