Un’opera di Bansky, leggenda dello street artist, è diventata per la prima volta un NFT. L’opera d’arte virtuale verrà battuta all’asta e ci si aspetta che un valore astronomico. L’opera si chiama Spike ed è stata realizzata in Palestina nel 2005, con un pezzo della barriera israeliana.

Una pietra, ricavata dalle difese dello Stato d’Israele, e con la scritta in inglese Spike.  L’asta inizierà ufficialmente alle 22.22 del 22 luglio. Il 50% dei proventi andrà a favore delle organizzazioni umanitarie.

La storia dell’opera originale è piuttosto affascinante: l’artista l’aveva nascosta proprio nei territori della Palestina. Chiunque l’avesse trovata poteva inviare la parola segreta ad un indirizzo email, ricevendo in cambio un certificato di autenticità. Oggi Spike appartiene al tenore Vittorio Grigòlo, fondatore della stessa Valuart, la startup che ha organizzato l’asta dell’NFT.

Non è una foto, ma una riproduzione in 3D dell’opera originale accompagnata dalla voce di Grigòlo. La ricostruzione in CGI fluttua nello Spazio e poi si schianta nel Mar Morto.

L’NFT è ovviamente distribuito e certificato attraverso la blockchain, che ne garantisce l’autenticità oltre che l’unicità. Ovviamente si tratta di un artificio: il video può essere riprodotto e replicato all’infinito, ma la blockchain permette di dargli un identificativo univoco che fa sì che ne esista una copia più speciale e autentica delle altre, trasformando un bene in teoria replicabile – come una GIF o un video – in un asset digitale infungibile e quindi ricercato a apprezzato dai collezionisti. Dal 2021 a giugno il mercato globale dei NFT ha generato vendite per oltre 2,5 miliardi di dollari.