Cominciamo questa recensione del quarto episodio di Loki mettendo in luce un punto che si è rivelato fondamentale: l’idea di Kenneth Branagh di rendere shakespeariane le dinamiche tra Thor e la sua famiglia ha dato un’impronta indelebile a questi personaggi e in particolare modo al dio dell’inganno. Se infatti il fratello dotato di martello ultimamente si è fatto più pop, con tanto di occhiali da sole e una nuova passione per i videogiochi, Loki ha mantenuto la sua statura di personaggio tragico.
D’altra parte Tom Hiddleston è stato letteralmente “creato” da Branagh: fu l’attore e regista inglese a suggerirlo per il ruolo, avendo già apprezzato il suo talento lavorando con lui nella serie televisiva Il commissario Wallander. Lo stesso Hiddleston prima di cominciare le riprese della serie Marvel, dal 9 giugno disponibile su Disney Plus, ha tenuto una “Loki masterclass”, per far scoprire il personaggio a tutti i compagni di set. Formatosi sulle tavole del palcoscenico, Hiddleston ha dato fin da subito un’impostazione teatrale al personaggio, che potrebbe tranquillamente essere l’equivalente di Iago nel Marvel Cinematic Universe.
Certo, Hulk l’ha sbattuto per terra come un pupazzo di gomma, in Thor: Ragnarok si è prestato a un umorismo più surreale, ma la struttura di questo Loki viene da Shakespeare (oltre che dalla mitologia originale del personaggio dei fumetti, che a sua volta deriva da quella norrena). Ecco quindi che per la serie a lui dedicata, sei episodi in tutto (per ora: in programma dovrebbe esserci anche una seconda stagione), in cui scopriamo molto di più sull’antieroe più amato del MCU, i dialoghi hanno un ruolo centrale. Nei primi due episodi Loki si è interfacciato con Mobius, agente della TVA interpretato magnificamente da Owen Wilson. Nel terzo con Sylvie, sua variante femminile (ma ne siamo sicuri?!) anche lei magnificamente interpretata da Sophia Di Martino. Il quarto episodio non fa eccezione: la parola è ancora il cuore della serie Marvel creata da Michael Waldron e diretta da Kate Herron.
Siamo tutti varianti
Il terzo episodio di Loki si è concluso con una rivelazione importante: la TVA mente, perché le persone che ci lavorano non sono state create dai Guardiani del tempo, ma sono varianti, che una volta avevano una vita in un altro luogo, in un altro tempo. Se n’è accorta Sylvie, che è in grado di manipolare la mente riportando a galla i ricordi di chi tocca. Non potendo creare ricordi falsi, l’incantatrice capisce che quelle persone non sono chi credono di essere. Lo scopre a sue spese C-20 (Sasha Lane), che Ravonna Ranslayer (Gugu Mbatha-Raw) non vuole far incontrare a Mobius. Non è l’unica: il giudice non vuole che parli nemmeno con Sylvie. “È troppo pericoloso”, questa la sua scusa.
Ma a un segugio come Mobius qualcosa non torna: se lo sente nelle viscere.
Quando quindi Loki, catturato insieme a Sylvie dopo l’apocalisse su Lamentis-1, gli dice che la TVA gli sta mentendo, questo tarlo che il principe asgardiano gli ha inserito nella mente comincia una reazione a catena inarrestabile. L’agente non è l’unico che inizia a farsi domande: anche B-15 (Wunmi Mosaku) non è convinta dell’improvvisa sparizione di C-20 e a sua volta non è più la stessa da quando Sylvie l’ha toccata con la sua magia verde.
“L’universo vuole essere libero, quindi manifesta caos”
Questo quarto episodio di Loki ha nel suo arco diverse rivelazioni e colpi di scena che non vi rovineremo (unico avvertimento: non spegnete dopo i titoli di coda), ma forse la parte più interessante è il discorso sul come fruire le storie. Loki e Mobius si ritrovano ancora a parlare di fiducia, di sospensione dell’incredulità, di farsi trasportare dai racconti. Sylvie invece riflette di nuovo sulla natura “dei Loki”, su come ogni variante sia destinata a perdere. Il “nostro” Loki le dice che è vero, spesso perdono, anche dolorosamente, ma la loro costante è la sopravvivenza.
Perché le storie, esattamente come questo personaggio, rappresentano il cambiamento, lo spirito di libertà, la potenzialità di poter essere qualsiasi cosa e qualsiasi persona, perfino un “buono”, come gli dice Mobius. Loki più che il dio dell’inganno è infatti il dio delle storie: con la sua teatralità, curiosità e intelligenza stuzzica la parte più desiderosa di avventura degli spettatori. E il pubblico, come lui, sta al suo gioco, perché in fondo è un modo per sentirsi meno soli.
Non soltanto parole però: gli ultimi dieci minuti, che sono una vera corsa, si concedono anche dei gustosi combattimenti, in cui vediamo di nuovo combattere spalla a spalla il Loki del 2012 e Sylvie. La scena, che avviene in una stanza importante, sembra quasi un omaggio a quella di Star Wars: Gli ultimi Jedi, in cui Rey e Kylo Ren uniscono le forze.
Verso il gran finale
Non è un caso che lo showrunner di Loki sia Michael Waldron, sceneggiatore anche di Doctor Strange in the Multiverse of Madness: tra i due titoli c’è sicuramente un collegamento (e con WandaVision e Spider-Man: No Way Home). I germogli del Multiverso probabilmente sono stati piantati proprio in questi episodi. Eppure Loki, di cui mancano solamente due tasselli, si è preso molto tempo per approfondire i personaggi, come del resto hanno già fatto WandaVision e Falcon and The Winter Soldier. Gli amanti dell’azione dura e pura a questo punto potrebbero essere un po’ preoccupati, perché abbiamo già visto due terzi della serie. Chi invece è entrato nell’ottica di godersi questi prodotti come delle vere e proprie appendici è sicuramente soddisfatto. Un Loki così aperto, vulnerabile (e forse innamorato?) non l’abbiamo mai visto. Non ci resta che sperare in due ultime puntate spettacolari.
Loki è disponibile su Disney Plus dal 9 giugno
Come scritto nella recensione del quarto episodio di Loki, la serie Marvel dedicata al dio dell’inganno è un’ottima occasione per scoprire aspetti del personaggio che non conoscevamo. Sempre più teatrale anche grazie soprattutto al contributo di Tom Hiddleston, che nasce come attore shakespeariano, questo Loki ha reso la parola il cuore e il centro della serie che porta il suo nome. In questo episodio ci sono diversi colpi di scena, che vi lasciamo scoprire da soli, e un cast sempre più affiatato.
- Il cast è sempre più affiatato e in parte.
- Tom Hiddleston, Owen Wilson e Sophia Di Martino hanno un carisma palpabile.
- I dialoghi sono ben scritti.
- Gli ultimi dieci minuti possono contare su scene d’azione interessanti.
- Abbiamo già visto due terzi di Loki: dopo tante parole è il momento di arrivare al gran finale.