Con un comunicato congiunto, le principali autorità finanziarie del Messico hanno avvertito istituzioni e banche, «le criptovalute non sono una moneta» e poi il monito: «è importante che le istituzioni del Paese mantengono le distanza dai cosiddetti asset digitali».
Il comunicato è firmato dalla Banca centrale del Messico, dal Ministero delle finanze e dall’autorità che si occupa di regolamentare e vigilare sulle banche.
Il tempismo lascia ben intuire le ragioni di un simile ultimatum. La scorsa domenica Ricardo Salinas Pliego, patron di Banco Azteca, aveva anticipato l’intenzione di aprire ai bitcoin. Banco Azteca diventerebbe la prima banca del Messico ad accettare pagamenti in criptovalute.
Reiteriamo i nostri avvertimenti sui rischi intrinsechi dei cosiddetti asset virtuali. Le istituzioni finanziarie del Paese non sono autorizzate ad offrire al pubblico operazioni legate agli asset virtuali, come Bitcoin, Ether e XRP. Non lo sono perché è necessario mantenere una salutare distanza tra questi prodotti e il sistema finanziario del Messico
si legge nel comunicato.
Non fosse chiara l’antifona, ci pensa anche il ministero delle finanze Arturo Herrera: «l’uso delle criptovalute da parte delle banche è proibito in Messico». Al momento, non sembra che ci sia una riforma in vista per cambiare le leggi in vigore.