Cominciamo la recensione di Spiral – L’eredità di Saw con una premessa: il franchise horror creato da Leigh Whannell è uno dei più amati e prolifici della storia del cinema. Prima che il professore di chimica Walter White “sbroccasse male” in Breaking Bad (la serie tv è arrivata su AMC nel 2008), a cercare una forma di vendetta e riscatto personale attraverso il crimine è stato il maniaco omicida John Kramer, ovvero Jigsaw, forse l’unica maschera horror a essere diventata davvero iconica negli ultimi 20 anni.
Con un cancro al cervello ormai in stadio terminale, Jigsaw inventa trappole che sono quasi come attrazioni di un parco divertimenti, in cui si diverte a buttare letteralmente dentro vittime ignare. Se vogliono salvarsi devono essere sveglie. Di più: devono essere pronte a fare sacrifici importanti. La scelta delle vittime è cruciale: proprio come Dexter Morgan (anche qui la saga di Saw ha anticipato una serie) Jigsaw sceglie i protagonisti dei suoi esperimenti tra coloro che, secondo lui, hanno disprezzato e sprecato la propria vita, come tossicodipendenti, alcolisti, prostitute.
L’ispirazione ludica della saga creata da James Wan si è rivelata immediatamente un successo: l’idea delle trappole è stata quindi replicata all’infinito, in ben otto film, con set e invenzioni sempre più articolate e complesse. L’ultimo capitolo del franchise prima di Spiral è Saw Legacy del 2017. Quattro anni dopo il franchise è tornato con un film ibrido: una pellicola ambientata nello stesso universo di Jigsaw ma che introduci nuovi personaggi, primo fra tutti il protagonista, il detective Ezekiel “Zeke” Banks, interpretato da Chris Rock, anche produttore esecutivo.
Spiral nel segno di Saw, ma più thriller che horror
A farci da guida in questo ibrido che è Spiral – L’eredità di Saw è il detective Ezekiel “Zeke” Banks: odiato da tutti nel suo dipartimento per aver denunciato un collega anni prima, è la pecora nera del suo ufficio, non si fida di nessuno, in più vive anche con il peso di un padre, Marcus Banks (Samuel L. Jackson), che ha avuto una carriera esemplare. Quando alla polizia arriva un pacco indirizzato proprio a lui, il panico: c’è un nuovo Jigsaw in città. E sembra avercela specificamente con i poliziotti. Tutti sono in pericolo: anche suo padre, che capisce subito che si tratta di qualcuno che sta imitando il modus operandi del famoso assassino. Ad aiutare Zeke in questa caccia all’uomo sono gli unici due compagni con cui riesce a fare gioco di squadra: il capitano Angie Garza (Marisol Nichols) e il detective William Schenk (Max Minghella).
La spirale che dà il titolo al film è il simbolo con cui il killer decide di identificarsi.
Dopo 17 anni la saga di Saw si rinnova e per rendere il passaggio più fluido è stato richiamato alla regia Darren Lynn Bousman, già regista di Saw II, Saw III e Saw IV. Il soggetto invece è proprio di Chris Rock, che crede moltissimo nel progetto, avendolo ideato, prodotto e anche interpretato. La sostanziale differenza con il franchise originale è il genere: in Spiral ci sono sempre gli effetti speciali artigianali, le scene splatter e le trappole create ad hoc per ogni vittima, ma di base si tratta di un film poliziesco. Questo nuovo capitolo della saga è più thriller e meno horror. Purtroppo non tutto funziona in maniera perfetta. Anzi.
Chris Rock non convince
Spiral – L’eredità di Saw attinge a piene mani dai thriller anni ’90. Un po’ come ha già fatto, sempre quest’anno, anche Fino all’ultimo indizio di John Lee Hancock. Purtroppo però non ci troviamo di fronte a un’operazione sontuosa come quella fatta da David Fincher con la serie Mindhunter, in cui lì è il thriller anni ’80 a essere ripreso e portato a nuova gloria. Se siete un minimo appassionati di questo filone e capite come funzionano i meccanismi del genere, capirete dove si vuole andare a parare nei primi venti minuti. Si fa grande attenzione a orchestrare le trappole e le scene pulp, poi, grazie a inquadrature dall’ingenuità disarmante, si capisce immediatamente chi le ha piazzate.
Samuel L. Jackson (insieme alla colonna sonora di 21 Savage) è l’arma segreta del film, l’uomo che ha fatto la sua missione il participare ad almeno un film di ogni saga possibile (ricordiamo che è in quella di Unbreakable, in Star Wars, nel Marvel Cinematic Universe, Jurassic Park, Die Hard, Kingsman, XXX). Anche qui ha il suo stile inconfondibile, rilassato ma anche pronto a reagire al minimo sgarro, sia verbale che fisico. I botta e risposta con Chris Rock sono i momenti migliori del film grazie principalmente al suo carisma, ma perfino lui, vero animale da set e veterano di Hollywood, non sembra totalmente convinto dell’operazione, tanto da ottenere il massimo da sé con il minimo sforzo.
A non convincere per niente invece è proprio Chris Rock, demiurgo dell’intero progetto. La saga di Saw è diventata famosa anche perché non aveva grosse pretese: ci sono trappole horror, colpi di scena, l’approfondimento psicologico non è mai stato il punto centrale. Qui invece si riprende quello spirito da caccia all’ultimo indizio, ma si rimane indecisi se lasciarsi andare a un tono più leggero e ironico, o se invece insistere su temi molto caldi come il rapporto tra padri e figli, questione razziale, corruzione della polizia. Il risultato è che nessuna delle de anime del film viene rispettata. E purtroppo è proprio Rock una delle cause principali: grande interprete comico, stand-up comedian amatissimo, in un ruolo più drammatico come questo non risulta credibile. Per il 90% delle sue scene ha un’espressione che sembra esattamente quella di Corinna in Boris – La serie quando il regista René Ferretti, per farle girare una scena intensa, le chiede di pensare a un’operazione matematica. Questa volta l’effetto comico è purtroppo involontario.
Come in ogni processo evolutivo, tutto non accade immediatamente. Magari Spiral – L’eredità di Saw è l’anello ibrido tra una saga di successo e un nuovo ramo che potrebbe avere un ottimo potenziale. Per il momento però non convince.
Spiral – L’eredità di Saw è in sala dal 16 giugno
Come scritto nella recensione di Spiral - L'eredità di Saw, questo capitolo ibrido tra la saga horror creata di James Wan e un nuovo corso è più thriller che horror. Spiral può vantare la presenza di un attore come Samuel L. Jackson, che anche quando fa il minimo sindacale convince, e della colonna sonora di 21 Savage. Purtroppo però il film non convince: il colpo di scena finale si intuisce nei primi 20 minuti e sopratutto Chris Rock ha una perenne espressione che vorrebbe essere intensa e invece risulta involontariamente comica.
- La colonna sonora di 21 Savage.
- Samuel L. Jackson: anche se fa il minimo sindacale, convince sempre.
- Gli effetti speciali vecchio stile.
- Chris Rock non è in parte.
- Si capisce il colpo di scena finale entro i primi 20 minuti.