L’Université de Toulouse sta prospettando al mondo un sistema di sorveglianza basato su uno sciame di droni autonomi che è capace di coordinarsi e ottimizzare i propri movimenti in base a un sistema di gestione in salsa blockchain, il quale potrebbe inoltre essere adoperato per registrare alcune transazioni finanziarie.

I ricercatori stanno ipotizzando infatti un servizio a pagamento composto da un plotone volante di robot capaci di monitorare – senza alcun intervento umano – l’area circostante a un punto d’interesse (POI) prefissato, verosimilmente una struttura cara al cliente.

Il sistema blockchain, comunemente noto per la gestione delle criptovalute, verrebbe alimentato dai droni stessi, nonché da una serie di nodi d’accesso distribuiti sulla superficie da dover tenere sott’occhio. Stando agli autori del report, questa dinamica, unita a un semplice algoritmo, consentirebbe ai vari droni non solo di prospettare linee di pattugliamento estremamente efficienti, ma anche di continuare a modificare le proprie traiettorie, così da risultare imprevedibili.

La questione del pagamento è ancora più curiosa: gli autori si immaginano questa flotta aerea al pari di una banda di mercenari, ovvero che il servizio dei droni sia sottoscritto sotto forma di contratto rinnovabile. Al pari di un antivirus del PC, insomma, i costi della sorveglianza verrebbero direttamente scalati dal POI in base ai documenti siglati.

Il progetto vorrebbe adoperare il token crittografico IOTA, ovvero un blockchain non “minabile” legato all‘Internet of Things, ovvero quella Rete che è potenzialmente rappresentata dall’onnipresenza odierna degli oggetti “smart” che garantiscono analisi dei dati in tempo reale.

Detto questo, bisogna rimarcare che la ricerca sia finanziata dalla Thales Group, azienda francese accusata in più occasioni di corruzione e di gestione di fondi occulti, azienda che è rientrata per un anno nel libro nero della Banca Mondiale a causa delle sue pratiche fraudolente.

 

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