Nonostante gli impegni presi dai vari social media, i gruppo d’odio e di disinformazione continuano a prosperare sulla Rete. Alcuni ricercatori della George Washington University hanno cercato di capire cosa vi sia dietro, identificando risultati che sono stati comparati alle dinamiche di diffusione dei virus. Anzi, delle pandemie.

Ogni volta che un gruppo tossico viene abbattuto su Facebook e omologhi, questi risbuca a distanza di pochi giorni con un nome leggermente diverso, magari facendo affidamento a parole in codice o caratteri speciali che mascherino la propria identità agli “occhi” degli strumenti censori automatizzati delle varie piattaforme.

Parole come “va€€ini” o “boogaloo” non sono infatti considerate di per sé come offensive, almeno a priori, quindi è necessario l’intervento umano perché ci si renda conto che i gruppi a loro connessi siano effettivamente portatori di odio e di disinformazione. Un intervento che può richiedere molto tempo e che spesso si dimostra inefficiente.

Abbattere una di queste comunità internettiane è infatti difficile poiché, come dimostrato dall’indagine in questione, la loro presenza è fortemente radicata in un “multiverso” di portali paralleli. Quando un gruppo viene rimosso da Instagram ha un suo punto di incontro di backup su Telegram, ma anche su Gab o 4Chan.

L’università ha cercato dunque di mappare le dinamiche di diffusione di questi contenuti, identificando la complessità di un mondo informatico che risulta pressoché impossibile da normare in maniera univoca e coordinata, se non altro perché i vari servizi rispondono alle leggi di diverse nazioni.

Per rallentare l’efficacia di questa diffusione epidemica dei comportamenti tossici, gli autori della ricerca propongono di complicare artificialmente i percorsi di condivisione da un “cluster” all’altro, di ridurre la dimensione massima dei vari gruppi e di assicurarsi di “diluirne” i post con dei contenuti innocui. Difficile credere che le aziende possano decidere tutte quante di adottare autonomamente simili risoluzioni.

 

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