La scena descritta da Il Messaggero ricorda le storie di ladri di un’epoca remota: alcuni non meglio definiti, ma neppure quantificati, dipendenti della Rai si sarebbero intascati più di 120 opere d’arte di vario tipo, sostituendole occasionalmente con falsi. Una mole di opere che rappresenta circa un decimo dei beni artistici facenti parte del patrimonio della televisione pubblica italiana.
Secondo a quanto ipotizzato dagli investigatori, quasi tutti i dipinti scomparsi nel nulla sarebbero stati soggetti a ruberie successive al 1996, data in cui Viale Mazzini aveva organizzato una mostra in cui esibire i suoi Modigliani, Sisley, Corot, Monet, De Chirico, Guttuso, Piranesi. Ora tutti scomparsi.
L’inchiesta è peraltro nata quasi per caso, per denuncia della Rai stessa, incappata in un’imitazione che per anni era stata presa per vera arte. Quasi per caso, invero, visto che il sordido trucco è stato scoperto solamente perché un capriccio del fato ha voluto che il quadro in questione cadesse da dov’è stato appeso immobile per decadi.
Il lavoro originale, un dipinto di Ottone Rosai, era nel frattempo stato venduto negli anni Settanta da un ex dipendente dell’azienda per la somma di 25 milioni di lire. Risaliti all’uomo, gli agenti stanno cercando ora di capire se sia consapevole di una rete specializzata in questo genere di furti o se sia venuto a conoscenza di suoi eventuali emulatori. D’altro canto, il personaggio in questione sta dialogando serenamente con le autorità, ben consapevole che il suo crimine sia andato da tempo in prescrizione.
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