Un report del The New York Times ha rivelato che quando era alla Casa Bianca, Donald Trump avesse chiesto alla Difesa statunitense di carpire i dati dei device Apple ad alcuni esponenti Democratici d’alto profilo, nonché ai loro collaboratori e alle loro famiglie. Non solo, il Dipartimento di Giustizia avrebbe impedito all’azienda tech di rivelare ai due politici che i loro dati fossero stati consegnati agli investigatori.
I politici in questione sono due personaggi che all’epoca erano, guarda caso, membri della House Intelligence Committee, ovvero erano tra i supervisori delle Intelligence che, in quel periodo, stavano indagando tra i legami occulti tra Stati Uniti e oligarchi russi, quegli stessi legami che hanno inquinato le elezioni del 2016 e che hanno portato alla vittoria di un certo imprenditore platinato.
Apple si è rifiutata di condividere con la Difesa foto, video o altri contenuti dei supporti digitali al centro dello spionaggio, tuttavia anche solamente i metadati rappresentano una fonte di informazioni molto succosa che, tuttavia, alla fine non avrebbero portato a nulla di rilevante.
Resta il fatto che politici, giornalisti e popolo della Rete sono ora in subbuglio e accusano l’Amministrazione Trump di aver peccato di abuso di potere, di aver assalito il fare democratico proprio degli Stati Uniti e di essere incappato in uno scandalo addirittura peggiore di quello del Watergate.
Insomma, l’abc di ogni scandalo che ha coinvolto il controverso ex-presidente, il quale è sempre uscito incolume da ogni disastro grazie al supporto della maggioranza dei politici Repubblicani, fin troppo consapevoli che lui rappresenti per molti il volto del partito.
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