Droni capaci di udire e seguire le urla disperate degli esseri umani che si muovono al suolo: in effetti il contesto fa pensare immediatamente al peggio, tuttavia l’addestramento a cui gli scienziati stanno sopponendo i mezzi autonomi volanti mira ad assistere le vittime e i superstiti che cercano aiuto in quei contesti drammatici fatti di macerie, inondazioni o incendi.

La nuova tecnica è stata presentata alla conferenza annuale della Acoustical Society of America, la quale si è tenuta su Zoom a causa degli strascichi pandemici. La soluzione proposta dagli accademici vuole raffinare una strategia semiautomatizzata con cui velocizzare gli interventi sul campo delle squadre di ricerca e soccorso, così da poter localizzare rapidamente le sfortunate vittime.

Il progetto si basa su un sistema di machine learning utile e funzionale, ma il cui sviluppo non fa che fomentare il disagio relativo allo strumento. L’intelligenza artificiale è infatti stata “nutrita” con un database di urla e di altri suoni “impulsivi” che le persone lanciano nella speranza di farsi notare.

Per percepire questi rumori, il drone è stato dotato di più di 60 microfoni digitali estremamente sensibili, tanto sensibili che, in occasione dei test di laboratorio, un mormorio veniva percepito chiaramente, ben comprensibile. Più che per la loro qualità, i microfoni digitali sono però stati scelti perché non necessitano di scheda audio per poter processare un suono, il che alleggerisce non poco la struttura della macchina. In più sono estremamente economici.

I test emulati sul campo si sono dimostrati positivi, invogliando a una sperimentazione più approfondita, anche se c’è sempre da augurarsi di non doverli collaudare sul campo.

drone che sente le urla

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