Sarà capitato anche a voi, magari, di chiedervi se sia il caso di formattare il vostro computer o il vostro smartphone prima di mandarlo in riparazione. Certo, lo state per spedire a professionisti, tuttavia una parte paranoica del cervello continua a suggerire che quegli stessi professionisti potrebbero ficcanasare nei vostri archivi. In effetti, questo è quanto è successo a una studentessa di 21 anni, la quale ha inviato il suo device ad Apple e si è trovata le sue foto intime sulla Rete.
La situazione emerge ultimamente in relazione alla conclusione di una causa che è sfociata – come spesso capita in questi contesti – in un patteggiamento milionario offerto da quella stessa Big Tech che ha sempre fatto della difesa della privacy il suo marchio di fabbrica.
Nel 2016, la giovane donna aveva spedito il suo iPhone al centro riparazioni Pegatron, uno dei diversi laboratori tecnici a cui Apple subappalta questo genere di lavori; due dipendenti dell’azienda hanno dunque intercettato foto e video espliciti della studentessa e han ben pensato di condividerli con il resto del mondo.
L’accusa aveva chiesto cinque milioni di dollari di risarcimento, tuttavia non è dato sapere quale sia stata la cifra effettivamente elargita, anche perché la ditta guidata da Tim Cook si è ben assicurata di aggiungere al patteggiamento una clausola di non divulgazione che impedisce alla parte lesa di raccontare alcun retroscena.
Apple si è ovviamente scusata per l’accaduto e ha confermato che il suo impegno nel preservare la privacy dei propri utenti sia in perenne intensificazione.
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