Mortal Kombat, la recensione: quando la fatality la subisce lo spettatore

Mortal Kombat, la recensione

Era il 1992 quando sul mercato videoludico arrivava Mortal Kombat, videogioco ideato da Ed Boon e John Tobias per Midway Games. Il picchiaduro a incontri si distinse subito per i personaggi, divenuti iconici in breve tempo, e per la violenza e la brutalità. Visto il successo nel 1995 arriva la prima trasposizione cinematografica, che nonostante una trama inesistente e dialoghi ridicoli sarà un grande successo di pubblico.

A distanza di ventisei anni (e di un sequel dimenticabile, ovvero Mortal Kombat – Distruzione Totale), il videogioco torna a rivivere in un film live action. Nella recensione di Mortal Kombat assistiamo al classico viaggio dell’eroe condito da combattimenti violenti e senza esclusione di colpi.

La nuova versione live action di Mortal Kombat arriverà il 30 maggio su Sky e NOW.

Destino ineluttabile

Per mantenere la pace tra i mondi gli Dei anziani hanno deciso di far svolgere ogni generazione un torneo di arti marziali. Se uno dei regni riesce a vincere il torneo per dieci volte consecutive potrà conquistare e governare l’atro regno. Il regno di Outworld, guidato dal malvagio stregone Shang Tsung, è prossimo a conquistare la Terra e deciso più che mai a governarla manda il suo fidato e letale Sub-Zero a caccia dei suoi campioni per ucciderli. Tra questi vi è il campione di MMA Cole Young, che ignora il suo retaggio e il motivo per cui il temibile guerriero lo stia cercando.

Ad aiutarlo saranno i militari delle forze speciali Sonya Blade e Jax. Da loro apprende che esiste un torneo che si tiene ogni generazione e che vede i migliori guerrieri di vari regni sfidarsi e che la prossima edizione è vicina. Insieme al mercenario Kano, si recano al tempio di Lord Raiden, protettore di Earthrealm, dopo inizieranno ad allenarsi insieme ai monaci Shaolin Liu Kang e Kung Lao.

Il nuovo torneo di Mortal Kombat si avvicina e Shang Tsung è pronto a tutto pur di vincerlo.

Qui i combattenti dovranno affinare le loro abilità e cercare di scatenare i loro arcana, ovvero il potere custodito nella loro anima, fondamentale per poter combattere alla pari con i guerrieri di Shang Tsung. Inizierà così per Cole e i guerrieri della Terra una lotta senza esclusione di colpi per salvare la Terra e fermare Outworld.

Senza esclusione di colpi

Dopo l’adrenalinico e sanguinoso incipit nel Giappone feudale, che ci introduce quelli che probabilmente sono i due personaggi più amati del franchise, e la classica scritta che ci avvisa del pericolo imminente, facciamo la conoscenza del protagonista Cole Young, che ha il volto di Lewis Tan. Una volta grande campione di MMA, oggi fatica a ritrovare quella scintilla e quella determinazione che gli avevano fatto conquistare vari titoli.

Una vita passata tra i combattimenti sul ring e la famiglia, sempre al suo fianco, che presto prenderà un’inaspettata piega dovuta all’arrivo di Sub-Zero, che lo costringerà a confrontarsi con sé stesso e a ritrovare la fermezza perduta. Una vera e propria caccia all’uomo che vede il Criomante ultraterreno nei panni di uno spietato e sfuggente assassino e in Cole nell’ignara e indifesa vittima.

La storia è priva di suspense.

Scene che dovrebbero far entrare la storia nel vivo, tra inseguimenti, combattimenti e misteri da risolvere, ma che invece non riescono a catturare minimamente l’attenzione dello spettatore e dare al film quell’accelerata necessaria per aumentare l’adrenalina e l’action necessari, elementi che non dovrebbero mai mancare.

Si giunge così, senza un minimo di suspense, al classico allenamento, dove il protagonista e gli altri guerrieri dovranno dimostrare il proprio valore, ma dove invece – come accade sempre – prenderanno solo calci nel sedere e una buona dose di sarcasmo da guerrieri più esperti. Allenamenti fatti di brevi momenti in cui vengono mostrati Cole Young e Kano tentare goffamente di risvegliare i loro arcana. Ancora una volta siamo davanti a scene noiose e che non portano praticamente a nulla.

 

Non convincono del tutto i combattimenti.

A tentare di risvegliare lo spettatore dal torpore ci provano Shang Tsung e i suoi guerrieri, con un attacco a sorpresa (chi lo avrebbe mai detto) al tempio di Raiden, dove i guerrieri della Terra subiranno una prima sconfitta, dove assisteremo al più classico degli abbandoni da parte del protagonista (con successivo ritorno) e al più classico dei tradimenti. Pronti a tutto pur di proteggere la Terra, Cole e soci decideranno di fronteggiare i guerrieri di Outworld in scontri uno contro uno, aumentando così le loro possibilità di vittoria. Una scelta narrativa che avvicina il film alla struttura del videogame.

Combattimenti che però ancora una volta non riescono minimamente a suscitare l’interesse di chi guarda, che spera di assistere ad un colpo di scena degno di nota come un assetato in cerca di acqua nel deserto. Non convincono pienamente le coreografie di molti dei combattimenti, che spesso sono anche troppo brevi. Sicuramente non mancano violenza e la brutalità, ma non sono abbastanza.

È imperdonabile l’aver creato un protagonista privo di carisma, stereotipato al massimo e privo di presenza scenica.

Cole Young è un personaggio che non riesce minimamente a catturare la simpatia dello spettatore, che seguirà svogliatamente il suo viaggio. Ugualmente è inammissibile l’aver sfruttato male i personaggi presenti. Il film non riesce a dare loro il giusto spazio e la giusta dimensione, mettendoli K.O. troppo velocemente. Più che co-protagonisti e villain sono comparse.

 

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Noioso viaggio dell’eroe

Quello raccontato in Mortal Kombat è il più classico viaggio dell’eroe. Cole Young non solo ha un retaggio che non conosce, ma come ogni eroe che deve affrontare il suo destino si ritrova coinvolto in una vicenda più grande di lui che non capisce fino in fondo. Inoltre dopo aver rifiutato ed abbandonato la missione che gli era stata affidata tornerà sui suoi passi dopo aver capito che è l’unico modo per salvare le persone a lui care.

La storia raccontata in Mortal kombat è a dir poco già vista, fin troppo semplice e prevedibile. Si intuisce come si evolverà la situazione sin da subito. Senza dubbio la trama in un film di arti marziali non è il motivo principale che attira gli spettatori, e ben venga uno svolgimento lineare, ma una vicenda con colpi di scena a dir poco telefonati, senza un minimo di pathos o adrenalina risulta noiosa.

Il film è caratterizzato da colpi di scena telefonati e personaggi senza caratterizzazione.

Il risultato di una storia disastrata e disastrosa la si deve alla sceneggiatura di Greg Russo e Dave Callaham, che non sono riusciti a dare vita ad una vicenda intrigante ed avvincente. Come se non bastasse i personaggi presenti sono tutti senza caratterizzazione, monodimensionali e senza carattere. Manichini senz’anima con cui non si riesce ad entrare in sintonia.

Non aiuta di certo una colonna sonora che non riesce a dare un maggiore impatto alle scene di combattimento, a dir poco dimenticabile. Inspiegabile inoltre l’assenza della mitica colonna sonora che lo caratterizza da sempre, presente in versione rivisitata e per un tempo troppo breve.

Le uniche note liete del film sono gli effetti speciali.

Riescono a dare vita a draghi di fiamme, teletrasporti e via dicendo in maniera convincente, e la scena iniziale che vede il primo sanguinoso confronto tra Hanzo Hasashi e Bi-Han, prima di diventare rispettivamente Scorpion e Sub-Zero. Nove minuti di combattimenti senza esclusione di colpi con il sangue che scorre copioso e caratterizzati dalla disperazione di un uomo che ha perso tutto.

Per il resto la nuova versione live action di Mortal Kombat non riesce nel suo intento di divertire ed intrattenere, ma anzi fa quasi rimpiangere il film del 1995, che aveva dalla sua combattimenti sufficientemente riusciti e le giuste atmosfere. Probabilmente piacerà a chi non conosce minimamente il franchise ma deluderà tutti gli altri.

In conclusione della recensione di Mortal Kombat, il film diretto da Simon McQuoid racconta una storia già vista, priva di colpi di scena, pathos o combattimenti memorabili. Non bastano la violenza, il sangue, le fatality e gli easter egg a creare un prodotto degno di nota. Probabile sequel in arrivo, che si spera nel caso possa dare vita ad una storia più interessante.

***

Vediamo anche in questo video differenze con il vecchio film, dettagli nascosti e cose curiose:

 

Mortal Kombat dal 30 maggio su Sky e NOW

45
Mortal Komabt
Recensione di Emanuele Bianchi

La nuova trasposizione live action di Mortal Kombat è l'ennesima occasione mancata. Passino una trama stereotipa e lineare, ma la mancanza di adrenalina e pathos sono imperdonabili, così come un'azione e combattimenti mai avvincenti e l'aver sprecato i personaggi in una storia che non decolla mai.

ME GUSTA
  • La scena iniziale
  • Gli effetti speciali
FAIL
  • Protagonista privo di carisma
  • La storia non decolla mai
  • Personaggi sprecati
  • Combattimenti non sempre avvincenti
  • L'assenza dell'iconica colonna sonora
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