Il cinema da sempre porta sul grande schermo storie tratte da altri media. Nel corso degli anni molti infatti sono stati i film ispirati a libri di successo o fumetti divenuti cult. Ma oltre che da questi media, la settima arte negli ultimi anni trent’anni ha preso spunto anche dai videogiochi, che a partire dagli anni ’70 con Pong hanno invaso il mercato dell’intrattenimento.
A partire dalla metà degli anni ’90 il cinema attinse a piene mani dal mercato videoludico per portare sul grande schermo storie basate sui suoi grandi successi. Un connubio che nel corso degli anni non è mai venuto meno e che porterà il 30 Maggio su Sky il remake di Mortal Kombat. In concomitanza con la nuova trasposizione del noto picchiaduro vi proponiamo 10 film brutti tratti da videogiochi di successo.
Mortal Kombat
La lista dei 10 film brutti tratti da videogiochi di successo non può che iniziare con la prima versione cinematografica di Mortal Kombat firmata da un allora trentenne Paul W. S. Anderson. Il film è ispirato al noto videogame ideato da Ed Boon e John Tobias per Midway Games.
La storia vede i migliori guerrieri della Terra e del regno di OutWorld affrontarsi in un torneo di arti marziali interdimensionale indetto dagli Dei anziani. Il torneo si svolge una volta ogni generazione ed è stato creato per mantenere la pace tra i mondi, ma se uno di questi riesce a vincerlo per dieci volte di fila potrà conquistare l’altro regno. Il regno di Outworld lo ha già vinto per nove volte di fila e la conquista della Terra è ormai vicina, toccherà al guerriero Shaolin Liu Kang, alla star degli action movie Johnny Cage e all’agente delle forze speciali Sonya Blade sconfiggere i guerrieri dell’imperatore Shao Kahn. A guidarli il dio del tuono Raiden.
Costato 18 milioni di dollari, il film di Mortal Kombat ne incasso ben 125, risultando un successo commerciale. Il film è sicuramente il meno peggio di quelli tratti dai videogiochi girati negli anni ’90, ma per quanto le atmosfere e i combattimenti sia abbastanza riusciti, la verità è che la trama è inesistente e i dialoghi, per quanto ironici, spesso risultano ridicoli. Allo stesso modo dopo un inizio interessante si hanno una sequela senza sosta di combattimenti spesso senza un perché. Sicuramente il film ha il pregio di prendersi poco sul serio, ma si basa su personaggi fin troppo stereotipati, attori fuori parte (Christopher Lambert nei panni di Raiden su tutti). Negli anni è stato in qualche modo rivalutato ed innalzato a cult, ma è innegabile che il film di Anderson sia un film non completamente riuscito ma sicuramente realizzato con il cuore. Rivedendolo dopo anni la sensazione è che il regista fosse l’unico a credere nel progetto.
Curiosità: Steven Spielberg sarebbe dovuto apparire in un cameo, al quale dovette rinunciare per i troppi impegni. Doveva vestire i panni del regista del film di Johnny Cage. Inoltre inizialmente per il ruolo di Sonya Blade era stata scelta Cameron Diaz, che rinunciò alla parte a causa di un infortunio.
Visto il successo nel 1997 arriva il sequel. Mortal Kombat – Distruzione Totale riprende da dove il primo capitolo si era concluso, ovvero con Shao Khan intento ad invadere e conquistare la Terra. Il sequel rientra a pieno titolo nei filone trash, senza una trama e con una serie di combattimenti non proprio entusiasmanti. Involontariamente comico grazie ad una sceneggiatura non degna di tale nome e una storia piena di incongruenze e dialoghi ridicoli. Re-cast quasi completo per un film dimenticabile.
Street Fighter
Gli anni ’90 e i film tratti da videogiochi di combattimenti hanno avuto una storia travagliata, lo dimostra la versione cinematografica di Street Fighter. Il film del 1994 è diretto da Steven E. de Souza e vede protagonisti Jean-Claude Van Damme, Raul Julia, Kilie Minogue e una giovanissima Ming-Na Wen.
La storia la conosciamo tutti. Il generale Bison regna incontrastato nella piccola Shadoloo ed è intenzionato a fare del suo regno una superpotenza. Per riuscirci ha catturato dei cittadini occidentali e chiesto un riscatto alle Nazioni Unite, che non staranno a guardare e incaricheranno il colonnello Guile di risolvere la situazione.
Costato 35 milioni di dollari ne ha incassati 100, ma il successo commerciale difficilmente è sinonimo di buon film e Street Fighter ne è la conferma. Non solo la storia fa acqua da tutte le parti, con dialoghi e scene al limite dell’assurdo, ma anche i combattimenti non sono nulla di eccezionale. Stesso discorso per i personaggi, a dir poco bidimensionali. Non basta mettere in scena i protagonisti del videogame per avere una storia avvincente. Unica nota positiva l’interpretazione di Raul Julia, a cui il film è dedicato poiché morto poco dopo il suo completamento.
Street Fighter è un film sbagliato su molti fronti, a partire dalla sua involontaria comicità ed esageratamente caotico. Apprezzabili gli easter egg presenti e la scena finale che vede gli attori assumere le pose tipiche dei personaggi.
Non contenti di quanto fatto nel 1994, a distanza di quindici anni arriva lo spin-off Street Fighter – La leggenda (Street Fighter: The Legend of Chun-Li), film monografico incentrato sull’iconica lottatrice cinese del videogame. Ad interpretarla troviamo Kristin Kreuk, la Lana Lang di Smallville.
Un film alquanto assurdo dove Mr. Bison lotta vestito elegante, con combattimenti tutt’altro che credibili, attori che indossano parrucche posticce ed effetti speciali che farebbero rabbrividire la maggior parte dei fan film. Indifendibile. Ridateci Jackie Chan e la sua fantastica parodia in una scena del film del 1993 City Hunter.
Super Mario Bros.
Era il 1993 quando nei cinema arrivava Super Mario Bros., film ispirato al noto videogame con protagonista l’idraulico ideato da Nintendo. Diretto dal duo Rocky Morton e Annabel Jankel e con protagonisti il compianto Bob Hoskins, John Leguizamo e Dennis Hopper, è stato il primo film tratto da un videogame a venire prodotto e prima grande delusione.
Il film inizia ipotizzando che il meteorite che causò l’estinzione dei dinosauri in realtà diede vita ad una dimensione parallela dove questi vennero esiliati. Per poter tornare sulla Terra i loro discendenti devono azionare il meteorite, che però è sprovvisto di un frammento, nascosto sulla Terra. La storia entra nel vivo quando la studentessa di paleontologia Daisy Toadstool trova delle strane ossa di dinosauri in un cantiere edile. Una scoperta che cambierà la sua vita e quella dei fratelli idraulici Mario Mario e Luigi Mario. I tre si ritroveranno nel mondo parallelo abitato dai discendenti dei dinosauri, dove cercheranno di salvare Daisy e sventare il piano del malvagio Koopa.
Non era certo facile fare un film ispirato a Super Mario Bros., ma il film del 1993 super ogni più pessimistica aspettativa grazie ad una storia alquanto sconclusionata, dal contesto cyberpunk fuori luogo e con eventi e dialoghi a dir poco assurdi. Un film sbagliato sin dal principio e che stando alle voci vedeva i due protagonisti sempre ubriachi e copione riscritto ogni giorno. In più di un’occasione Bob Hoskins ha espresso il suo rammarico per avervi preso parte.
Nonostante un cast tecnico (le musiche sono di Alan Silvestri) ed artistico d’eccezione, Super Mario Bros. rientra di diritto tra i 10 film brutti tratti da videogiochi di successo. Probabilmente il peggior realizzato fino ad ora. Scult indimenticabile.
Double Dragon
Tra le più grandi delusioni dei film tratti da videogame rientra anche Double Dragon, film del 1994 diretto da James Yukich e con protagonisti l’artista marziale Mark Dacascos, Scott Wolf, alyssa Milano e Robert Patrick.
La storia è ambientata nel 2007, in una Los Angeles post apocalittica dove le bande e la criminalità la fanno da padrone. In questa realtà si muovono i fratelli Jimmy e Billy Lee, esperti di arti marziali. La loro vita cambierà quando il temibile Koga Shuko scopre che i due sono in possesso della metà di un mistico e potente medaglione creato centinai di anni fa dal’imperatore cinese. Starà ai due fratelli sconfiggere Shuko, riunire il medaglione e riportare la pace in città.
Prendete un videogame cult con una (minima) trama e non prendetela minimamente in considerazione ma date vita ad un film con una storia a dir poco fantasiosa e semplicistica, con dialoghi alquanto scadenti e una recitazione amatoriale ed otterrete Double Dragon. Un lungometraggio con una sceneggiatura pigra e combattimenti a dir poco ridicoli, dove l’ambientazione post apocalittica è l’unica cosa che il film ha in comune con il videogame. Senza dubbio tra i film più brutti mai realizzati e tra i 10 film più brutti tratti da videogiochi di successo. A distanza di quasi trent’anni è divenuto a pieno titolo un cult del trash anni ’90.
DOA: Dead or Alive
Purtroppo è una certezza, i film tratti da videogiochi di arti marziali riescono sempre a deludere. Nel 2007 tale privilegio spettò a DOA: Dead or Alive, lungometraggio diretto da Corey Yuen e basato sul noto videogame Tecmo.
La storia è molto semplice. Victor Donovan invita sedici formidabili combattenti a partecipare al DOA, famoso torneo internazionale di arti marziali. I partecipanti rappresentano ognuno una diversa disciplina e sono stati scelti per la loro abilità. Quello che non sanno è che Donovan ha in mente di creare l’arma umana perfetta e che per farlo si servirà proprio dei partecipanti al torneo.
Nonostante la trama del film si ispiri ai videogame, l’amara verità è che la sceneggiatura porta sullo schermo una storia alquanto inconcludente e a tratti macchiettistica, con combattimenti che vorrebbero omaggiare i wuxia cinesi e Tarantino (nello specifico Kill Bill) ma che risultano ridicoli e amatoriali, per non parlare dei dialoghi a dir poco comici. Adatto a chi ha voglia di staccare la spina per un paio d’ore e divertirsi vedendo un prodotto alquanto sconclusionato.
Tekken
Nel 1994 arrivava sul mercato videoludico uno dei picchiaduro più amati: Tekken. Nato come videogame arcade e tra i primi titoli disponibili per Play Station, nel 2009 arriva al cinema con il film omonimo, ma la realizzazione lascia molto a desiderare, motivo per cui non poteva mancare nella lista dei 10 film brutti tratti da videogiochi.
La storia è ambientata in un futuro post-apocalittico in cui il mondo è governato da varie corporazioni. La più potente è la Tekken, governata da da Heihachi Mishima. Per mantenere la pace la corporazione organizza ogni anno l’Iron Fiat, torneo di arti marziali il cui vincitore avrà gloria e prestigio. Haihachi però non ha fatto i conti con l’ambizione di suo figlio Kazuya, che a sua volta era ignaro di avere un figlio desideroso di vendetta. Che il torneo abbia inizio.
Guardando Tekken sin dalla prima scena si intuisce la pigrizia con cui il film sia stato pensato. Passi la decisione di stravolgere la trama del gioco (che risulta sempre interessante), ma ritrovarsi in un mondo post apocalittico dove non si capisce nulla di quello che succede e con inseguimenti ridicoli con musica hard rock in sottofondo è troppo. Così come sono nulle le caratterizzazioni dei personaggi e le loro presentazioni. Emblematico è il personaggio di Heihachi Mishima, che ha il volto del veterano Cary-Hiroyuki Tagawa e che presenta un make up posticcio che farebbe rabbrividire anche il più inesperto dei cosplayer.
Un film noioso con una storia inconsistente e combattimenti non propriamente irresistibili, anche se sono la parte migliore. Progetto nato male e finito peggio. Da vedere se soffrite di insonnia, sicuramente vi aiuterà.
Nonostante l’insuccesso di pubblico e critica, nel 2014 arriva il prequel Tekken 2: Kazuya’s Revenge e il risultato è anche peggiore del primo film. Una trama senza capo né coda e incongruente con il predecessore, attori spaesati e combattimenti ridicoli. A tutto ciò va aggiunta una storia d’amore senza senso. Inspiegabile il titolo, che parla di vendetta senza che questa ci sia minimamente. Veramente inguardabile.
Max Payne
Tra i 10 film brutti tratti da videogiochi di successo rientra senza dubbio Max Payne, action movie ispirato all’omonimo gioco. Diretto da John Moore (Behind Enemy Lines – Dietro le linee nemiche), il lungometraggio vede nel cast Mark Wahlberg, Mila Kunis, Beau Bridges, Olga Kurylenko, Ludacris, Chris O’Donnell e Donal Logue.
La storia del film segue quella del videogame, e vede il poliziotto Max Payne indagare sull’assassinio della moglie e della figlia. Indagine che lo farà divenire bersaglio sia dei suoi colleghi, che lo ritengono responsabile dell’uccisione del detective Alex Balder, che della mente criminale che si cela dietro lo spaccio della potente droga nota come Valchiria.
Per quanto la trama del film rispecchi molto quella del videogame, Max Payne è la prova che essere fedeli al prodotto originale non è abbastanza se alla base c’è una sceneggiatura che fa acqua da tutte le parti portando sullo schermo una storia sconclusionata, banale e priva di colpi di scena degni di nota. Senza contare la pessima recitazione del cast. La massima pena è per lo spettatore.
House of the Dead
Quando si parla di film tratti da videogame è impossibile non citare il regista tedesco Uwe Boll, che tra il 2003 ed il 2008 ha diretto ben sette film tratti da altrettanti videogame. Tra questi è difficile non menzionare House of Dead, ispirato al noto videogame SEGA.
La storia inizia dalla fine, con Rudy che racconta l’incredibile esperienza a cui è appena sopravvissuto su Isla de la Muerte, luogo scelto per un rave party. Quello che nessuno poteva sospettare è che sull’isola al largo della Florida vive da circa duecento il prete Castillo Hermano, condannato dalla Spagna all’esilio per i suoi esperimenti sull’immortalità, che attaccherà i partecipanti al rave con la sua orda di zombie.
Il film, datato 2003, è il classico zombie movie pigro e senza senso, privo di una trama con un minimo di coerenza o interessante. Quello a cui assistiamo è la classica storia di un gruppo di ragazzi – personaggi a dir poco monodimensionali – che si ritrovano a dover combattere zombie (realizzati male) e uno scienziato pazzo centenario. Come se non bastasse non mancano scene involontariamente comiche (come la cubista con vestito che riproduce la bandiera USA che prende a calci rotanti in faccia gli zombie) e richiami senza senso al videogame. Ben venga una trama completamente nuova, però che abbia un minimo di senso.
Visto il pessimo risultato, ovviamente nel 2005 arriva il sequel/reboot Cacciatori di zombi (House of the Dead 2). Dietro la macchina da presa questa volta c’è Michael Hurst. La riuscita del sequel è la stessa del predecessore, un film noioso, più che prevedibile e con dialoghi, scene e personaggi assurdi, per quanto abbia almeno uno straccio di trama. La cosa divertente è che sembra più una trasposizione di Resident Evil che di House of the Dead. Sbadigli assicurati.
Alone in the Dark
Uwe Boll è probabilmente la proverbiale croce (senza delizia) di ogni appassionato di horror, e di cinema in generale. Il cineasta tedesco è famigerato per i suoi brutti film, tra i quali rientra di diritto anche Alone in the Dark, imprescindibile nella lista dei 10 film brutti tratti da videogiochi di successo.
Protagonista della vicenda è l’investigatore del paranormale Edward Carnby, che indaga sulle misteriose sparizioni di ragazzi cresciuti insieme a lui in orfanotrofio. Al suo fianco c’è l’antropologa Aline Cedrac, che lo aiuterà nella ricerca di un antico manufatto capace di collegare il mondo con l’Aldilà.
Per quanto il film sia ispirato al quarto capitolo videoludico, ovvero Alone in the Dark: The New Nightmare, risulta essere un mix alquanto sconclusionato di tanti generi, a partire dalle detective story con la voce del protagonista fuori campo (qui a dir poco fastidiosa), agli action soprannaturali e soprattutto a prodotti come Indiana Jones e Tomb Raider. Senza contare gli inutili dialoghi e le scene d’azione alquanto noiose. Come spesso accade risulta essere involontariamente comico.
Non contento del pasticcio fatto, quattro anni dopo Boll decide di produrre il sequel la cui storia però non ha nulla a che fare con il precedente capitolo. La trama ruoto attorno ad un pugnale maledetto e alla strega che lo ha realizzato. Come per il predecessore anche qui la realizzazione lascia molto a desiderare grazie ad una storia senza senso e priva di un minimo di senso. 90 minuti di WTF continui – come tutti i film di Uwe Boll – che lasceranno lo spettatore senza parole. In maniera tutt’altro che positiva.
Assassin’s Creed
La lista dei 10 film brutti tratti da videogiochi di successo non può che concludersi con una delle più grandi recenti delusioni di questo filone: Assassin’s Creed. Il film diretto da Justin Kurzel e con protagonista Michael Fassbender è la trasposizione del noto videogame Ubisoft, purtroppo però tra il dire ed il fare spesso c’è un buco nero di mezzo.
La storia vede protagonista il criminale Callum Lynch, che scoprirà di essere il discendente di Aguilar de Nerha, membro dell’Ordine degli Assassini vissuto nella Spagna del XV secolo. L’uomo grazie alle Abstergo Indstries rivivrà i ricordi di Aguilar, con lo scopo di ritrovare la Mela dell’Eden. L’oggetto ha il potere di portare la pace nel mondo.
Nel 2016 il regista australiano ha portato sullo schermo un film che decide di prendere gli elementi cardine del videogame e costruirci attorno una trama originale. Il problema è che la storia è alquanto confusionaria e noiosa, dove si parla fin troppo e i cui combattimenti non riescono a suscitare il minimo entusiasmo.
Non è sufficiente un buon cast per risollevare un film che ha una pessima sceneggiatura capace di dare vita solo noia e sbadigli. Vorrebbe essere un action movie ma sembra la versione sotto LSD de Il codice da Vinci. Ennesima occasione sprecata.
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