Molti Paesi hanno giurato di essere pronti a intervenire per difendere la natura, ma diversi di questi si sono anche imposti come deadline il lontano 2050. Troppo tardi, stando a un report delle Nazioni Unite, bisogna quadruplicare gli investimenti annuali per il contrastare i cambiamenti climatici, la degradazione del suolo e l’annichilimento della biodiversità. Basterebbe lo 0,1 per cento del PIL globale per sanare la situazione quanto basta a garantirci un futuro sano.

Al momento, si stima che i nostri sforzi di investimento nel proteggere la Terra siano carenti di circa 4,1 trilioni di dollari, una cifra tutt’altro che leggera se analizzata nell’ottica dei singoli Stati, ma che risulterebbe assolutamente abbordabile se smaltita tra tutte le popolazioni del mondo.

Il documento, firmato dal Environment Programme (Unep) delle Nazioni Unite, dal World Economic Forum (WEF) e dall’Economics of Land Degradation Initiative (ELD), sottolinea infatti che sanare il mondo necessiterebbe un investimento totale di 8,1 trilioni dedicati a mantenere vivi gli habitat naturali, cosa che per l’appunto corrisponderebbe allo 0,13 per cento del PIL.

Gli accademici chiedono alle persone al potere di allontanarsi dai carburanti fossili per cercare soluzioni alternative, nonché di combattere quegli atteggiamenti agricoli dannosi e pericolosi, quindi di proteggere le foreste.

Si teme infatti che, in assenza di un intervento repentino, si sia destinati a scontrarsi con un’estinzione di massa che magari non colpirà direttamente gli esseri umani, ma che assottiglierà di molto la varietà della fauna terrestre.

 

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