Ci sono opinioni molto discordanti sul come le nazioni debbano comportarsi in relazioni dei cosiddetti “robot killer“, macchine da guerra completamente indipendenti che selezionano i propri bersagli in relazione agli algoritmi di programmazione. Il confronto è però appesantito e rallentato da divergenti interessi bellici e, in questo vuoto normativo, alcuni Paesi starebbero già adoperando alcuni droni autonomi per uccidere i propri avversari.

A suggerirlo senza troppi giri di parole sono le stesse Nazioni Unite, le quali hanno pubblicato un report in cui analizzano la situazione del conflitto libico, riportando tra le altre come una flotta di droni kamikaze si sia fiondata all’inseguimento di uomini che stavano battendo in ritirata.

A essere al centro della riflessione sono i STM Kargu-2 prodotti dalla Turchia e schierati da Faiez Sarraj, Presidente libico che vanta l’appoggio internazionale. Gli uomini del Generale Khalifa Haftar, suo contendente, sono quindi stati inseguiti e fucilati mentre stavano ripiegando, il tutto per un algoritmo che spinge la macchina ad attaccare senza tenere dovuta considerazione del contesto.

Il documento prodotto dall’ONU, il quale fa riferimento a fatti accaduti nel 2020, lascia un certo margine di ambiguità nel definire se l’assalto robotico abbia o meno mietuto qualche vittima, tuttavia suggerisce con una certa veemenza che i droni autonomi abbiano fatto danni tutt’altro che secondari e che non dovrebbe sorprendere lo scoprire che alcuni militari siano caduti sotto i loro colpi.

 

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