Un gruppo di ricercatori di Harvard ha cercato di quantificare il problema dei link rotti, scoprendo una situazione preoccupante. Un esempio? Un link su quattro negli articoli del sito del New York Times porta ad un binario morto, ad una pagina internet che non esiste più e risulta inaccessibile. Il dato sale significativamente se prendiamo gli articoli scritti negli anni 90, dove circa un link su due non porta più ad alcun sito.

Il 25% dei link contenuti negli articoli del New York Times portano a siti o pagine che sono offline da anni.

Non è necessario andare così indietro nel tempo per incontrare il problema. Su oltre 550.000 articoli analizzati, i ricercatori hanno scoperto che circa il 6% dei link contenuti negli articoli pubblicati nel 2018 sono già inservibili. Il problema, per il giornalismo, si fa ancora più accentuato se si prendono in considerazione anche i post social incorporati negli articoli. Pensate a qualsiasi articolo, negli USA o in Italia, che nel corso degli ultimi 4 anni ha incorporato un tweet di Donald Trump, ora bannato a vita dal social. Sono informazioni che sono andate perse, probabilmente per sempre.

Non è un problema che riguarda esclusivamente il giornalismo. Coda dobbiamo fare con i link contenuti nelle citazioni delle ricerche accademiche, oppure negli atti giudiziari di un processo? È un problema che è diventato particolarmente attuale anche grazie al fenomeno dei Non-Fungible Token, dato che un conto è lo smart contract che certifica il possesso del file, altra cosa è la gif o l’immagine in sé, a cui tendenzialmente si accede proprio tramite un link. Immaginate spendere milioni di dollari per avere un link che da qui a qualche anno potrebbe smettere di funzionare per sempre.

Alcuni portali, come Wikipedia, si sono posti il problema e hanno iniziato a cercare dei possibili rimedi. Ad esempio alcune fonti vengono salvate su Wayback Machine, in modo da essere certi che la pagina sia recuperabile anche nel caso in cui venga modificata, o il sito originale diventi offline.

In tutto questo, il problema dei link rotti è una ghiotta opportunità di business per più di qualcuno. Alcune aziende monitorano continuamente gli archivi dei quotidiani online. Ogni volta che beccano un link che porta ad un sito inattivo ne acquistano il dominio per poterlo rivendere. A quel punto si ritrovano con il privilegio di avere un articolo del New York Times o di un’altra testata che porta ad un loro sito, che possono usare per vendere prodotti o per le ragioni più disparate.