Lo staff di IGN si ribella alla censura antipalestinese

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Con la Palestina in piena crisi umanitaria, IGN si era azzardata a pubblicare un tweet e un articolo in cui illustrava il come supportare economicamente le organizzazioni non governative che si occupano di portare un primo aiuto agli sfollati, tuttavia i loro sforzi sono finiti sotto la censura di forze non meglio definite interne all’azienda.

Lo staff di autori si è alterato, per usare un termine generoso, e ha vergato una lettera aperta in cui ha chiesto crudamente risposte e trasparenza sulle responsabilità manageriali che hanno portato a questo infelice epilogo.

Il pezzo in questione, “How to Help Palestinian Civilians”, era comparso sul sito venerdì 14 maggio ed è stato oscurato nel week-end. Da allora le informazioni sono giunte frammentarie e confuse, con i giornalisti di IGN che hanno iniziato a lamentare vocalmente di essere sottoposti a una censura imposta da persone che, su carta, non avrebbero autorità nel definire la linea editoriale.

John Davison, editore del sito, ha risposto lunedì alla suddetta missiva, prima in una mail interna, quindi con una dichiarazione pubblica che è stata condivisa con il mondo intero attraverso il profilo Twitter della testata. In pratica, il giornale si scusa di aver reclamizzato una campagna fondi che si focalizza esclusivamente sul popolo palestinese, quando la situazione esplosiva della Cisgiordania ha coinvolto anche le genti di Israele.

Una posizione che non soddisfa il gruppo di giornalisti, fin troppo consapevoli che lo sbilanciamento di forze e strategie tra le due fazioni fa sì che la situazione palestinese meriti attenzione al di là delle prospettive politiche, poiché travalica la tradizionale idea di “conflitto”. Per capire quanto la situazione sia grave basta guardare ai numeri dei decessi: più di duecento dalla parte palestinese, una dozzina da parte israeliana.

Il nostro post non era e non avrebbe dovuto essere controverso. Abbiamo offerto ai lettori le risorse e le informazioni per capire come donare per supportare le vittime della guerra, vittime come i bambini e le persone che vengono colpite dalla violenza.. Ci siamo limitati a chiedere alle persone di prendersi cura di coloro le cui case sono andate perdute e che sono affamati o feriti. Non avrebbe dovuto essere controverso,

ha riferito un dipendente di IGN che ha preferito rimanere anonimo, preoccupato di eventuali ritorsioni lavorative.

 

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