La casa Apple è recentemente inciampata nell’assunzione e nel consecutivo licenziamento di un personaggio considerato misogino, con il risultato che si è alzato un polverone che offre uno spaccato al di dietro della facciata formale che le grandi aziende tecnologiche intavolano sistematicamente.
Vi sarà certamente capitato di notare come esistano tutta una serie di formule comuni alle Big Tech, spesso ereditate dal più generico ambiente delle multinazionali. Una di queste consiste nel fatto che nessuno d’alto profilo venga mai licenziato, piuttosto le persone vengono “lasciate andare” alla ricerca di nuove avventure professionali.
Antonio García Martínez, autore di Chaos Monkeys ed ex-dipendente Apple, non ci sta e sottolinea come l’azienda lo abbia esplicitamente cacciato via agganciandosi a presupposti che, stando alla sua versione dei fatti, erano tacitamente stati accettati in fase d’assunzione.
Martínez sottolinea infatti come, in fase di colloquio, l’azienda lo abbia questionato approfonditamente in proposito al suo controverso background letterario e, nonostante questo, abbia deciso di assumerlo nel ramo dell’advertisement. Comprensibilmente irato da quello che descrive coi toni di un tradimento, l’uomo fa notare di aver dovuto vendere casa e trasferirsi, per abbracciare il posto di lavoro che gli era stato garantito.
Stando all’atteggiamento di Apple, i tratti meno piacevoli di Martínez sarebbero stati notati solamente grazie a una petizione lanciata dai suoi colleghi per lamentare il background misogino e razzista. Petizione che ovviamente è stata evidenziata da molti media specializzati.
A questo punto, la situazione può essere letta in due modi: o il famoso processo di selezione della Big Tech non è poi così accurato, oppure l’azienda è stata consapevole della sua scelta e non si è fatta problemi a sacrificare un capro espiatorio nel momento in cui ha temuto di poterne ricevere un danno d’immagine.
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