Chia giunge sul mercato con un’idea vittoriosa, ovvero creare una criptovaluta che sia meno distruttiva nei confronti dell’ambiente, tuttavia ancor prima di aprirsi veramente al mondo della criptofinanza sono emersi un paio di problemi di difficile risoluzione.
La nuova moneta digitale vuole abbandonare del tutto il sistema Proof of Work (PoW) su cui si muovono i sistemi blockchain e per i quali si “minano” blocchi attraverso l’uso massivo di GPU concatenate tra di loro. Chia vuole appoggiarsi su di un Proof of Space and Time (PoST) che fa uso di Hard Disk e che, ipoteticamente, dovrebbe ottimizzare l’uso di elettricità e di consumi del network.
Ecco dunque il primo punto critico: lanciare un sistema rivoluzionario che necessita nuovi apparati di lavorazione è alquanto difficile, considerando la crisi di reperibilità di tutto ciò che ha a che vedere con l’elettronica. Anche se si riuscisse a ottenere una quantità decente di HD, tuttavia, potrebbero esistere ulteriori inciampi.
Stando a quanto ipotizzato dalla testata Tom’s Guide, il tipo di lavoro a cui gli hard disk dovrebbero essere sottoposti per sostenere il PoST li danneggerebbe a una velocità sconcertante, di fatto rendendoli inutilizzabili in pochissimo tempo.
Stando agli esperti del giornale, una SSD da 512GB SSD avrebbe a malapena 40 giorni di vita sotto lo sforzo a cui la obbligherebbe Chia, il che causerebbe problemi sia alle finanze di chi vuole farne un business, ma anche all’ambiente che si vorrebbe ipoteticamente salvare.
Pare che, in tal senso, stiano nascendo delle memorie pensate appositamente per sopravvivere a uno stress simile, tuttavia c’è da scommettere che diverranno immediatamente di difficile reperibilità e che i costi lieviteranno in un battibaleno.
Chia rappresenta un’innovazione innegabilmente interessante, ma anche una che nasce coi peggiori auspici possibili.
Potrebbe anche interessarti:
- Chia crypto mining could kill your SSD in 40 days — here’s why (tomsguide.com)